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28 Dicembre 2019Analisi e Testo di “Le prime calze di seta” da La casa degli spiriti di Isabel Allende
Il brano tratto da La casa degli spiriti di Isabel Allende è un passaggio delicato e profondamente simbolico, che descrive il passaggio dall’infanzia all’adolescenza di Blanca e l’evolversi del suo rapporto con Pedro Terzo. Attraverso una narrazione lirica e sensibile, Allende esplora temi come la crescita, l’amore, l’identità e le barriere sociali che inevitabilmente influenzano i legami umani.
1. 🌟 Contesto Generale
Il brano si colloca in un momento cruciale della vita di Blanca, quando ella si trasforma da bambina in donna. Questo processo di maturazione è accompagnato da cambiamenti fisici, emotivi e relazionali. Il titolo stesso, “Le prime calze di seta”, evoca l’idea di un ingresso nel mondo adulto, simboleggiato da oggetti che rappresentano femminilità e raffinatezza.
La scena si svolge nella tenuta delle Tre Marie, luogo carico di ricordi d’infanzia per Blanca e Pedro Terzo. È qui che i due protagonisti affrontano per la prima volta le tensioni derivanti dalla loro diversa posizione sociale e dal naturale distacco che accompagna la crescita.
2. 🖼️ Personaggi Principali
Blanca
- Trasformazione Fisica ed Emotiva : Blanca incarna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. I suoi cambiamenti fisici (il petto che si arrotonda, la vita che si assottiglia) riflettono un processo interiore di scoperta di sé stessa come donna. La sua reazione alla fuga di Pedro Terzo rivela la vulnerabilità tipica dei primi amori adolescenziali.
- Sensibilità e Orgoglio : Nonostante il dolore per l’allontanamento di Pedro, Blanca dimostra orgoglio e riservatezza, rifiutandosi di confidarsi con la madre. Questo atteggiamento segna la sua crescente indipendenza.
Pedro Terzo
- Consapevolezza Sociale : Pedro Terzo, pur essendo ancora un ragazzo, mostra una maturità precoce nel riconoscere i limiti imposti dalla società. Sa che il loro amore è destinato a rimanere incompiuto a causa delle differenze di classe.
- Amore Silenzioso : Nonostante la consapevolezza della realtà, Pedro continua ad amare Blanca in modo puro e disinteressato. Il suo gesto di negare il matrimonio futuro è un atto di sacrificio, dettato dalla certezza che non potrà mai stare al suo fianco.
Clara e la Nana
- Figure di Supporto : Clara, con la sua natura eterea e intuitiva, rappresenta un ponte tra il mondo infantile e quello adulto. La sua capacità di percepire le emozioni di Blanca evidenzia il legame empatico tra madre e figlia.
- La Nana : La Nana, invece, incarna la saggezza pratica e la tradizione. È lei che accompagna Blanca nell’acquisto dei primi indumenti femminili, segnando il passaggio formale verso l’età adulta.
3. 🌟 Temi Principali
1. Passaggio dall’Infanzia all’Adolescenza
Il brano ruota attorno al tema della crescita e del cambiamento. Blanca e Pedro Terzo si trovano a navigare tra l’innocenza dell’infanzia e le complessità dell’adolescenza. Questo passaggio è reso tangibile attraverso dettagli come le calze di seta, il vestito da donna e i cambiamenti fisici di Blanca.
2. Amore e Differenze Sociali
L’amore tra Blanca e Pedro Terzo è ostacolato dalle barriere sociali. Mentre Blanca appartiene a una famiglia benestante, Pedro è un figlio di contadini. Questa disparità crea un divario sempre più evidente tra i due, che si manifesta nel loro comportamento e nelle loro interazioni.
3. Identità e Consapevolezza di Sé
Blanca, osservandosi nello specchio, prende coscienza del proprio corpo e del suo nuovo ruolo di donna. Questo momento di introspezione segna un punto di svolta nella sua autopercezione e nella sua comprensione del mondo esterno.
4. Natura e Ciclo della Vita
La scena del parto della puledra baia è carica di simbolismo. Rappresenta il ciclo continuo della vita, il miracolo della nascita e la fragilità dell’esistenza. Questo evento naturale si riflette nei cambiamenti interiori dei protagonisti, sottolineando la connessione tra uomo e natura.
