
Cola di Rienzo
28 Dicembre 2019
Le crociate
28 Dicembre 2019La Reconquista rappresenta uno dei processi storici più significativi e duraturi dell’Europa medievale, estendendosi per oltre sette secoli e plasmando profondamente l’identità delle future nazioni iberiche.
Le origini della Reconquista
La conquista musulmana della penisola iberica, completata tra il 711 e il 718, sembrò inizialmente definitiva. Il regno visigoto di Toledo crollò rapidamente sotto l’urto delle armate berbere e arabe guidate da Tariq ibn Ziyad e Musa ibn Nusayr. Tuttavia, già pochi anni dopo la conquista, nelle montagne asturiane iniziò a delinearsi la resistenza cristiana.
La battaglia di Covadonga (722), guidata dal nobile visigoto Pelagio, assume un valore simbolico fondamentale. Benché probabilmente si trattasse di uno scontro di dimensioni modeste, la tradizione cristiana la trasformò nel momento fondante della Reconquista. Pelagio, proclamato re delle Asturie, iniziò quel processo di riconquista che si sarebbe protratto fino al 1492.
Il regno delle Asturie, sotto Alfonso I (739-757) e i suoi successori, approfittò delle difficoltà interne dell’emirato di Cordova per espandere il proprio controllo verso sud. La strategia del “deserto del Duero” – lo spopolamento sistematico delle terre di frontiera per creare una zona cuscinetto – caratterizzò questa prima fase della Reconquista.
L’espansione carolingia e la nascita della Marca Hispanica
L’intervento carolingio nella penisola iberica aprì un secondo fronte della riconquista cristiana. Carlo Magno, chiamato in aiuto dal governatore musulmano di Saragozza in rivolta contro l’emiro di Cordova, attraversò i Pirenei nel 778. Benché la spedizione si concludesse con il disastro di Roncisvalle, immortalato nella Chanson de Roland, i Franchi riuscirono a stabilire una presenza permanente nella Catalogna.
La creazione della Marca Hispanica permise ai Carolingi di controllare la fascia pirenaica catalana fino all’Ebro. Sotto la guida di conti come Vifredo il Villoso, questi territori svilupparono un’identità autonoma che avrebbe portato alla nascita della contea di Barcellona, nucleo del futuro Principato di Catalogna.
Il Califfato di Cordova e l’equilibrio delle forze
L’istituzione del Califfato di Cordova da parte di Abd al-Rahman III nel 929 segnò l’apogeo del potere musulmano in Spagna. Il califfo cordovano controllava la maggior parte della penisola e poteva contare su un esercito professionale efficiente e su risorse economiche considerevoli.
Durante questo periodo, la Reconquista subì una fase di stallo. I regni cristiani del nord – León, Castiglia, Navarra, Aragona e le contee catalane – dovettero limitarsi a consolidare le posizioni acquisite e a respingere le periodiche incursioni musulmane. Le campagne di Almanzor (978-1002) portarono devastazione fino a Santiago de Compostela, dimostrando che l’iniziativa militare rimaneva nelle mani musulmane.
La crisi dell’unità musulmana e la ripresa cristiana
Il crollo del Califfato di Cordova all’inizio dell’XI secolo trasformò radicalmente gli equilibri peninsulari. La frammentazione in numerosi regni di taifa (1031) offrì ai cristiani l’opportunità tanto attesa. Alfonso VI di León e Castiglia (1065-1109) seppe sfruttare abilmente queste divisioni, imponendo tributi ai re musulmani e intervenendo nelle loro dispute interne.
La conquista di Toledo nel 1085 rappresentò una svolta decisiva. L’antica capitale visigota non era solo una posizione strategica di primaria importanza, ma anche un simbolo di continuità con il regno cristiano pre-islamico. La caduta di Toledo scosse profondamente il mondo musulmano e provocò l’intervento degli Almoravidi dal Maghreb.
L’intervento almoravide e la militarizzazione della frontiera
L’arrivo degli Almoravidi guidati da Yusuf ibn Tashfin rovesciò nuovamente la situazione. La battaglia di Sagrajas (1086) inflisse una pesante sconfitta ad Alfonso VI, dimostrando che la superiorità cristiana non era definitiva. Gli Almoravidi, guerrieri berberi fanaticamente religiosi, riportarono unità e vigore nella resistenza musulmana.
Questo periodo vide l’emergere di figure leggendarie come Rodrigo Díaz de Vivar, il Cid Campeador. La sua conquista di Valencia (1094) e il suo dominio sulla città fino alla morte (1099) simboleggiarono lo spirito della Reconquista: l’avventuriero cristiano che costruiva il proprio destino nella terra di frontiera.
La risposta cristiana all’minaccia almoravide fu la militarizzazione sistematica della società. Nascero gli ordini militari di Santiago (1170), Alcántara (1156) e Calatrava (1158), che combinarono l’ideale monastico con la guerra santa. Questi ordini divennero i principali strumenti della colonizzazione delle terre riconquistate.
Il XII secolo: consolidamento e espansione
Il XII secolo segnò una fase di consolidamento per i regni cristiani. Alfonso VII di León e Castiglia (1126-1157) si proclamò “Imperatore di tutta la Spagna”, rivendicando un’egemonia che non riuscì mai a realizzare completamente. Tuttavia, la pressione cristiana si intensificò su tutti i fronti.
Alfonso Enríquez proclamò l’indipendenza del Portogallo (1139) e iniziò l’espansione verso sud, conquistando Lisbona nel 1147 con l’aiuto dei crociati diretti in Terra Santa. Ramón Berenguer IV unì Catalogna e Aragona attraverso il matrimonio con Petronilla d’Aragona (1137), creando la Corona d’Aragona destinata a diventare una potenza mediterranea.
