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12 Aprile 2025Non dimenticherò mai quel giorno nel 1975 quando mio fratello don Savino Gaudio mi accompagnò a Bari, nella sede di Comunione e Liberazione, che si trovava in un appartamento anonimo in piazza della stazione.
Era un luogo di incontro, ma il suo impatto su di me fu immediato: c’era Tonino Bux, fratello di don Nicola, che stava affrescando il salone di quella casa-sede. Da quel momento, la mia vita è stata segnata da una serie di esperienze che hanno cambiato per sempre la mia visione del mondo.
Tre anni passati in quella comunità furono pieni di incontri, esperienze e volti che mi sono rimasti nel cuore. Ricordo don Angelo Lagonigro, don Filippo Santoro, che sarebbe diventato vescovo di Taranto, e tanti altri che hanno contribuito alla mia formazione spirituale. Ma una delle cose più significative è stata la scoperta di una chiesa straordinaria nel centro di Bari Vecchia: la Vallisa. Non era certo la Bari vecchia di oggi, ma un posto che portava con sé storie di una vita più semplice, quasi malinconica, che faceva da sfondo ad un tesoro architettonico medievale e romanico.
Nel cuore di quel centro antico, la messa domenicale era un incontro di silenzio, canti gregoriani, e preghiera intensa. Un’atmosfera unica che mi ha dato una sensazione di pace e di grandezza. In quei momenti, ho avvertito un legame profondo con qualcosa di grande, ma anche con una comunità che non stava solo cercando la fede, ma che la viveva in modo autentico.
Arrivato a Milano (Baranzate) nel 1978, la mia vita prese una piega ancora più profonda quando iniziai a partecipare agli esercizi spirituali tenuti da don Luigi Giussani. Mi ricordo ancora la sua voce, profonda e intensa, che risuonava in me come una liberazione. Gli esercizi non erano semplici momenti di riflessione, ma vere e proprie esperienze di vita, in cui ogni parola e ogni gesto ci spingevano a una comprensione più vera e profonda di chi siamo.
Oggi, a distanza di tanti anni (50 dall’inizio di questa storia), continuo a guardare a quel cammino con gratitudine. Molti potrebbero confondere Comunione e Liberazione con qualcosa di diverso, magari per una visione esterna che non comprende il cuore di ciò che è. Qualche tempo fa, una carissima amica mi chiese, quasi con scetticismo: “Ci sei sabato in città? No? Ah sì, ci sono gli esercizi spirituali della setta!” Una definizione che non potevo accettare, perché, pur nel loro carattere forte e impegnativo, quelli che abbiamo vissuto non sono mai stati esercizi di sottomissione o di dogmatismo, ma piuttosto momenti di crescita spirituale e di apertura al mondo.
Comunione e Liberazione non è mai stata una setta. Non è mai stato un gruppo chiuso che imponeva ideologie o limiti alla libertà. Al contrario, è stato un percorso di libertà vera, quella che nasce dal cuore e dalla consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande, che si fonda sulla fede e sulla carità. È un cammino che ci ha insegnato ad andare oltre le apparenze, a vivere l’autenticità dei legami, a cercare la bellezza e la verità, anche quando questo richiede coraggio e sacrificio.
Cinquant’anni in un movimento che continua a crescere, ma sempre restando fedele a se stesso. Un cammino che, pur nelle difficoltà e nelle incomprensioni, ci ha fatto scoprire ogni giorno che il vero cambiamento inizia dal cuore, e che ogni atto di fede, anche il più semplice, ha il potere di trasformare la realtà.
Cara amica, ti voglio tantissimo bene, come tu vuoi bene a me. Tuttavia, ti assicuro che ciò che ho vissuto e continuo a vivere non ha nulla a che fare con una setta. È, almeno dal mio punto di vista, un modo di rivivere quella bellezza che il Cristianesimo porta con sé, una bellezza che affonda le radici nella storia. Non è altro che l’esperienza del Cristianesimo come era alle origini, o ai tempi di San Benedetto (i ciellini sono più vicini all’ordine benedettino che ad ogni altro ordine religioso): un semplice incontro, una comunità di persone, fortemente motivate e, come tu ben sai, profondamente presenti nella realtà.
Non c’è nulla di misterioso o di occulto, solo il desiderio di vivere in pienezza la nostra fede, di essere parte di una comunità che si aiuta a vicenda, a crescere, a comprendere meglio il nostro cammino. Una comunità che ci sfida ad essere veri, ad essere presenti nel mondo, senza rinunciare alla bellezza che può derivare da un incontro profondo con la verità, quella che ci rende liberi e ci spinge a vivere con passione ogni momento della nostra vita.
Ecco, per me, è questo che Comunione e Liberazione rappresenta: un cammino che mi ha dato la possibilità di vedere la vita con occhi nuovi, di scoprire ogni giorno la bellezza del Cristianesimo e di farne esperienza con altre persone che condividono la stessa passione per la verità.