Tanto Gentile
Parafrasi di Contini
Tanto
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pare
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gentile
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e tanto onesta
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la donna mia
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quand’ella altrui saluta
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A tal punto
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è evidente
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la nobiltà
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e il decoro
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di colei che mi è signora
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nel suo salutare gli altri
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ch’ogne lingua
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deven tremando muta
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e gli occhi
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non l’ardiscon
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di guardare.
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Ella procede
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che ogni lingua
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trema tanto da ammutolire
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e gli occhi
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non osano
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guardarla.
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Ella si va,
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sentendosi
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laudare,
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benignamente d’umiltà vestuta,
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e par
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mentre sente
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le parole di loda,
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esternamente atteggiata alla sua interna benevolenza
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e si fa evidente
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che sia una cosa venuta
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da cielo in terra
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a miracol mostrare.
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la sua natura di essere venuto
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di cielo in terra
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per rappresentare in concreto la potenza divina.
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Mostrasi
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a chi la mira
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sé piacente
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che dà per gli occhi
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Questa rappresentazione è,
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per chi la contempla,
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così carica di bellezza
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che per il canale degli occhi
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al cuore
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una dolcezza
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che ?ntender
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non la può chi no la prova:
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e par che de la sua labbia
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entra in cuore
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una dolcezza
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conoscibile
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solo per diretta esperienza.
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e dalla sua fisionomia
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si mova
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un spirito soave
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che va dicendo a l’anima: sospira.
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muove,
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una soave ispirazione amorosa
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che non fa se non suggerire all’anima di sospirare.
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Termini tecnici. Molte parole apparentemente semplici sono in realtà termini tecnici:
– Gentile: nobile;
– Onesta: latinismo, sinonimo di gentile ma nel senso di «decoro esterno»;
– Pare: non «sembra» né solo «appare» ma «appare evidente»; è la parola chiave del componimento: occorre nella I, II e IV strofa, e nella terza è sostituita dal sinonimo mostrasi.
– Donna: con significato primario di «padrona (del cuore)»;
– Cosa: non indica «ciò che sta sotto la persona a livello ontologico», ma più in generale «un essere in quanto causa di sensazioni e impressioni»;
– Labbia: fisionomia.
Apparizione fuori dal tempo. Il termine pare si collega anche a quelli di apparizione (apparire, che si riferiscono al manifestarsi della divinità. Il suo significato è quindi opposto a quello di sembra.
L’apparizione della donna è una visione estatica. Il carattere sovrannaturale della visione fa sì che l’oggetto della rappresentazione non sia un’immagine visiva, con uno sfondo, e una figura fatta di volumi, colori, chiaroscuri.
Alcuni elementi accentuano una visione di questo tipo :
1) Lentezza dei versi. Questo senso di contemplazione estatica è espresso stilisticamente anche dal ritmo lento dei versi: la lentezza è data non dalle pause, ma dal grande numero di accenti ritmici in ogni verso.
2)
I Verbi. Tantissimi: sono ben 22, e compaiono in 11 parole-rima su 14. Ora, il verbo esprime l’azione, e questo dovrebbe teoricamente contrastare con il senso di contemplazione estatica di cui si sta parlando. Ma nonostante il gran numero, l’effetto è del tutto opposto.
Tipologia. La tipologia dei verbi usati rafforza questo senso di visione estatica:
– Presente. Non a caso i verbi sono tutti al presente: pare, saluta, deven, si va, mostrasi, mira, dà, ecc: non è un presente puntuale, ma un presente abituale, o meglio: atemporale, che non coglie un momento puntuale del comportamento della donna, ma ogni suo comportamento, ogni sua manifestazione terrena.
– Infinito. Gli altri verbi sono all’infinito, e producono lo stesso effetto: guardare, laudare, mostrare, in posizione forte a fine verso, e in rima con pare;
Funzione. Anche la funzione di questi verbi la anziché conferire dinamicità al componimento, rafforza il senso non di una realtà fisica, ma astratta, densa di significati metafisici:
a) i verbi di movimento sono usati in senso figurato: si va;
b) o metaforico: venuta da cielo in terra, della sua labbia si mova;
c) gli altri hanno un senso spirituale: pare, saluta, vestuta, mostrare, sospira;
d) oppure indicano un arresto di moto: deven tremando muta, no l’ardiscon di guardare;
3) Sostantivi. Donna, lingua, occhi, umiltà, cosa, cielo, terra, miracol, dolcezza, core, labbia, spirito, amore, anima: nessuno evoca una realtà concreta. E quelli concreti, lingua, occhi, cielo, terra, sono usati metaforicamente o per indicare realtà spirituali.