L’arrivo degli Almohadi (1147) portò una nuova ondata di fanatismo religioso e rinnovò la resistenza musulmana. La battaglia di Alarcos (1195) inflisse una grave sconfitta ad Alfonso VIII di Castiglia, dimostrando che la lotta era tutt’altro che conclusa.
Las Navas de Tolosa e il crollo del potere almohade
La battaglia di Las Navas de Tolosa (16 luglio 1212) rappresenta il momento culminante della Reconquista. L’alleanza tra i principali regni cristiani – Castiglia, León, Navarra e Aragona – supportata da contingenti francesi e dall’autorità morale del papa Innocenzo III, inflisse una sconfitta decisiva agli Almohadi.
La vittoria aprì definitivamente la strada verso l’Andalusia. Nel giro di pochi decenni, i cristiani conquistarono Córdoba (1236), Valencia (1238), Murcia (1243), Jaén (1246) e Siviglia (1248). Il potere almohade crollò definitivamente, lasciando come ultimo baluardo musulmano il piccolo regno nasride di Granada.
La spartizione dell’Andalusia
La rapidità della conquista andalusa rese necessaria una spartizione tra i regni cristiani. Ferdinando III di Castiglia (1217-1252) unificò León e Castiglia e si aggiudicò la parte del leone: Córdoba, Jaén, Siviglia e gran parte dell’Andalusia occidentale. Giacomo I d’Aragona (1213-1276) conquistò Valencia e le Baleari, mentre il Portogallo completò la riconquista dell’Algarve.
Questa divisione rifletteva gli equilibri politici peninsulari ma creò anche le premesse per futuri conflitti. La Castiglia, controllando il cuore della penisola, acquisì un’egemonia che avrebbe mantenuto fino all’unificazione con l’Aragona.
La colonizzazione delle terre riconquistate
La Reconquista non fu solo conquista militare ma anche processo di colonizzazione. I re cristiani dovettero ripopolare vasti territori spopolati dalla guerra, creando nuove strutture sociali ed economiche.
Il sistema dei “fueros” (privilegi) attirava coloni cristiani offrendo condizioni vantaggiose: esenzioni fiscali, diritti di autogoverno, distribuzione di terre. Città come Salamanca, Ávila, Segovia divennero centri di irradiazione della cultura cristiana nelle terre riconquistate.
Il trattamento delle popolazioni musulmane conquistate variò notevolmente. Inizialmente, molte comunità musulmane (mudéjar) mantennero i propri costumi e la propria religione sotto la protezione dei re cristiani. Tuttavia, la pressione per la conversione o l’emigrazione si intensificò progressivamente.
Il regno di Granada e l’equilibrio finale
Il regno nasride di Granada (1238-1492) rappresentò l’ultimo baluardo dell’Islam peninsulare. Grazie alla sua posizione geografica protetta dalle montagne della Sierra Nevada e all’abilità diplomatica dei suoi sovrani, Granada riuscì a sopravvivere per oltre due secoli e mezzo.
I nasridi adottarono una politica di equilibrio, alternando alleanze con la Castiglia e il Maghreb, pagando tributi ai cristiani quando necessario, ma mantenendo la propria indipendenza. Questo periodo vide la fioritura dell’arte ispanico-musulmana, culminata nella costruzione dell’Alhambra.
L’unificazione dei Re Cattolici e la conquista finale
L’unione matrimoniale tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (1469) creò le premesse per la fase finale della Reconquista. I Re Cattolici, come furono chiamati dal papa Alessandro VI, concentrarono tutte le risorse dei loro regni per l’assedio finale di Granada.
La guerra di Granada (1482-1492) fu condotta con metodica sistematicità. I cristiani conquistarono una per una tutte le piazzaforti musulmane: Ronda (1485), Málaga (1487), Baza (1489), Almería (1490). L’assedio di Granada iniziò nel 1491 e si concluse il 2 gennaio 1492 con la resa di Boabdil, ultimo re nasride.
Le conseguenze della Reconquista
La conclusione della Reconquista ebbe conseguenze profonde per la Spagna e per l’Europa. Sul piano interno, il processo aveva forgiato un’identità spagnola basata sull’identificazione tra cristianesimo e nazionalità. La purezza religiosa divenne ossessione nazionale, portando all’espulsione degli ebrei (1492) e successivamente dei moriscos (1609-1614).
Sul piano internazionale, la Spagna unificata poté dedicare le proprie energie all’espansione oltremare. Non è casuale che la scoperta dell’America avvenne nello stesso anno della caduta di Granada: la Reconquista aveva fornito alla Spagna l’esperienza militare, l’organizzazione amministrativa e lo spirito missionario necessari per la conquista del Nuovo Mondo.
La Reconquista lasciò un’impronta indelebile sulla cultura iberica: il culto di Santiago Matamoros, l’ideale cavalleresco, la concezione della guerra come crociata, la centralità della religione cattolica nell’identità nazionale. Questi elementi avrebbero caratterizzato la Spagna imperiale e influenzato profondamente la storia europea e americana nei secoli successivi.
Il processo riconquistador rappresenta così uno dei fenomeni più significativi della storia medievale: una guerra santa che durò sette secoli, un processo di colonizzazione che ridisegnò la mappa etnica e religiosa della penisola, una scuola di guerra e di governo che preparò la Spagna al dominio mondiale dell’età moderna.