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28 Dicembre 2019Il “Ciclo di Aspasia” e i “Canti napoletani” rappresentano l’ultima fase della produzione poetica di Giacomo Leopardi, caratterizzata da una profonda riflessione sulla disillusione, l’amore e la condizione umana.
Il Ciclo di Aspasia Questo ciclo di componimenti fu scritto tra il 1831 e il 1835, principalmente a Firenze. Il nome “Aspasia” è uno pseudonimo con cui Leopardi si riferisce a Fanny Targioni Tozzetti, una nobildonna fiorentina di cui si era innamorato ma da cui non fu ricambiato. Il ciclo è composto da cinque testi:
- Il pensiero dominante: Esplora il potere dell’amore come forza totalizzante.
- Amore e Morte: Presenta l’amore e la morte come due entità strettamente legate, quasi fratelli, che liberano l’uomo dalla sofferenza della vita.
- Consalvo: Una sorta di ballata sentimentale che narra un amore non corrisposto.
- A se stesso: Segna la fine della passione amorosa e l’accettazione della vanità di ogni illusione. È un canto di profonda disillusione e rassegnazione.
- Aspasia: Il canto eponimo, in cui Leopardi si rivolge direttamente alla donna amata, rievocando la sua bellezza ma anche la consapevolezza della vanità di quell’amore e della natura illusoria della bellezza stessa.
Il tema centrale del Ciclo di Aspasia è la caduta dell’illusione amorosa, che porta il poeta a una visione ancora più radicale del pessimismo, in cui l’amore, da fonte di felicità, si rivela l’ennesima e più dolorosa delle illusioni.
I Canti napoletani Questi canti furono composti da Leopardi durante il suo soggiorno a Napoli (1833-1837), dove si trasferì con l’amico Antonio Ranieri. A differenza del Ciclo di Aspasia, i Canti napoletani non sono un gruppo omogeneo per tema, ma sono accomunati dal periodo di composizione e da un’impronta più filosofica e universale. Tra i più importanti troviamo:
- Sopra un bassorilievo antico sepolcrale: Una meditazione sulla morte e sulla memoria, ispirata a un’antica scultura.
- Sopra il ritratto di una bella donna: Riflessione sulla caducità della bellezza e sulla vanità della vita.
- Palinodia al marchese Gino Capponi: Un componimento satirico in cui Leopardi critica l’ottimismo progressista e le illusioni del suo tempo.
- Il tramonto della luna: Un canto malinconico che simboleggia la fine delle illusioni e la vecchiaia dell’uomo.
- La ginestra o il fiore del deserto: Considerato il testamento spirituale di Leopardi, è un lungo poemetto in cui il poeta esprime la sua “social catena”, ovvero l’idea che gli uomini debbano allearsi tra loro contro la comune nemica, la Natura, e accettare la propria condizione di fragilità senza farsi illusioni.
Questi canti mostrano un Leopardi che, pur mantenendo il suo pessimismo, sviluppa una forma di “titanismo” o “eroismo” nel suo rifiuto delle illusioni e nella sua capacità di affrontare la verità nuda e cruda dell’esistenza.