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28 Dicembre 2019“Donna de Paradiso” di Jacopone da Todi rappresenta uno dei capolavori della letteratura religiosa medievale italiana:
Questo componimento costituisce un esempio perfetto dell’evoluzione del volgare letterario e dell’innovazione stilistica nel XIII-XIV secolo.
Il contesto letterario di Jacopone
Jacopone da Todi (1230 circa – 1306) è una figura emblematica della spiritualità francescana e della poesia religiosa italiana. La sua produzione in volgare umbro rappresenta un momento cruciale nella formazione della tradizione letteraria italiana, mostrando come il volgare potesse raggiungere vette espressive paragonabili al latino nella trattazione dei temi più elevati.
L’innovazione dello stile drammatico
La “Donna de Paradiso” introduce nella letteratura italiana lo stile drammatico, una forma ibrida tra poesia lirica e rappresentazione teatrale. Il componimento è strutturato come un vero e proprio dramma sacro, con personaggi distinti (il Nunzio, la Madonna, il Popolo, Cristo stesso) che dialogano in una progressione narrativa serrata e emotivamente coinvolgente.
Questa tecnica drammatica era innovativa per l’epoca e anticipava sviluppi che sarebbero divenuti centrali nel teatro religioso successivo. La struttura dialogica permette a Jacopone di esplorare la dimensione psicologica dei personaggi, in particolare il dolore materno di Maria, con una profondità e un’intensità espressiva straordinarie.
Il linguaggio e lo stile
Il volgare umbro di Jacopone mostra caratteristiche linguistiche specifiche che testimoniano la vitalità delle tradizioni locali. Forme come “accurre” (accorri), “àginne” (abbine), “sdenodato” (slogato) rivelano la ricchezza espressiva dei dialetti italiani medievali. Tuttavia, Jacopone riesce a trascendere la dimensione meramente locale, creando un linguaggio poetico di forte impatto emotivo e universale comprensibilità.
La sintassi è prevalentemente paratattica, con frasi brevi e incalzanti che riproducono il ritmo concitato della narrazione drammatica. L’uso del discorso diretto conferisce immediatezza e drammaticità alla rappresentazione.
La dimensione teologica e umana
Il componimento affronta il mistero della Passione attraverso la prospettiva materna di Maria, creando una sintesi magistrale tra teologia e sentimento umano. Il dolore della Madonna diventa il veicolo attraverso cui Jacopone esprime la partecipazione emotiva del fedele al sacrificio di Cristo.
Particolarmente significativo è il climax emotivo raggiunto negli ultimi versi, dove il lamento materno raggiunge toni di straziante intensità: “Figlio bianco e vermiglio, / figlio senza simiglio, / figlio e a ccui m’apiglio? / Figlio, pur m’ài lassato!”.
Il confronto con Giotto
La contemporaneità con gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni non è casuale. Entrambi gli artisti operano una rivoluzione espressiva nei rispettivi campi, introducendo una nuova sensibilità realistica e psicologica nella rappresentazione dei temi sacri. Come Giotto umanizza i volti e i gesti dei suoi personaggi sacri, così Jacopone conferisce alla Madonna una dimensione profondamente umana senza diminuire la sua santità.
L’eredità letteraria
La “Donna de Paradiso” rappresenta un momento fondamentale nell’evoluzione della letteratura italiana, dimostrando la capacità del volgare di trattare con pari dignità temi elevati tradizionalmente riservati al latino. L’influenza di questo stile drammatico si può rintracciare in tutta la successiva tradizione del teatro sacro italiano e nella poesia religiosa.
Questo componimento testimonia inoltre come la letteratura italiana delle origini non si limitasse a recepire modelli esterni, ma elaborasse forme espressive originali, capaci di influenzare a loro volta lo sviluppo delle letterature europee. La sintesi tra innovazione formale, profondità spirituale e intensità emotiva fa di Jacopone un precursore della grande stagione poetica che culminerà con Dante.
Testo di “Donna de’ Paradiso”
(Lauda drammatica)
Nunzio:
1 «Donna de Paradiso,
2 lo tuo figliolo è priso
3 Iesù Cristo beato.
4 Accurre, donna e vide
5 che la gente l’allide;
6 credo che lo s’occide,
7 tanto l’hon flagellato»
Madonna:
8 «Como essere porria,
9 che non fece follia,
10 Cristo, la spene mia,
11 om l’avesse pigliato?»
Nunzio:
12 «Madonna, ello è traduto,
13 Iuda sì ll’à venduto;
14 trenta denar’ n’à auto,
15 fatto n’à gran mercato»
Madonna:
16 «Soccurri, Madalena,
17 ionta m’è adosso pena!
