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28 Dicembre 2019
Preghiera di Giorgio Caproni
28 Dicembre 2019La Comunità di Stati Indipendenti (CSI) è un’organizzazione intergovernativa che riunisce la maggior parte delle ex repubbliche sovietiche. Nata dalle ceneri dell’Unione Sovietica, la CSI è stata concepita come un meccanismo per gestire la transizione post-sovietica e mantenere legami economici, politici e di sicurezza tra i nuovi stati sovrani. Tuttavia, nel corso del tempo, il suo ruolo e la sua percezione sono stati sempre più influenzati dalle ambizioni geopolitiche della Federazione Russa sotto la guida di Vladimir Putin, sollevando interrogativi sul suo vero scopo e sulla sua natura.
1. La Nascita della CSI: Dalle Ceneri dell’URSS
La CSI fu fondata l’8 dicembre 1991 con l’Accordo di Belaveža, firmato dai capi di Stato di Bielorussia, Russia e Ucraina. Questo accordo dichiarò la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la creazione di una nuova entità per la cooperazione. Successivamente, l’21 dicembre 1991, con il Protocollo di Alma-Ata, si unirono altri otto stati (Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan), portando il numero dei membri a undici. La Georgia si unì nel 1993, ma ne uscì nel 2009. L’Ucraina, pur essendo tra i fondatori, non ha mai ratificato formalmente lo statuto della CSI e ha cessato la sua partecipazione attiva nel 2014.
- Obiettivo Iniziale: L’idea era quella di creare una piattaforma per una “separazione civile” tra le ex repubbliche, mantenendo una forma di coordinamento in settori chiave come l’economia, la difesa, la politica estera e la gestione delle frontiere, evitando il caos e i conflitti che avrebbero potuto derivare da un crollo totale.
2. Stati Membri e Struttura
Attualmente, i membri della CSI sono: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan. L’Ucraina e la Georgia non sono più membri attivi.
La struttura della CSI include:
- Consiglio dei Capi di Stato: L’organo supremo.
- Consiglio dei Capi di Governo: Coordina la cooperazione esecutiva.
- Comitato Esecutivo: Organo permanente.
- Consiglio dei Ministri degli Esteri, della Difesa, ecc.: Per settori specifici.
3. Funzioni e Ambiti di Cooperazione
La CSI si proponeva di promuovere la cooperazione in vari ambiti:
- Economia: Creazione di una zona di libero scambio, coordinamento delle politiche economiche.
- Sicurezza e Difesa: Collaborazione in materia di sicurezza collettiva, protezione delle frontiere esterne (in particolare per la Russia), coordinamento militare (anche se molti membri hanno preferito accordi bilaterali o altre alleanze come l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva – CSTO, dominata dalla Russia).
- Politica Estera: Coordinamento delle posizioni su questioni internazionali.
- Umanitario e Culturale: Promozione di scambi culturali e cooperazione in settori sociali.
In teoria, la CSI avrebbe dovuto essere un’organizzazione di stati sovrani e uguali, basata sul rispetto reciproco e sulla non ingerenza negli affari interni.
4. La Federazione Russa e le Ombre dell’Espansionismo di Putin
Nonostante le sue premesse di cooperazione tra pari, la CSI è stata spesso percepita, soprattutto negli anni recenti sotto la presidenza di Vladimir Putin, come uno strumento per la Federazione Russa per riaffermare la propria influenza e, in alcuni casi, la propria egemonia sull’ex spazio sovietico. Questa tendenza ha alimentato accuse di espansionismo e di un tentativo di ricostruire, in una forma diversa, una sfera d’influenza russa.
- La Dottrina Russa e la “Sfera d’Influenza”: Dalla fine degli anni ’90, e in particolare con l’ascesa di Putin, la politica estera russa ha sempre più enfatizzato il concetto di “vicino estero” (ближнее зарубежье), considerando le ex repubbliche sovietiche come una zona di interessi vitali e strategici russi. La CSI, in questa visione, è diventata un mezzo per mantenere un controllo politico, economico e militare su questi paesi, spesso a scapito della loro piena sovranità.
- Interventi Militari e Pressioni Politiche:
- Georgia (2008): L’intervento militare russo in Georgia, che portò al riconoscimento dell’indipendenza delle regioni separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud, fu un chiaro segnale della volontà russa di non tollerare l’orientamento filo-occidentale di un ex membro della CSI. La Georgia, in risposta, uscì dalla CSI.
- Ucraina (2014 e 2022): L’annessione della Crimea nel 2014 e il sostegno ai separatisti nel Donbas, seguiti dall’invasione su larga scala del 2022, hanno rappresentato il culmine di questa politica. L’Ucraina, che aveva già un rapporto ambiguo con la CSI, ha di fatto cessato ogni partecipazione, percependo le azioni russe come una flagrante violazione della sua sovranità e integrità territoriale.
- Bielorussia: La Bielorussia, sotto il regime di Lukashenka, è diventata sempre più dipendente dalla Russia, con un’integrazione economica e militare che va ben oltre la semplice cooperazione della CSI, culminando in un’unione statale de facto.
- Asia Centrale: La Russia mantiene una forte influenza sui paesi dell’Asia Centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) attraverso la CSI e la CSTO, spesso intervenendo in questioni di sicurezza interna (come in Kazakistan nel 2022).
- Strumento di Influenza, non di Parità: La “polemica” risiede nel fatto che, mentre la CSI si presenta come un’organizzazione di cooperazione paritaria, le azioni della Russia di Putin hanno spesso dimostrato una volontà di imporre la propria leadership e di limitare la piena autonomia dei membri. L’espansionismo russo, sia esso militare, politico o economico, ha trasformato la CSI da un forum di dialogo in un’arena dove la Russia cerca di preservare e ampliare la sua sfera di influenza, spesso con mezzi coercitivi.
- La Crisi della CSI: Paradossalmente, le azioni aggressive della Russia hanno indebolito la coesione della CSI. Molti membri hanno cercato di diversificare le proprie alleanze o di rafforzare la propria sovranità, temendo di essere i prossimi obiettivi dell’espansionismo russo. L’organizzazione, in questo contesto, ha perso parte della sua rilevanza come blocco unito, diventando più un’espressione delle diverse relazioni bilaterali con Mosca.
In conclusione, la CSI rappresenta un tentativo storico di gestire l’eredità dell’Unione Sovietica attraverso la cooperazione tra stati sovrani. Tuttavia, la politica di Vladimir Putin, improntata a un marcato nazionalismo e a una volontà di ripristinare la grandezza russa nello spazio post-sovietico, ha gettato un’ombra sulle sue finalità, trasformandola agli occhi di molti da un’unione di pari a uno strumento, più o meno efficace, per l’affermazione dell’influenza e dell’espansionismo della Federazione Russa.