4. 🎭 Stile e Linguaggio
1. Descrizione Lirica
Allende utilizza un linguaggio poetico e immagini vivide per descrivere il paesaggio e le emozioni dei personaggi. Ad esempio, la campagna che “si scrolla la pigrizia della notte” e il sole che “attraversa come sciabolate le cime della cordigliera” creano un’atmosfera onirica e suggestiva.
2. Simbolismo
- Le Calze di Seta : Simboleggiano il passaggio all’età adulta e la perdita dell’innocenza.
- Il Parto della Puledra : Rappresenta il ciclo della vita e l’inevitabilità del cambiamento.
- Lo Specchio : Riflette il momento di introspezione di Blanca, in cui prende coscienza della propria identità.
3. Contrasto tra Innocenza e Consapevolezza
Il testo oscilla tra momenti di innocenza (come quando i due protagonisti giocano insieme come bambini) e momenti di consapevolezza (come quando Blanca si rende conto delle differenze sociali). Questo contrasto enfatizza la tensione tra il desiderio di mantenere l’infanzia e la necessità di abbracciare la maturità.
5. 🌌 Riflessione Finale
“Le prime calze di seta” è un brano che cattura con delicatezza e profondità il momento cruciale del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Attraverso la storia di Blanca e Pedro Terzo, Isabel Allende esplora temi universali come l’amore, l’identità e le barriere sociali. La natura, con i suoi cicli e simboli, funge da sfondo perfetto per raccontare questa storia di crescita e trasformazione.
Riassumendo : 📜 “Le prime calze di seta” di Isabel Allende è un’intensa riflessione sul passaggio all’età adulta, sulle complessità dell’amore e sulle barriere sociali che influenzano i rapporti umani. 🌟
6. 📜 Testo di “Le prime calze di seta” da La casa degli spiriti di Isabel Allende
Per via dell’agitazione costante che regnava nella grande casa dell’angolo, nessuno, tranne la Nana!, si era reso conto che Blanca stava trasformandosi in una donna.
Entrò nell’adolescenza di colpo.
Aveva ereditato dai ‘Trueba il sangue spagnolo e arabo, il portamento signorile, il contegno superbo, la pelle olivastra e gli occhi scuri dei suoi avi mediterranei, ma attenuati dall’eredità della madre, da cui aveva tratto la dolcezza che nessun Trueba aveva mai avuto.
Era una creatura tranquilla che si divertiva da sola, studiava, giocava con le bambole e non dava il minimo segno di propensione naturale per lo spiritismo di sua madre?
O per gli attacchi di rabbia del padre.
La famiglia diceva in tono scherzoso che era l’unica persona normale dopo parecchie generazioni e, davvero, sembrava un prodigio di equilibrio e di serenità.
Verso i tredici anni il suo petto cominciò ad arrotondarsi, la vita ad assottigliarsi, dimagrì e si allungò come una pianta concimata.
La Nana le aveva raccolto i capelli in un nodo, l’aveva accompagnata a comprare il suo primo reggiseno, il suo primo paio di calze di seta, il suo primo vestito da donna e una collezione di salviette nane per quello che lei chiamava la dimostrazione.
Intanto sua madre continuava a far ballare le seggiole per tutta la casa, a suonare Chopin col piano chiuso e a declamare i bellissimi versi senza rima, argomento o logica, di un giovane poeta che aveva accolto in casa, di cui si cominciava a parlare dappertutto, senza che lei notasse i cambiamenti che si producevano in sua figlia, senza vedere la divisa della scuola con le cuciture strappate, senza rendersi conto che la faccia da frutto acerbo si era trasformata in un volto di donna, perché Clara viveva più attenta alla sua aura e ai suoi fluidi, che ai chili e ai centimetri.
Un giorno la vide entrare nella stanza da cucito col suo vestito da passeggio e si meravigliò che quella signorina alta e bruna fosse la sua piccola Blanca.
L’abbracciò, la riempì di baci e le predisse che avrebbe avuto presto le mestruazioni.
«Si sieda che le spiego di cosa si tratta» disse Clara.
