
Motivi e criteri per lo smembramento delle classi
5 Maggio 2025
Esortazioni Apostoliche “Evangelii Gaudium” e “Laudato Si'”…
5 Maggio 2025Dopo anni in cui le discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) hanno dominato il dibattito sull’occupabilità e la formazione universitaria, le lauree umanistiche stanno vivendo una fase di rinnovata valorizzazione. Filosofia, lettere, storia, lingue e scienze della comunicazione tornano a suscitare interesse da parte di aziende, istituzioni e organizzazioni che riconoscono il valore delle competenze trasversali sviluppate in questi percorsi.
A trainare questo ritorno non è soltanto una rivalutazione culturale, ma anche l’evoluzione del mondo del lavoro, sempre più alla ricerca di profili capaci di pensare in modo critico, comunicare efficacemente e interpretare la complessità. Le competenze umanistiche si rivelano fondamentali in ambiti come la comunicazione, il marketing, le risorse umane, il giornalismo, la consulenza culturale, l’editoria, ma anche in settori più “tecnici” come la gestione dei dati, l’etica dell’intelligenza artificiale e l’analisi delle dinamiche sociali nei contesti digitali.
Secondo un’indagine di Unioncamere e ANPAL (2023), il 30% delle imprese italiane dichiara di avere difficoltà a trovare candidati con adeguate soft skills, tra cui rientrano capacità comunicative, gestione dei conflitti, pensiero critico e flessibilità. Queste abilità, sviluppate nei corsi di laurea umanistici, risultano sempre più decisive in un mercato in continua evoluzione, dove la componente relazionale e strategica è essenziale per la competitività.
Un altro fattore che contribuisce al rilancio delle discipline umanistiche è la crescente ibridazione tra saperi. L’unione tra competenze umanistiche e digitali, ad esempio, ha dato vita a nuove figure professionali, come il content strategist, il digital curator, il comunicatore scientifico o il consulente etico per l’IA. Tali professioni richiedono non solo competenze tecniche, ma anche sensibilità culturale, capacità narrativa e conoscenza dei meccanismi sociali.
L’offerta formativa italiana si è adeguata a questa tendenza, ampliando le possibilità di accesso e aggiornamento. Sono ormai tanti gli esempi di laurea magistrale online che permettono un approfondimento più specifico rispetto alla conoscenza raggiungibile con la sola laurea triennale, sempre conseguibile negli atenei tradizionali o in atenei digitali come Unicusano.
Numerose testimonianze confermano il rinnovato interesse delle aziende per i laureati in discipline umanistiche. Un caso emblematico è quello di una multinazionale della consulenza negli Stati Uniti che, in un recente processo di selezione, ha inserito tra i criteri preferenziali la conoscenza della filosofia morale e del pensiero critico, con l’obiettivo di rafforzare l’etica nei processi decisionali interni.
Anche nel mondo della tecnologia, giganti del settore stanno assumendo profili con background umanistico per ruoli in cui è fondamentale comprendere il comportamento umano, come lo sviluppo di chatbot, l’analisi dei dati qualitativi o la moderazione di contenuti. Le lauree umanistiche perciò non solo resistono, ma si stanno adattando e rinnovando, intercettando le esigenze di un mercato che chiede sempre più equilibrio tra tecnica e umanità. Non si tratta solo di parole però, perché questo cambiamento nel mondo del lavoro trova un riscontro anche nelle iscrizioni all’interno delle università. Soprattutto negli Stati Uniti questo passaggio è evidente: nel celebre istituto di Berkeley si è verificato un aumento del 121% di iscrizioni in discipline umanistiche, sintomo di un cambiamento che si fa sempre più culturale oltre che dettato da ragioni di ambito strettamente economico.