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10 Giugno 2025Negli ultimi anni, il mondo dei videogiochi ha assunto un ruolo dominante nella quotidianità degli adolescenti: ma può anche diventare una dipendenza.
Da qualche decennio i videogiochi sono diventati una presenza costante nella vita quotidiana degli adolescenti, offrendo svago e coinvolgimento, ma in alcuni casi possono trasformarsi in una forma di dipendenza.
Se da un lato il gaming può rappresentare un’opportunità di svago, apprendimento e socializzazione, dall’altro può trasformarsi in una vera e propria dipendenza comportamentale, con ripercussioni importanti sul benessere psicologico, scolastico e familiare dei ragazzi. Spesso, genitori e insegnanti si sentono impreparati ad affrontare questo fenomeno, che può assumere forme subdole e difficili da individuare. Questo articolo nasce con l’intento di offrire uno sguardo chiaro e comprensivo sul tema, aiutando gli adulti a riconoscere i segnali d’allarme e a intervenire in modo efficace.
La dipendenza da videogiochi, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si configura quando il gioco diventa prioritario rispetto ad altre attività quotidiane, anche a fronte di conseguenze negative. Non è semplicemente una questione di ore trascorse davanti allo schermo, ma piuttosto di perdita di controllo, isolamento, disinteresse per la realtà e difficoltà a interrompere l’attività videoludica.
L’adolescenza è una fase particolarmente vulnerabile. I cambiamenti fisici, emotivi e sociali rendono i ragazzi più esposti alla ricerca di conferme, sfide e gratificazioni rapide. I videogiochi offrono tutto questo in un ambiente virtuale strutturato, dove le regole sono chiare, i risultati immediati e le frustrazioni della vita reale possono essere momentaneamente messe da parte. Alcuni giochi, soprattutto quelli online, incoraggiano l’interazione continua e la partecipazione costante con dinamiche che possono indurre un comportamento compulsivo.
È fondamentale che genitori e insegnanti sappiano riconoscere i segnali comportamentali che potrebbero indicare una forma di dipendenza. Tra questi si possono osservare difficoltà a interrompere il gioco, irritabilità quando non si può giocare, calo dell’interesse per attività prima gradite, trascuratezza scolastica, isolamento sociale e alterazioni del sonno. Anche il mentire sul tempo trascorso online o il giocare di nascosto possono rappresentare indizi importanti.
Non sempre questi segnali indicano un problema grave, ma è importante non sottovalutarli e adottare un atteggiamento attento e partecipe. Un elemento fondamentale è evitare giudizi o punizioni impulsive, che rischiano di rafforzare il senso di incomprensione e conflitto. Il dialogo aperto e non colpevolizzante rappresenta la prima forma di prevenzione: chiedere come funziona un gioco, mostrare interesse per ciò che appassiona l’adolescente, permette di costruire un rapporto più solido e collaborativo.
In questa fase, può essere utile anche documentarsi con fonti affidabili per comprendere meglio gli aspetti psicologici legati a questa forma di dipendenza. Per chi desidera approfondire dal punto di vista clinico, è disponibile un interessante contributo su questo argomento: Per un approfondimento più clinico sul tema della dipendenza da videogiochi.
Intervenire in modo costruttivo significa anche offrire alternative concrete e stimolanti. Promuovere attività che coinvolgano mente e corpo – come sport, laboratori creativi, lettura o esperienze all’aria aperta – può aiutare l’adolescente a riscoprire fonti di piacere più sane e gratificanti. Inoltre, stabilire insieme delle regole chiare sull’uso dei dispositivi digitali, concordate e non imposte, permette di responsabilizzare il ragazzo e ridurre eventuali conflitti.
Il ruolo della scuola è altrettanto centrale. Gli insegnanti sono spesso i primi a notare cali di rendimento, disattenzione o segnali di disagio. È importante che possano agire in sinergia con le famiglie, suggerendo percorsi di educazione digitale o coinvolgendo figure professionali in caso di bisogno. Promuovere una cultura del digitale consapevole è una responsabilità condivisa: non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di educare al suo uso equilibrato.
Quando il disagio sembra radicarsi e le strategie educative non bastano, rivolgersi a uno psicologo può fare la differenza. L’intervento precoce e personalizzato consente di affrontare non solo il sintomo, ma anche le cause più profonde del comportamento. Un supporto psicologico competente è spesso il primo passo per ristabilire un equilibrio familiare e aiutare il ragazzo a ritrovare sé stesso. Per maggiori informazioni su percorsi di supporto psicologico per adolescenti e genitori, è possibile consultare il sito psicologo-online24.it, che offre servizi mirati e accessibili.
La dipendenza da videogiochi non è una colpa, ma un campanello d’allarme che merita attenzione, comprensione e strumenti adeguati. Agire con sensibilità, ascolto e consapevolezza può fare la differenza nel percorso di crescita degli adolescenti, aiutandoli a costruire un rapporto più sano con la tecnologia e con sé stessi.