Per un nuovo Manzoni di Pierantonio Frare
28 Dicembre 2019Ripasso dell’ottocento per l’esame di stato
28 Dicembre 2019Sarà capitato a tutti di vedere una persona, rimasta impressa nella propria memoria. Accanto a quella persona forse la nostra vita sarebbe stata diversa.
L’immagine che fa da sfondo a questa lezione è un particolare del dipinto “Donna seduta con il parasole” (1884-1885), del pittore post-impressionista Georges Seurat
Testi principali del simbolismo francese
- Baudelaire: “I fiori del male” (1857)
- Rimbaud: “Lettera del veggente” (1871)
- Mallarmé: “Il pomeriggio di un fauno” (1876)
- Verlaine: cura l’antologia “I poeti maledetti” (1884)
Baudelaire: “I fiori del male” (1857)
- Il titolo consiste nella trasfigurazione di un’idea (il male) in un’immagine (il fiore)
- si tratta di un simbolo o di un’allegoria
- Il fiore, solitamente associato al bene, diventa simbolo del male
- si tratta di un’ossimoro
- La natura (il fiore) è stata privata della sua tradizionale “bontà”, attribuitale da illuministi e romantici.
Baudelaire: “I fiori del male” (1857)
- I componimenti dei Fiori del male sono in larga parte costruiti secondo la contrapposizione di elementi in realtà complementari
- contenuti “bassi” e stile “sublime”
- prevalenza della figura dell’ossimoro: accostamento di due termini di significato opposto;
- disarmonia degli accostamenti: lusso/miseria; esotico/familiare; erotico/satanico.
Charles Baudelaire 1821-1867
- Condivide con i Parnassiani il culto della forma perfetta ma non l’oggettività marmorea (il poeta è un “perfetto alchimista”)
- Orfano di padre, si scontra con un duro patrigno che lo chiude in collegio e riuscirà ad interdirlo, e a gettarlo in miseria, per punirlo delle sue intemperanze (vita bohemien, viaggi – in Oriente-, uso di droghe, dandysmo, sifilide).
- Dopo un tentativo di suicidio (è sommerso dai debiti) il male si aggrava (emiplegia, afasia, l’ultimo anno vegeta), conducendolo alla morte, a Parigi.
1857 Les fleurs du mal: l’inizio della poesia moderna
- Baudelaire rappresenta la crisi dell’uomo moderno diviso tra
- ENNUI (o SPLEEN)> noia esistenziale, accidia, disgusto di sé
- IDEAL> elevazione, aspirazione alla bellezza suprema
- Bene e male convivono nell’uomo
Charles Baudelaire (1821-1867)
- Con la rivoluzione simbolista di Baudelaire fanno i conti in minima parte il miglior Carducci, ma soprattutto Pascoli e il D’Annunzio di Alcyone.
- La pubblicazione dei Fiori del male è come una folgore che scuote alle fondamenta la poesia tradizionale (classicista) e anche quella romantica.
A una passante di Charles Baudelaire (1821-1867)
- Come non riconoscerci in questi pochi versi geniali di Baudelaire: egli è riuscito a mettere in poesia i rimpianti di ognuno di noi.
- Questa poesia ha ispirato Antoine Pol, e dalla poesia di Antoine Pol anche due canzoni: “Le passantes” di George Brassens, e la versione italiana “Le passanti” di Fabrizio De Andrè.
À une passante (A una passante)
dai Fiori del male (93) Charles Baudelaire (1821-1867)
La rue assourdissante autour de moi hurlait. Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse, Une femme passa, d’une main fastueuse Soulevant, balançant le feston et l’ourlet ;Agile et noble, avec sa jambe de statue. Moi, je buvais, crispé comme un extravagant, Dans son œil, ciel livide où germe l’ouragan, La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.Un éclair… puis la nuit ! – Fugitive beauté Dont le regard m’a fait soudainement renaître, Ne te verrai-je plus que dans l’éternité ? Ailleurs, bien loin d’ici ! trop tard ! jamais peut-être !
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La via assordante attorno a me urlava. Alta, sottile, in lutto, dolore maestoso una donna passò con la mano fastosa sollevando orlo e balza, facendoli oscillare;agile e aristocratica, con la sua gamba di statua. Io, io contratto come un maniaco, bevevo dai suoi occhi, cielo livido gonfio di bufera, la dolcezza che affascina e il piacere mortale.Un lampo … poi la notte! – Fuggitiva beltà il cui sguardo in un attimo mi ha risuscitato, ti rivedrò soltanto nell’ eternità? Lontano, chissà dove! troppo tardi! forse mai più!
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“Le passanti” di Fabrizio De Andrè
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore in un attimo di libertà a quella conosciuta appena non c’era tempo e valeva la pena di perderci un secolo in più.
A quella quasi da immaginare tanto di fretta l’hai vista passare dal balcone a un segreto più in là e ti piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu le hai deciso in un vuoto di felicità.
Alla compagna di viaggio i suoi occhi il più bel paesaggio fan sembrare più corto il cammino e magari sei l’unico a capirla e la fai scendere senza seguirla senza averle sfiorato la mano.
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A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse con un uomo ormai troppo cambiato ti hanno lasciato, inutile pazzia, vedere il fondo della malinconia di un avvenire disperato.
Immagini care per qualche istante sarete presto una folla distante scavalcate da un ricordo più vicino per poco che la felicità ritorni è molto raro che ci si ricordi degli episodi del cammino.
Ma se la vita smette di aiutarti è più difficile dimenticarti di quelle felicità intraviste dei baci che non si è osato dare delle occasioni lasciate ad aspettare degli occhi mai più rivisti.
Allora nei momenti di solitudine quando il rimpianto diventa abitudine, una maniera di viversi insieme, si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere.
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