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Voto unanime in Consiglio Comunale a Ronchi dei Legionari, {città dell’Aeroporto del Friuli Venezia Giulia, dal 1942 anima e fulcro della Resitenza Nazionale) per la concessione della cittadinanza onoraria alla prima staffetta partigiana d’Italia, Ondina Peteani, in occasione del centenario della sua nascita.
È stato il sindaco Mauro Benvenuto, a dar lettura della motivazione e ad annunciare che l’atto sarà consegnato al figlio Gianni nella cerimonia pubblica il 24 maggio.
«In segno di perenne riconoscenza per l’eroico coraggio che mai l’abbandonò e che, fin dalla giovane età, la animò nella lotta contro l’oppressore e per la costante preziosa testimonianza dei valori di Resistenza, democrazia, libertà e giustizia sociale, che la città di Ronchi dei Legionari, medaglia d’argento al Valor Militare per meriti nella Guerra di Liberazione, con fierezza incarna e rappresenta».
Questo è quindi il testo con il quale si è inteso riconoscere ad Ondina Peteani i suoi grandi meriti, spinti da passione, idealismo e volontà.
Ondina Peteani, scomparsa il 3 gennaio del 2003, era nata a Trieste il 26 aprile del 1925. Arrestata due volte dalla polizia fascista, Peteani riesce a fuggire. Non le va altrettanto bene l’11 febbraio 1944. A Vermegliano, dov’è in missione, finisce nelle mani dei nazifascisti, che la portano a Trieste. Viene segregata nel comando delle SS di piazza Oberdan, è poi trasferita al carcere del Coroneo da dove viene rilasciata soltanto nel mese di marzo purtroppo per essere deportata ad Auschwitz. Successivamente la trasferiscono nel campo di Ravensbrück. Dei lager Ondina conoscerà tutti gli orrori.
Il 24 maggio, alla presenza del Prefetto di Gorizia, S.E. Ester Fedullo, del Sindaco di Ronchi, Mauro Benvenuto, della Consigliera Federica Bonn, dei rappresentanti ANED e ANPI, delle Autorità Militari, Civili e Religiose, dopo la commemorazione dei 68 deportati ronchesi, alla cerimonia è seguita la consegna ufficiale della cittadinanza onoraria ai familiari di Ondina Peteani.
“I VALORI DELLA RESISTENZA”, testo di Ondina Peteani, letto da Marisandra Calacione già regista RAI Trieste.
A ritirare il riconoscimento è stato suo figlio Gianni che ha fatto memoria di una dei protagonisti assoluti della Resistenza. Il figlio di Ondina ha ricordato anche le figure di Sonia Bacicchi e di Tamara Candotti quali «scortartici di memoria e testimoni di seconda generazione». Gianni ha donato la pergamena alla Casa Comunale come monito collettivo in un luogo pubblico.
Significativo l’intervento di Tardivo che richiamando i giovani deportati e vittime della furia nazifascista, ha attualizzato queste figure rivolgendosi alle giovani generazioni che chiedono l’ascolto delle loro voci e che non credono in una democrazia passiva pur essendo consapevoli di quanto è amaro l’impegno per la conquista della libertà da raggiungere a custodia della democrazia.
Un richiamo al difficile contesto internazionale è giunto da don Fontanot che ha parlato del genocidio in atto a Gaza e ha fatto riferimento alla guerra che continua tra Russia e Ucraina. Dopo il monito per «una pace necessaria», il sacerdote ha provocato i presenti chiedendo: «Se finiranno le guerre, poseremo “i droni d’inciampo”?!». Don Gigi ha quindi chiesto di non rivolgere gli occhi sul male ma di puntarli sul bene da riscoprire negli incontri di ogni giorno perché «la pace non è scontata ma qualcosa da costruire in ogni momento». Per il sindaco Benvenuto il compito della cerimonia è duplice: ricordare e trasmettere perché «la memoria è responsabilità quotidiana» e le «pietre sono un simbolo silenzioso ma potente perché invitano a fermarsi, riflettere ed interrogarsi». Il primo cittadino ha anche chiesto di fare attenzione al «seme d’odio e intolleranza che non è ancora scomparso».
«Coltivare la memoria non è un atto formale ma una scelta di civiltà» ha concluso Benvenuto. Ad esprimere la sua emozione per le testimonianze ascoltate è stato il Prefetto Fedullo che ha definito l’appuntamento «non una vuota commemorazione ma il rinnovamento di un impegno collettivo affinché tragedie del genere non si ripetano più» ed «un momento di unità in un contesto di crisi internazionale nel quale la pace è raggiungibile solo attraverso la partecipazione e il superamento delle indifferenze in modo da rafforzare l’impegno civico».