«Non si disturbi, mamma, è già quasi un anno che mi vengono tutti i mesi» rise Blanca.
I loro rapporti non subirono grandi cambiamenti con lo sviluppo della ragazza, perché erano basati sui solidi principi della reciproca accettazione e sulla capacità di scherzare insieme di quasi tutte le cose della vita.
Quell’anno l’estate si annunciò presto con un caldo secco e afoso che calò sulla città con un riflesso di brutto sogno, sicché anticiparono di un paio di settimane il viaggio alle Tre Marie.
Come tutti gli anni Blanca aveva aspettato ansiosamente il momento di vedere Pedro Terzo e, come tutti gli anni, scendendo dall’automobile, la prima cosa che fece fu di cercarlo con lo sguardo nel posto di sempre.
Scoprì la sua ombra nascosta sulla soglia della casa e saltò fuori dal veicolo precipitandosi incontro a lui con l’ansia di tanti mesi trascorsi a sognarlo, ma vide che il ragazzo si voltava e scappava via.
Blanca passò tutto il pomeriggio a girare per i luoghi dove si riunivano, chiese di lui, lo chiamò gridando, lo cercò nella casa di Pedro Garcia, il vecchio, e, infine, al cader della notte andò a coricarsi vinta, senza aver mangiato.
Nel suo enorme letto di bronzo, dolente e meravigliata, affondò la faccia nel guanciale e pianse sconsolatamente.
La Nana le portò un bicchiere di latte e miele e indovinò subito la causa della sua angoscia.
«Mi congratulo» disse con un falso sorriso.
«Ormai non hai più l’età per giocare con quel moccioso pieno di pulci.»
Mezz’ora dopo entrò la madre a baciarla e la trovò che singhiozzava gli ultimi singulti di un pianto melodrammatico.
Per un attimo Clara cessò di essere un angelo distratto e si collocò all’altezza dei semplici mortali che a quattordici anni soffrono la prima pena d’amore.
Volle indagare, ma Blanca era molto orgogliosa o già troppo donna e non le diede spiegazioni, sicché Clara si limitò a sedersi un momento sul letto e ad accarezzarla finché non si fu calmata.
Quella notte Blanca dormì male e si svegliò all’alba, circondata dalle ombre della sua grande stanza.
Rimase a guardare i cassettoni del soffitto finché non udì il canto del gallo e allora si alzò, aprì le tende e lasciò che entrassero la dolce luce dell’alba e i primi rumori del mondo.
Si avvicinò allo specchio dell’armadio e si guardò attentamente.
Si tolse la camicia e osservò il proprio corpo per la prima volta nei dettagli, comprendendo che tutti quei cambiamenti erano la causa per cui il suo amico era fuggito.
Si mise gli indumenti vecchi dell’estate precedente, che quasi non le entravano più, e si avvolse in uno scialle e uscì in punta di piedi per non svegliare i familiari.
Fuori, la campagna si scrollava la pigrizia della notte e i primi raggi del sole attraversavano come sciabolate le cime della cordigliera, riscaldando la terra e facendo evaporare la rugiada in una sottile spuma bianca che cancellava il contorno delle cose e trasformava il paesaggio in una visione di sogno.
Blanca cominciò ad andare verso il fiume.
Tutto era ancora calmo, i suoi passi schiacciavano le foglie cadute e i rami secchi, producendo un lieve crepitìo, unico suono in quel vasto spazio addormentato.
Sentì che i filari di pioppi imprecisi, i campi dorati di grano, i lontani monti violacei che si perdevano nel cielo trasparente del mattino erano un antico ricordo nella sua memoria, qualcosa che aveva visto proprio così e che quell’istante l’aveva già vissuto.
Blanca arrivò al fiume e vide l’amico della sua infanzia seduto nel posto dove tante volte si erano dati appuntamento.
In quell’anno Pedro Terzo non era cresciuto come lei, perché era sempre lo stesso bambino magro, panciuto e bruno, con una saggia espressione da vecchio negli occhi neri.
Vedendola si alzò e lei calcolò che era più alta di lui di mezza testa.
Si guardarono sconcertati, sentendo per la prima volta che erano quasi due estranei.
