
L’Apogeo della civiltà della polis e lo splendore di Atene
28 Dicembre 2019
Indicativo futuro semplice dei verbi attivi e passivi
28 Dicembre 2019Analisi del Testo: 🌿 CLIMENE – Poema paradisiaco di Gabriele D’Annunzio (da “Poema Paradisiaco”, 1893)
📚 Analisi generale
Questa lirica simbolista e decadente è uno dei testi più suggestivi del Poema Paradisiaco. D’Annunzio, in un’atmosfera rarefatta e sospesa, evoca la memoria, il sogno, la sensualità e il mistero di un amore perduto. Il giardino abbandonato diventa uno spazio metafisico, in cui passato e presente si fondono nel passo lieve della protagonista, Climene.
🧚♀️ Temi principali
-
🏰 Il tempo che passa e la decadenza: l’antico giardino nobiliare è ora silenzioso, abbandonato, popolato solo da insetti, muschi e statue mutilate.
-
👻 Presenza spettrale e memoria: Climene appare come uno spettro del passato, forse una donna reale o una visione nostalgica, che torna sui luoghi di un amore svanito.
-
💔 Amore e perdita: Climene cerca Alceste, l’amato perduto. La poesia è una liturgia della memoria amorosa.
-
🌕 Onirismo e simbolismo: l’ambiente è sospeso tra sogno e realtà, la descrizione è precisa ma anche evanescente, con forti componenti simboliche e musicali.
🎭 Stile e figure retoriche
-
🎼 Musicalità e sinestesia: il linguaggio è denso di echi e suoni (fonosimbolismo), la sinestesia emerge nei versi: “le rose avean l’odor de le mie chiome”.
-
🔁 Anastrofi e inversioni: “Tacciono le fontane un tempo vive”, “Chiudon la tromba del Tritone arguto”.
-
🎨 Simbolismo pittorico: ogni verso è un quadro: colori soffusi, “violette”, “feltro ampio”, “topazi”, “mandorle”.
-
🕊️ Allitterazioni: “fiorivan per virtù di mani industri”, “Mormora a quando a quando un nome”, sottolineano la delicatezza e la ciclicità del ricordo.
🧵 Struttura
-
📏 Dodici quartine (strofe di 4 versi) in endecasillabi, con rime alternate.
-
🌀 Composizione chiusa ma fluida: come un sogno che si apre su una visione e si richiude in un sussurro.
👩🦳 La figura di Climene
-
Climene è una donna del passato, vestita secondo una moda antica, bianca, evanescente come un’ombra. Porta sulle spalle un tempo finito, un nome sospeso.
-
La sua figura si confonde col paesaggio, quasi appartenesse al giardino stesso.
-
Il mistero: è viva? È un fantasma? È una visione mentale dell’io lirico? L’ambiguità è deliberata.
🗝️ Simboli chiave
-
🪞 Il giardino decadente = metafora dell’anima, del tempo perduto, della memoria.
-
👒 Il feltro e i nastri = l’eleganza passata, ma anche la dissoluzione dell’identità.
-
🕯️ Alceste = l’amato, forse morto, forse andato via. Come nel mito greco, è simbolo del sacrificio o dell’amore assoluto.
🗣️ Citazioni evocative
“Non il più lieve strepito si perde” – il silenzio è assoluto, il mondo è immobile.
“Non fu jeri? Non fu jeri?” – il tempo si dissolve, la nostalgia diventa domanda.
✨ Commento finale
“Climene” è una lirica soffusa di nostalgia, sensualità, mistero e morte, tipicamente dannunziana ma già proiettata nel simbolismo europeo.
Il luogo decaduto, la figura femminile onirica e il lessico musicale e pittorico offrono un’esperienza emotiva più che razionale.
Il lettore è immerso in un sogno fragile, fatto di profumi, suoni, ricordi, dove il passato sembra più reale del presente.
💭 È un poema della memoria amorosa, dove la realtà si dissolve nella nebbia del ricordo.
Vuoi anche un confronto con altri testi dannunziani simili? 🌹📜🌟
6.📜 Testo di “Climene”, da Poema paradisiaco di Gabriele D’Annunzio
CLIMENE.
Nel giardino, che al tempo dei granduchi
moderavan le stridule cesoje,
ora non altro per le lunghe noie
del giorno s’ode che il ronzar dei fuchi.
Tacciono le fontane un tempo vive, 5
che ridean tutte vive di zampilli.
Non altro s’ode che il cantar dei grilli
eguale e roco, ne le sere estive.
Chiudon la tromba del Tritone arguto
i licheni ed i muschi verdegialli. 10
Nettuno, senza braccia, i suoi cavalli
marini guarda ne la vasca muto.
Grandi urne vuote lungo i balaustri
s’alternan con le statue corrose:
urne d’antica forma, ove le rose 15
fiorivan per virtù di mani industri.
Luce ne l’ombra dei viali il busso
da la foglia polita. Ai luccicori
vaghi sogna quell’erma che gli amori
antichi vide ne l’antico lusso. 20
Ma è l’erma quella che ne l’ombra verde
biancheggia? S’ode un passo nel viale.
Il silenzio è profondo, sepolcrale.
Non il più lieve strepito si perde.
Qual creatura visita il deserto 25
luogo sola? Da qual sepolcro escita?
Da quale esilio torna a questa vita
la donna che ha sì lieve passo incerto?
Viene ella in una lunga veste bianca
di raso, a mille righe violette, 30
d’antica foggia. Il feltro ampio le mette
un’ombra su la faccia un poco stanca.
Chiari come i topazi e lunghi, gli occhi,
come le mandorle: umidi ma d’una
lacrima che non sgorga. Non la luna 35
è così dolce, se un vapor la tocchi.
Ondeggiano sul feltro i nastri ad ogni
passo, e la cipria vola da la nuca
bionda. Ella viene. Par che la conduca
un ricordo nei luoghi, e par che sogni. 40
Mormora a quando a quando un nome: — Alceste.
Si sofferma talvolta, e poi sorride
vagamente. Una foglia secca stride
sul suolo presa all’orlo de la veste.
Mormora: — Non fu jeri? Non fu jeri? 45
Le rose avean l’odor de le mie chiome
per lui. Dov’è? Dov’è, dunque? Il mio nome
era Climene; Alceste il suo. Fu jeri.
🎤Audio Lezioni su Gabriele D’Annunzio del prof. Gaudio
Ascolta “Gabriele D’Annunzio” su Spreaker.