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28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019La poesia di Franco Fortini Quel giovane tedesco, è una lama di memoria e coscienza, scritta in uno stile asciutto e diretto, quasi cronachistico, ma al tempo stesso colmo di strazio e riflessione politica.
💔 Un doppio ritratto tragico
La prima parte ritrae il giovane soldato tedesco ferito e abbandonato nella Parigi in rivolta, morente in solitudine. La seconda parte invece tratteggia il fascista a Torino, spietato ma composto, che lascia la scena con una disinvoltura glaciale. Fortini non offre giudizi: mostra e basta. Questo contrasto tra vittime e carnefici rende la poesia inquieta, non conciliata.
🧨Denuncia della poesia stessa
Nelle terzine centrali, Fortini dichiara:
“La poesia non vale / l’incanto non ha forza” È una presa di coscienza sulla debolezza dell’arte davanti alla brutalità della storia. Un gesto lucido e amaro, come se scrivere non bastasse, e la poesia dovesse arrendersi alla realtà.
🔥 Un testamento politico e umano
La chiusa è devastante:
“Ho letto Lenin e Marx / non temo la rivoluzione / ma è troppo tardi per me” Qui Fortini si spoglia dell’illusione ideologica, ammettendo che il cambiamento, forse, non è più per la sua generazione. L’invocazione finale è rivolta al futuro: che quelle parole possano servire “alla gioia di chi viva / senza più il nostro orgoglio”.
Testo della poesia “Quel giovane tedesco” di Franco Fortini
Quel giovane tedesco di Franco Fortini
Quel giovane tedesco
ferito sul Lungosenna
ai piedi d’una casa
durante l’insurrezione
che moriva solo 5
mentre Parigi era urla
intorno all’Hôtel de Ville
e moriva senza lamenti
la fronte sul marciapiede.
Quel fascista a Torino 10
che sparò per due ore
e poi scese per strada
con la camicia candida
con i modi distinti
e disse andiamo pure 15
asciugando il sudore
con un foulard di seta.
La poesia non vale
l’incanto non ha forza
quando tornerà il tempo 20
uccidetemi allora.
Ho letto Lenin e Marx
non temo la rivoluzione
ma è troppo tardi per me;
almeno queste parole 25
servissero dopo di me
alla gioia di chi viva
senza più il nostro orgoglio.
da Poesia ed errore, Mondadori, Milano, 1969