Per un tempo che sembrò infinito, rimasero immobili, abituandosi ai mutamenti e alle nuove distanze, ma in quel momento trillò un passero e tutto fu di nuovo come l’estate precedente.
Tornarono a essere due bambini che corrono, si abbracciano e ridono, cascano in terra, si rotolano, vanno a sbattere contro i sassi mormorando i loro nomi instancabilmente, felici di stare insieme ancora una volta.
Infine si calmarono.
Lei aveva i capelli pieni di foglie secche, che lui le toglieva a una a una.
«Vieni, voglio farti vedere una cosa» disse Pedro Terzo.
La prese per mano.
Camminarono assaporando quel risveglio del mondo, trascinando i piedi nel fango, raccogliendo steli teneri per succhiare la linfa, guardandosi e sorridendosi, senza parlare, finché non giunsero in un campo lontano.
Il sole stava in cima al vulcano, ma il giorno non aveva ancora finito d’installarsi e la terra sbadigliava.
Pedro le fece segno di gettarsi a terra e di stare in silenzio.
Si avvicinarono strisciando a uno sterpeto, vi girarono intorno e allora Blanca la vide.
Era una bellissima puledra baia, che partoriva, sola sulla collina.
I giovani immobili, facendo sì che non si udisse nemmeno il loro respiro, la videro ansimare sforzandosi finché non apparve la testa del puledro e poi, dopo molto tempo, il resto del corpo.
Il piccolo animale cadde a terra e la madre cominciò a leccarlo, lasciandolo pulito e lustro come legno incerato, incoraggiandolo col muso perché provasse ad alzarsi.
Il puledro cercò di mettersi in piedi, ma le sue fragili zampe di neonato gli si piegarono e rimase, abbandonato, a guardare sua madre con aria triste, mentre questa nitriva salutando il sole del mattino.
Blanca sentì la felicità che le scoppiava in petto manifestarsi in lacrime nei suoi occhi.
«Quando sarò grande mi sposerò con te e vivremo qui, alle Tre Marie» disse in un sussurro.
Pedro se ne rimase a guardarla con espressione da vecchio triste e fece segno di no con la testa.
Era ancora molto più bambino di lei, ma sapeva già qual era il suo posto nel mondo.
Sapeva anche che avrebbe amato quella ragazza per tutta la vita, che quell’alba sarebbe rimasta nel suo ricordo e che sarebbe stata l’ultima che avrebbe visto in punto di morte.
Quell’estate la trascorsero tra l’infanzia, che ancora li possedeva, e il risveglio dell’uomo e della donna.
In certi momenti correvano come bambini, facendo svolazzare galline e mettendo in subbuglio le mucche, si saziavano di latte tiepido appena munto che lasciava loro baffi di schiuma, si rubavano il pane uscito dal forno, si arrampicavano sugli alberi per costruire nidi d’amore.
Altre volte si nascondevano nei posti più segreti e fitti del bosco, facevano letti di foglie e giocavano a essere sposati, accarezzandosi fino all’esaurimento.
Non avevano perso l’innocenza di togliersi i vestiti e fare il bagno nudi nel fiume, come avevano sempre fatto, tuffandosi nell’acqua fredda e lasciando che la corrente li trascinasse sulle pietre levigate del fondo.
Ma c’erano cose che ormai non spartivano come prima.
Impararono ad avere vergogna tra loro.
Non gareggiavano più per vedere chi era capace di fare con l’orina la pozzanghera più grande e Blanca non gli parlò di quella materia scura che le macchiava le mutande una volta al mese.
Senza che nessuno gliel’avesse detto capirono che non potevano mostrarsi troppo in confidenza davanti agli altri.
Quando Blanca si metteva i suoi vestiti da signorina e si sedeva la sera sulla terrazza a bere limonata con i suoi familiari, Pedro Terzo la osservava da lontano, senza avvicinarsi.
Cominciarono a nascondersi per i loro giochi.
Smisero di tenersi per mano sotto gli sguardi degli adulti e fecero finta d’ignorarsi per non attrarre la loro attenzione.
La Nana respirò più tranquilla, ma Clara cominciò a osservarli con maggiore attenzione.