
Impariamo a usare il vocabolario di latino
28 Dicembre 2019
Frase passiva in latino
28 Dicembre 2019“Il mio cuore assetato di infinito” di don Savino Gaudio
Grazie Gesù per avermi scelto e amato ricordandomi tutti i giorni di questi 40 anni: “Che importa all’uomo se prende tutto il mondo e perde se stesso?” o “che darà l’uomo in cambio di sé?”. La vita infatti mi si è presentata subito come qualcosa di bello e misterioso e che volevo scoprire! Così mi sono trovato addosso un grande desiderio di possedere tutto; un cuore assetato di infinito, ma non gli sapevo dare il nome. Quel nome si è manifestato sempre più nel cammino della vita, ma soprattutto si è svelato quando a 23 anni il sorriso e l’abbraccio di un uomo che mi vedeva per la prima volta, me l’hanno fatto vedere: era il servo di Dio Don Luigi Giussani da cui mi aveva portato Angelo Scola che avevo incontrato da pochi mesi. Da quel giorno ho incominciato a scoprire il nome di tutto quello che il mio cuore desiderava: la bellezza, la verità, la giustizia, la gioia di vivere, il bisogno di amare e di essere amati; tutto questo si chiamava Gesù, che aveva fatto tutto per me!
Ma il dono ancora più straordinario è che dal 1972 ad oggi, più sperimentavo la debolezza come San Paolo o il rinnegamento come San Pietro, più diventavo spettatore del miracolo più grande che un uomo – credo – possa sperimentare. Addirittura la debolezza – come dice San Paolo – è perché dimori in me la potenza di Cristo, e il rinnegamento è per farmi accorgere che l’unica domanda a cui rispondere nella vita è: “MA TU MI AMI PIÙ DI COSTORO?”.
E così si è sempre più fatta evidente la mia consistenza che è la stessa che ha ogni uomo. È solo l’incontro con Cristo che fa ritrovare se stessi! Il miracolo è che questo incontro riaccade in me e riaccade in altri, senza che io faccia nulla; e quanto più mi accorgo che accade negli altri, riaccade in me! Così mi capita di stupirmi di quello che Gesù mi fa dire perché un altro è colpito più di me. Così, in questi 40 anni ho verificato la promessa che Gesù aveva fatta quando Pietro domandò: “Ma noi che abbiamo lasciato tutto, che cosa ci guadagniamo? – rispose Gesù – IL CENTUPLO QUAGGIÙ E LA VITA ETERNA”. Come è stato vero per me! Molto più del centuplo in figli nella Fede che sono diventati padri e madri per me, e in padri e madri che sono stati per me guide e maestri!
Tutto ho ricevuto in questi 40 anni ed è giusto festeggiarli perché è stato esattamente così per ciascuno di voi!
“Chi di voi può aggiungere un solo minuto alla sua vita? Eppure anche i capelli del vostro capo sono tutti contati”. Che tenerezza infinita ci avvolge tutti! Ma a volte non ce ne accorgiamo. Per questo vi ringrazio uno per uno perché con la vostra amicizia ricordate a tutto il mondo, a incominciare dai vostri figli, che la vita è una cosa buona, come ci ha ricordato il Santo Padre quando è venuto qui, e che vale la pena dire di sì ad un Altro che ti chiama.
Ed infatti per me in questi 40 intensi anni, ogni SÌ che ho cercato di dire – dopo uno strappo e un grande dolore – mi ha sempre portato una ricchezza di umanità e di santità che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Dal primo e travolgente amore a Baranzate, all’euforia missionaria tra i giovani di Cesano Boscone, alla prima e lunga esperienza di Parroco a Molinazzo di Cormano, alla appassionata missione tra il grande popolo di Dergano, al guizzo di fraternità e bellezza a Brugherio, fino ad arrivare all’abbraccio del popolo di Mezzate.
Quante grazie abbiamo ricevuto! Sì, abbiamo, perché nel corpo di Cristo che siamo, ogni cosa che accade a uno, accade a me e a te.
Ringraziamo tutti quindi la bontà infinita di Dio e ci conceda – con l’aiuto di Maria nostra Madre – di camminare ancora più consapevoli e insieme verso la realizzazione del sogno della giovinezza: GESÙ, TU SEI VITA DELLA MIA VITA, questo sia sempre più l’unico nostro desiderio.
Ci conforti e ci sostenga in tutte le circostanze la promessa che ci ha fatto Gesù: “IO SONO CON VOI PER SEMPRE”.
Omelia Quarantesimo anniversario di Sacerdozio, 24 giugno 2012