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28 Dicembre 2019Riassunto e Analisi del Trattato De amore di Andrea Cappellano
Il De amore (o De arte honeste amandi, “L’arte di amare onestamente”), scritto in latino tra il 1185 e il 1190 circa, è un celebre trattato attribuito ad Andrea Cappellano (Andreas Capellanus), una figura la cui biografia è incerta ma che si ritiene sia stato cappellano alla corte di Maria di Champagne, figlia di Eleonora d’Aquitania. Quest’opera è considerata il manuale fondamentale dell’amor cortese e ha avuto un’influenza enorme sulla letteratura medievale, dalla lirica provenzale alla Scuola Siciliana e allo Stilnovo.
Riassunto del Trattato
Il De amore è strutturato in tre libri, ciascuno con una funzione e un contenuto specifici:
Libro I: La Definizione e la Natura dell’Amore Questo libro si apre con una definizione dell’amore come “una passione naturale che procede dalla vista e dall’immoderata meditazione sulla bellezza dell’altro sesso, per cui si desidera possedere i piaceri dell’amore dell’altro”. L’amore è quindi una forza naturale, quasi una malattia, che nasce dalla contemplazione della bellezza e dal desiderio di possesso. Andrea Cappellano espone le sue teorie sull’amore, i suoi effetti (rende l’amante più nobile, cortese, generoso), e le sue condizioni (non può esistere tra marito e moglie, è sempre libero e volontario). Vengono discusse le diverse classi sociali e come l’amore si manifesti tra persone di pari o diverso rango (plebeo con plebea, nobile con nobile, plebeo con nobile, nobile con plebea, chierico con laica, ecc.).
Libro II: Come Conservare l’Amore e i Comandamenti dell’Amore Il secondo libro si concentra sulle modalità per mantenere l’amore una volta conquistato e su come esso possa crescere o diminuire. Vengono presentati numerosi casi pratici e questioni amorose, spesso sotto forma di dialoghi o di sentenze pronunciate da “corti d’amore” (tribunali fittizi presieduti da dame nobili che giudicano controversie amorose). La parte più famosa di questo libro è il “Codice dell’Amore” o “Dodici Comandamenti dell’Amore”, un decalogo di precetti che l’amante cortese deve seguire. Tra questi:
- Fuggire l’avarizia e abbracciare la generosità.
- Mantenere la castità per l’amante.
- Non cercare di turbare l’amore altrui.
- Non scegliere l’amore di colei con cui non si può contrarre matrimonio senza vergogna (riferimento implicito all’amore extraconiugale).
- Evitare le menzogne.
- Non rivelare il proprio amore a troppi.
- Obbedire ai comandamenti delle donne.
- Non mancare di pudore nel dare e ricevere piaceri.
- Non sparlare degli altri.
- Non rendere nota l’identità degli amanti.
- Essere sempre cortese e civile.
- Cercare i piaceri d’amore al momento giusto e senza vergogna.
Libro III: La Retrattazione (o Palinodia) Il terzo libro è una completa ritrattazione di quanto affermato nei primi due. Andrea Cappellano, con un tono moralistico e teologico, condanna l’amore cortese come peccaminoso, fonte di tutti i mali e di corruzione morale. Egli invita a fuggire l’amore terreno e a dedicarsi all’amore divino, esaltando la castità e il matrimonio cristiano. Questa “palinodia” (ritrattazione) è stata interpretata in vari modi: come una sincera conversione dell’autore, come un tentativo di sfuggire alla censura ecclesiastica (il trattato fu condannato nel 1277 dal vescovo Étienne Tempier di Parigi), o come un espediente retorico per mostrare la vanità dell’amore profano.
Analisi del Trattato
Il De amore è un’opera complessa e ambigua, che ha generato dibattiti e interpretazioni contrastanti.
- Codificazione dell’Amor Cortese: Il trattato è la più importante codificazione teorica dell’amor cortese, un fenomeno culturale che si sviluppò nelle corti feudali tra l’XI e il XIII secolo. Fissa le regole, i comportamenti e la “filosofia” di questo tipo di amore, influenzando generazioni di poeti e scrittori.
- La Fin’Amor e le sue Regole: L’amore descritto è la fin’amor (amore raffinato, perfetto), un amore che si distingue per la sua nobiltà d’animo, la sua segretezza, la sua natura extraconiugale e la sua capacità di elevare l’amante. La donna è posta su un piedistallo, quasi una signora feudale, e l’uomo si pone come suo “vassallo”, devoto e sottomesso. Questo amore è spesso fonte di sofferenza e di desiderio insoddisfatto, ma proprio questa tensione lo rende “perfetto” e purificatore.
- La Controversia sull’Amore Extraconiugale: Il De amore è celebre per la sua affermazione che “l’amore vero non può avere luogo tra marito e moglie”. Questa tesi, radicata nella concezione cortese che vedeva il matrimonio come un’istituzione sociale e patrimoniale, non basata sul libero amore e sul desiderio, fu estremamente controversa e portò alla condanna del trattato. Il matrimonio era visto come un ostacolo alla fin’amor perché implicava doveri e non la libertà del desiderio.
- Il Ruolo della Donna: La donna nel De amore è la figura dominante, colei che concede o nega il suo “beneficium” (favore). È oggetto di venerazione e fonte di ispirazione per l’uomo, che cerca di rendersi degno di lei attraverso atti di coraggio, cortesia e fedeltà. Tuttavia, la sua superiorità è spesso legata alla sua inaccessibilità e al suo potere di giudizio.
- L’Ambivalenza del Libro III (La Palinodia): La ritrattazione finale è l’aspetto più enigmatico. Alcuni studiosi la vedono come un’autentica abiura dettata dalla fede cristiana, altri come una mossa strategica per evitare la censura, e altri ancora come un’ironica conclusione che smaschera la vanità dell’amore cortese stesso. Quest’ambiguità ha contribuito alla fama e alla longevità dell’opera.
- Influenza e Eredità: Nonostante la condanna ecclesiastica, il De amore ebbe una diffusione enorme e influenzò profondamente la letteratura europea. I suoi precetti e le sue idee sull’amore cortese si ritrovano nella lirica dei trovatori, nei romanzi arturiani, nella Scuola Siciliana, nel Dolce Stilnovo (anche se Dante ne prenderà le distanze), e nei trattati amorosi del Rinascimento. Ha contribuito a plasmare l’immaginario occidentale sull’amore romantico, con le sue tensioni tra desiderio e idealizzazione, libertà e vincolo.
Conclusione
Il De amore di Andrea Cappellano è un’opera fondamentale per comprendere la cultura e la mentalità medievale, in particolare per quanto riguarda la concezione dell’amore. È un trattato che, pur nella sua apparente rigidità e nelle sue contraddizioni (soprattutto nel finale), ha saputo catturare e codificare un ideale amoroso che ha segnato profondamente la letteratura e la sensibilità europea per secoli. La sua analisi continua a offrire spunti di riflessione sulla natura dell’amore, sulle dinamiche di potere nelle relazioni e sul rapporto tra passione e morale.
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