
Aldo Moro L’umanità che viene di Sandro De Bonis
28 Dicembre 2019
Pace a te fratello mio
28 Dicembre 2019🌿 La vigna del Signore è il suo popolo
Una meditazione sul Salmo 79 (80)
C’è un’immagine che attraversa la Scrittura come un filo dorato: quella della vigna. Non una semplice pianta, non un simbolo qualsiasi. È il popolo di Dio, coltivato con cura, liberato, portato fuori dall’Egitto, piantato in una terra buona. E il salmista lo racconta con un tono che mescola dolore e speranza, grido e fiducia.
“Vieni a vedere la vigna del Signore: è tutta devastata.”
Così potrebbe iniziare il Salmo 79, se fosse raccontato oggi. È un grido che nasce dal cuore di un popolo ferito, esiliato, spezzato. Gerusalemme in rovina, il tempio profanato, il futuro incerto. Eppure, in mezzo al disastro, il salmista non si rivolge al re, al guerriero, al politico. Si rivolge a Dio. E lo chiama Pastore d’Israele, Colui che guida il gregge, che conosce ogni pecora per nome.
È bello pensare che, anche nel momento più buio, la preghiera cominci con un nome: non “Dio lontano”, non “Signore severo”, ma Pastore. Qualcuno che cammina davanti, che protegge, che non abbandona. E subito dopo, l’invocazione: “Risvegliati, Signore! Perché dormi?”. Non è bestemmia. È fede che si aggrappa. È il grido di chi sa che Dio può agire, anche quando sembra assente.
Poi arriva l’immagine forte: la vigna.
Dio l’ha strappata dall’Egitto,
ha sradicato nazioni per farle posto,
ha scavato, irrigato, piantato con le sue mani.
E ora? Ora è calpestata. I passanti la derubano. Gli animali del bosco la divorano. Le mura sono abbattute. Nessuno la difende.
Questa vigna non è un’allegoria astratta. È il popolo. Sono le persone. È una comunità che ha conosciuto la libertà, la promessa, la benedizione – e ora si ritrova in frantumi. Ma il salmo non si chiude nel lamento. A metà strada, il tono cambia. Arriva una svolta: “Perché ci hai spezzati così? Guarda! Abbiamo bisogno di te!”.
E allora, il salmista osa chiedere:
“Rivolgiti a noi, Signore degli eserciti.
Fa’ splendere il tuo volto, e saremo salvi.”
Tre volte, nel salmo, questa invocazione si ripete come un ritornello di speranza. Non è insistenza nervosa. È preghiera che sa aspettare. Che crede che Dio, prima o poi, volgerà lo sguardo. E quel volto che splende non è solo luce: è riconciliazione, è presenza, è vita che ritorna.
E poi, quasi inaspettatamente, l’ultima strofa:
“La tua mano sia sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che hai reso forte per te.”
Qui il salmo si apre a qualcosa di più grande. Non è più solo la storia di Israele, ma un’attesa che punta oltre. Il “figlio dell’uomo” – una figura misteriosa, promessa, forse ancora da venire. Per i cristiani, questa parola risuona di Gesù: il Vignaiolo, il ramo vero, Colui che dice: “Io sono la vite, voi i tralci”.
E così, la vigna torna al centro. Ma non come campo abbandonato. Come luogo di nuova alleanza. Di fecondità. Di comunione.
Oggi, ogni comunità, ogni parrocchia, ogni famiglia, ogni cuore che cerca Dio è una vigna del Signore. A volte ben curata, a volte trascurata. A volte ricca di frutti, a volte devastata da tempeste, tradimenti, stanchezza. Ma Dio non ha smesso di amarla. Continua a chiedere: “Perché l’avete lasciata in rovina?”.
E continua a invitarci:
“Tornate a me. Lasciatevi rinnovare.
Io vi ho piantati non per il fallimento,
ma perché portaste frutto.”
Il salmo non promette che la strada sarà facile. Ma dice con forza: Dio non ha rinunciato.
La sua misericordia è più grande del nostro fallimento.
La sua fedeltà più forte della nostra paura.
E la sua vigna – il suo popolo – non sarà mai definitivamente perduta.
Perché finché c’è una preghiera,
finché c’è un cuore che dice: “Rivolgiti a noi”,
il Signore continuerà a camminare verso di noi,
con il volto che splende,
e la vita che risorge.
📄 Testo, spartito e accordi
La vigna del Signore è il suo popolo
salmo responsoriale 79