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28 Dicembre 2019Il “5 maggio” di Alessandro Manzoni è un celebre carme scritto in memoria di Napoleone Bonaparte , che morì il 5 maggio 1821 sull’isola di Sant’Elena, dove era stato esiliato dopo la sua caduta.
Il poeta riflette sulla figura storica di Napoleone, sulle sue imprese e sul significato della sua vita e morte, ponendosi domande universali riguardo alla gloria umana, al destino e alla provvidenza divina.
Analisi del Testo
1. Struttura e Temi
Il carme si articola in 106 versi sciolti (endecasillabi non rimati), una scelta metrica che conferisce al testo un tono solenne e meditativo. I temi principali sono:
- La grandezza e la caducità dell’uomo : Napoleone è presentato come un personaggio straordinario, ma anche come un uomo soggetto alle leggi del tempo e del destino.
- La riflessione sulla storia e sui posteri : Manzoni lascia ai futuri giudici il compito di valutare se la gloria di Napoleone sia stata vera o effimera.
- La provvidenza divina : il poeta riconosce nella vita di Napoleone il disegno di Dio, che ha impresso “più vasta orma” del suo spirito creatore.
- La transitorietà della gloria terrena : la grandezza mondana è destinata a svanire, mentre ciò che resta è il silenzio e l’eternità divina.
2. Analisi per Sezioni
Prima Parte (vv. 1-14): La Morte di Napoleone
- “Ei fu. Siccome immobile…” : Il poema si apre con un tono drammatico e solenne. L’immobilità della salma di Napoleone (“dato il mortal sospiro”) contrasta con la sua vita tumultuosa e dinamica. La terra stessa sembra attonita di fronte alla notizia della sua morte (“muta pensando all’ultima / ora dell’uom fatale”).
- Simbolismo : Napoleone è descritto come un fulmine (“folgorante in solio”), simbolo di potere e forza, ma anche di fragilità, poiché il fulmine, pur essendo abbagliante, è destinato a spegnersi rapidamente.
Seconda Parte (vv. 15-30): La Gloria e il Giudizio Storico
- “Lui folgorante in solio / vide il mio genio e tacque” : Manzoni si pone come testimone silenzioso delle gesta di Napoleone, incapace di esprimere a parole la grandezza del condottiero.
- “Fu vera gloria? Ai posteri / l’ardua sentenza” : Il poeta evita di giudicare definitivamente Napoleone, lasciando ai posteri il compito di valutare se la sua gloria fosse autentica o illusoria.
- Universalità della sua influenza : Napoleone è descritto come un personaggio che ha dominato il mondo (“Dall’Alpi alle Piramidi, / dal Manzanarre al Reno”), ma la sua grandezza è comunque subordinata alla volontà divina (“chiniam la fronte al Massimo / Fattor”).
Terza Parte (vv. 31-60): Le Contraddizioni della Vita di Napoleone
- “La procellosa e trepida / gioia d’un gran disegno” : Manzoni descrive le emozioni contrastanti di Napoleone: ambizione, ansia, successo, caduta. Egli ha vissuto esperienze estreme, dalla gloria alla caduta, dalla reggia all’esilio.
- “Due volte nella polvere, / due volte sull’altar” : Questi versi sintetizzano le vicende di Napoleone, che ha conosciuto alti e bassi, trionfi e rovesci.
- Contrasti emotivi : Dopo la morte, Napoleone diventa oggetto di sentimenti contrapposti: invidia, odio, amore, pietà. È una figura che suscita reazioni intense e ambivalenti.
Quarta Parte (vv. 61-95): La Riflessione Esistenziale
- “Come sul capo al naufrago / l’onda s’avvolve e pesa” : Napoleone è paragonato a un naufrago sommerso dalle onde delle sue memorie. Le sue riflessioni sul passato lo opprimono, e il peso delle sue gesta lo schiaccia.
- “Oh quante volte ai posteri / narrar sé stesso imprese” : Il condottiero tenta invano di raccontare la sua storia, ma la mano stanca cade prima di completare l’opera.
- Intervento divino : Nella disperazione, una mano divina (“valida / venne una man dal cielo”) lo solleva e lo guida verso la speranza e l’eternità.
Quinta Parte (vv. 96-106): La Fede e la Provvidenza
- “Bella Immortal! benefica / Fede ai trionfi avvezza!” : Manzoni conclude il poema con una riflessione sulla fede cristiana, che offre consolazione e speranza anche nei momenti più bui.
- “Scrivi ancor questo, allegrati; / ché più superba altezza / al disonor del Golgota / giammai non si chinò” : La fede è vista come la vera vittoria, superiore a ogni gloria terrena. Persino Napoleone, nella sua grandezza, è invitato a riconoscere l’umiltà e il sacrificio di Cristo.
3. Messaggi e Significati Profondi
- La Fragilità dell’Uomo : Nonostante la sua grandezza, Napoleone è rappresentato come un essere umano fragile, soggetto alle leggi del tempo e della provvidenza.
- La Provvidenza Divina : Manzoni interpreta la vita di Napoleone come parte di un disegno divino, in cui ogni evento ha uno scopo superiore.
- La Transitorietà della Gloria : La gloria terrena è effimera, mentre l’eternità appartiene solo a Dio.
- La Consolazione della Fede : La fede cristiana è presentata come l’unica via per trovare pace e significato nella vita e nella morte.
Conclusione
Il “5 maggio” è un carme che va oltre la commemorazione di Napoleone Bonaparte. Attraverso la figura storica del condottiero, Manzoni riflette sul destino umano, sulla caducità della gloria terrena e sulla necessità di affidarsi alla provvidenza divina. Il poema è un inno alla fede cristiana, che offre consolazione e speranza persino di fronte alla morte e all’oblio.
Riassumendo:
Il carme “5 maggio” di Alessandro Manzoni è un’opera che combina la riflessione storica, filosofica e religiosa. Attraverso la figura di Napoleone, Manzoni esplora i temi della grandezza umana, della provvidenza divina e della transitorietà della gloria terrena, concludendo con un appello alla fede come fonte di consolazione e speranza eterna.
Testo della poesia
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
5 così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
10 orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
15 quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sonito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
20 e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al subito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
25 Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
30 dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
35 del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
40 serve pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
45 la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
50 l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
55 E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
60 e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
65 scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
70 narrar sé stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
75 chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
80 tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir.
85 Ahi! Forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo
e in più spirabil aere
90 pietosa il trasportò;
e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
95 dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
scrivi ancor questo, allegrati;
100 ché più superba altezza
al disonor del Golgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
105 il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.