18 Cristo figlio se mena,
19 como è annunzïato»
Nunzio:
20 «Soccurre, donna, adiuta,
21 cà ’l tuo figlio se sputa
22 e la gente lo muta;
23 hanlo dato a Pilato»
Madonna:
24 «O Pilato, non fare
25 el figlio meo tormentare,
26 ch’eo te pòzzo mustrare
27 como a ttorto è accusato»
Popolo:
28 «Crucifige, crucifige!
29 Omo che se fa rege,
30 secondo nostra lege
31 contradice al senato»
Madonna:
32 «Prego che mm’entennate,
33 nel meo dolor pensate!
34 Forse mo vo mutate
35 de que avete pensato»
Popolo:
36 «Traiàn for li latruni,
37 che sian soi compagnuni;
38 de spine s’encoroni,
39 ché rege ss’è clamato!»
Madonna:
40 «O figlio, figlio, figlio,
41 figlio, amoroso giglio!
42 Figlio, chi dà consiglio
43 al cor me’ angustïato?
44 Figlio occhi iocundi,
45 figlio, co’ non respundi?
46 Figlio, perché t’ascundi
47 al petto o’ sì lattato?»
Nunzio:
48 «Madonna, ecco la croce,
49 che la gente l’aduce,
50 ove la vera luce
51 déi essere levato»
Madonna:
52 «O croce, e que farai?
53 El figlio meo torrai?
54 E que ci aponerai,
55 che no n’à en sé peccato?»
Nunzio:
56 «Soccurri, plena de doglia,
57 cà ’l tuo figliol se spoglia;
58 la gente par che voglia
59 che sia martirizzato»
Madonna:
60 «Se i tollit’el vestire,
61 lassatelme vedere,
62 com’en crudel firire
63 tutto l’ò ensanguenato»
Nunzio:
64 «Donna, la man li è presa,
65 en nella croc’è stesa;
66 con un bollon l’òn fesa,
67 tanto lo ’n cci òn ficcato.
68 L’altra mano se prende,
69 en nella croce se stende
70 e lo dolor s’accende,
71 ch’è plu multiplicato.
72 Donna, li pè se prènno
73 e clavellanse al lenno;
74 onne iontur’ aprenno,
75 tutto l’òn sdenodato»
Madonna:
76 «Et eo comenzo el corrotto;
77 figlio, lo meo deporto,
78 figlio, chi me tt’à morto,
79 figlio meo dilicato?
80 Meglio aviriano fatto
81 ch’el cor m’avesser tratto,
82 ch’ennella croce è tratto,
83 stace descilïato!»
Cristo:
84 «O mamma, o’ n’èi venuta?
85 Mortal me dà’ feruta,
86 cà ’l tuo plagner me stuta
87 ché ’l veio sì afferato»
Madonna:
88 «Figlio, ch’eo m’aio anvito,
89 figlio, pat’e mmarito!
90 figlio, chi tt’à firito?
91 figlio, chi tt’à spogliato?»
Cristo:
92 «Mamma, perché te lagni?
93 Voglio che tu remagni,
94 che serve mei compagni,
95 ch’êl mondo aio aquistato»
Madonna:
96 «Figlio, questo non dire!
97 Voglio teco morire,
98 non me voglio partire
99 fin che mo ’n m’esc’el fiato.
100 C’una aiàn sepultura,
101 figlio de mamma scura,
102 trovarse en afrantura
103 mat’e figlio affocato!»
Cristo:
104 «Mamma col core afflitto,
105 entro ’n le man’ te metto
106 de Ioanni, meo eletto;
107 sia to figlio appellato.
108 Ioanni, èsto mea mate:
109 tollila en caritate,
110 àginne pietate,
111 cà ’l core sì à furato»
Madonna:
112 «Figlio, l’alma t’è ’scita,
113 figlio de la smarrita,
114 figlio de la sparita,
115 figlio attossecato!
116 Figlio bianco e vermiglio,
117 figlio senza simiglio,
118 figlio e a ccui m’apiglio?
119 figlio, pur m’ài lassato!
120 Figlio bianco e biondo,
121 figlio volto iocondo,
122 figlio, perché t’à el mondo,
123 figlio, cusì sprezzato?
124 Figlio dolc’e piacente,
125 figlio de la dolente,
126 figlio àte la gente
127 mala mente trattato.
128 Ioanni, figlio novello,
129 morto s’è ’l tuo fratello.
130 Ora sento ’l coltello
131 che fo profitizzato.
132 Che morto ha figlio e mate
133 d’una morte afferrate,
134 trovarse abraccecate
135 mat’e figlio impiccato!»
🎤🎧 Audio Lezioni di Letteratura delle origini, duecento e trecento del prof. Gaudio
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