
Io credo risorgerò
19 Luglio 2019
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19 Luglio 2019“Lo sguardo del buon vicinato”: uno sguardo che costruisce comunità
In un tempo dominato dalla fretta, dall’individualismo e dalla virtualizzazione dei rapporti umani, parlare di “buon vicinato” può apparire anacronistico. Eppure, lo sguardo rivolto all’altro – al vicino di casa, al passante, al nuovo arrivato – è uno dei gesti più semplici e radicali con cui si può ricostruire il tessuto umano di una società spesso disgregata.
Il buon vicinato non è solo convivenza: è relazione
Il termine “vicinato” evoca prossimità fisica, ma la qualità del buon vicinato nasce da una prossimità relazionale. Vivere uno accanto all’altro non significa necessariamente conoscersi, rispettarsi, aiutarsi. Anzi, in molte realtà urbane la distanza emotiva tra persone che abitano lo stesso pianerottolo è più grande di quella tra amici lontani chilometri.
Lo sguardo del buon vicinato diventa allora il simbolo di una scelta: quella di non restare indifferenti, di riconoscere nell’altro non un estraneo o una minaccia, ma una persona con cui condividere almeno una parte del proprio cammino.
Uno sguardo che accoglie e responsabilizza
Guardare il vicino – e non solo vederlo – significa accorgersi della sua presenza, dei suoi bisogni, delle sue gioie e delle sue fatiche. In questo sguardo c’è l’accoglienza, ma anche una responsabilità reciproca.
Un buon vicino è colui che si fa trovare, che offre aiuto senza invadenza, che presta ascolto senza giudicare, che conosce il valore della discrezione e della solidarietà.
Ma è anche colui che chiede, che si lascia aiutare, che non teme la vulnerabilità. Perché il buon vicinato si costruisce nella reciprocità, nella disponibilità a essere parte di una comunità solidale, non solo di un condominio.
Lo sguardo cristiano del buon vicinato
Nella prospettiva cristiana, lo sguardo del buon vicinato ha un fondamento ancora più profondo: è lo sguardo di Dio sull’umanità, che si riflette nello sguardo del credente sull’altro.
Gesù nel Vangelo invita a riconoscere il prossimo non come categoria sociologica ma come scelta del cuore: chi si fa prossimo, chi si ferma, chi cura. Come il buon samaritano.
In questo senso, il buon vicinato è vocazione alla fraternità, che non si limita agli affetti familiari o alle amicizie selezionate, ma si allarga fino a includere il diverso, lo straniero, il povero, il fragile. Uno sguardo che rifugge la paura e l’indifferenza, per costruire ponti dove altri costruiscono muri.
Una risorsa per la società di oggi
Oltre la dimensione spirituale e valoriale, lo sguardo del buon vicinato ha anche una rilevanza sociale concreta. Le reti di prossimità, i legami di quartiere, le forme di auto-aiuto spontaneo sono spesso il primo baluardo contro la solitudine, la povertà nascosta, l’emarginazione.
In tempi di crisi – economiche, sanitarie, ambientali – il vicinato solidale si è rivelato decisivo. Lo si è visto durante la pandemia, quando molti anziani hanno ricevuto spesa e farmaci dai vicini. Lo si vede ogni giorno nei quartieri dove famiglie di culture diverse imparano a convivere pacificamente, spesso grazie a piccoli gesti, parole gentili, saluti sinceri.
Conclusione: custodire lo sguardo, seminare speranza
“Lo sguardo del buon vicinato” non è una formula nostalgica né una morale generica. È una proposta concreta e urgente per il nostro tempo. Significa riscoprire il valore della relazione gratuita, del prendersi cura dell’altro, del vivere insieme con rispetto e fiducia.
In un mondo che spesso ci abitua a chiudere gli occhi davanti agli altri, scegliere di guardare davvero il nostro vicino può essere un primo passo per costruire comunità più umane, più giuste, più serene.
Perché, come ricordava spesso il cardinal Martini, “una città non si misura solo per le sue opere pubbliche, ma per la qualità dei suoi rapporti umani”.
Guarda il video “Lo sguardo del buon vicinato” su youtube
Serata culturale sul tema della Festa Patronale di Cesano Boscone 2018 “Lo sguardo del buon vicinato” con la partecipazione dell’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini. Introducono e concludono il sindaco Simone Negri e il Parroco della comunità pastorale della Madonna del Rosario don Luigi Caldera.
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