
Per un nuovo Manzoni di Pierantonio Frare
28 Dicembre 2019
Ripasso dell’ottocento nella letteratura per l’esame di stato
28 Dicembre 2019Il racconto L’esame di Dino Buzzati è un’opera che mescola elementi di realismo e surrealtà, affrontando temi come il passato irrisolto, il senso di incompiutezza e il confronto con le proprie paure.
1. Risposte alle domande
a) Perché il signor Meneghello ha seguito il maestro lungo un corridoio della scuola?
Il signor Meneghello ha seguito il maestro perché sentiva ripetere il suo cognome e, credendo che stessero cercando suo figlio Carletto, ha attraversato il cortile incuriosito.
b) Cosa ha provocato in Meneghello un senso di stupore e confusione?
Meneghello rimane sbalordito quando, aprendo la porta di un’aula, si trova davanti una commissione d’esame che sembra averlo atteso per anni. Inoltre, riconosce i quattro uomini seduti al tavolo, suscitando in lui un senso di déjà-vu e disorientamento.
c) Per quali motivi il protagonista non aveva completato il suo esame di licenza elementare?
Non aveva potuto terminare l’esame perché era stato richiamato d’urgenza a casa: suo padre stava male e, successivamente, era deceduto. Dopo questo evento, Meneghello non riprese più gli studi.
d) Cosa costituisce per lui un motivo di orgoglio?
Nonostante non abbia mai completato la scuola, Meneghello è riuscito ad avere successo nella vita: la sua ditta di spedizioni, le Messaggerie Meneghello, è ben avviata e potrebbe persino acquistare l’intera scuola.
2. Proseguimento del racconto
Ipotesi di finale:
Il presidente della commissione fissa Meneghello con sguardo severo: «Abbiamo aspettato trentadue anni, ma ora devi sostenere l’esame». Confuso e incredulo, Meneghello prova a protestare: «Ma io… io non sono più un bambino!». «L’età non conta. Un esame lasciato in sospeso resta aperto per sempre» ribatte il professore magro. Senza via di scampo, Meneghello si siede. Vengono poste domande di aritmetica, storia e grammatica, ma lui fatica a rispondere. All’improvviso, un suono di campanella lo risveglia: è Carletto che lo scuote per mano. «Papà, cosa fai qui?». Meneghello si guarda intorno: l’aula è vuota. Si trattava di un sogno? O di un incontro con il passato? Smarrito, esce dalla scuola con il figlio, con una nuova consapevolezza: a volte, il passato torna a chiederci di essere affrontato.
3. Riflessione sul messaggio del racconto
Il racconto di Buzzati affronta il tema delle prove della vita, non solo quelle scolastiche, ma anche quelle personali e professionali. L’esame che Meneghello aveva lasciato in sospeso rappresenta una sfida irrisolta, un nodo del passato che, nonostante il successo raggiunto, continua a perseguitarlo.
Spesso, nella vita, ci troviamo di fronte a ostacoli che preferiremmo evitare o che non siamo riusciti a superare in passato. Tuttavia, come suggerisce la storia, questi eventi non scompaiono, ma rimangono dentro di noi, pronti a riemergere quando meno ce lo aspettiamo. Il racconto ci invita a riflettere sul valore delle sfide e sull’importanza di affrontare le proprie paure per poterle superare definitivamente.
Personalmente, mi è capitato di dover affrontare prove che temevo di non superare, come un esame universitario particolarmente difficile. Inizialmente, il timore di fallire mi aveva portato a rimandarlo più volte. Tuttavia, quando finalmente mi sono preparato con impegno e determinazione, ho capito che la vera difficoltà era nella mia paura, più che nella prova stessa.
Buzzati, con il suo stile surreale, ci insegna che non possiamo sfuggire per sempre ai nostri doveri o ai nostri rimpianti. Prima o poi, il passato torna a bussare, e l’unico modo per liberarsene è affrontarlo.
TESTO DEL RACCONTO L’esame, di Dino Buzzati
Come non faceva quasi mai, Francesco Meneghello, spedizioniere, di 42 anni, andò un pomeriggio a prendere Carletto, il terzo dei suoi figli, che alle quattro e mezza usciva dalla scuola elementare. Lasciata la macchina un pò discosto[1] dall’ingresso, entrò nell’atrio dove si affollavano in attesa una quantità di mamme. In quella scuola aveva studiato pure lui quando era bambino; ma se ne ricordava molto poco. Oltrepassato l’atrio, andò a dare un’occhiata nel cortile, dove una volta facevano ginnastica; adesso era cambiato, vi si stendevano due rettangoli di prato con pochi alberelli striminziti. Dalle vetrate chiuse tutto intorno, filtrava un gran brusio; finita la lezione, i bambini si preparavano ad uscire. In quel mentre, dalla parte opposta del cortile, dove si apriva un lungo androne[2] si udì una voce che chiamava “Meneghello!” » Era un uomo giovane, forse un maestro, che comparve nell’andito e cercando con gli occhi nel cortile ripeté: «Meneghello!» «Cercano mio figlio» lui pensò. «Che gli sia successo qualche cosa?» Sentendosi in certo modo parte in causa[3], attraversò a passi rapidi il cortile, benché sapesse che era proibito, e andò a vedere. Fece in tempo a scorgere il maestro che si allontanava per un lungo corridoio, sempre chiamando ad alta voce «Meneghello». Affrettò il passo per raggiungerlo. Ma giunto in fondo il maestro entrò in un’aula. Come fu dinanzi a questa porta, Meneghello ebbe una curiosa rimembranza[4]. Proprio là dentro (se ne sovvenne[5] all’improvviso) egli aveva dato l’esame di licenza elementare[6]: un esame però rimasto a mezzo. Ora se ne ricordava chiaramente: si era appena seduto dinanzi al tavolo della commissione che da casa era venuto uno a chiamarlo perché suo padre stava male. In seguito le sue memorie si perdevano. Certo quella era stata l’ultima sua prova scolastica. Suo papà era morto, lui non aveva più studiato né ritentato mai l’esame. Anche senza licenza elementare aveva però saputo fare strada. Le «Messaggerie[7] Meneghello», oggi, contavano qualcosa, senza sforzo egli avrebbe potuto comprare in blocco l’intera scuola, compresi i banchi, le maestre, i maestri, i bidelli e il direttore. «Che il mio Carletto sia in quest’aula?» si domandò poiché non sentiva più gridare il suo cognome. Incuriosito, aprì un poco il battente, guardò dentro e rimase a bocca aperta. Alla luce fredda di una lampadina elettrica che pendeva dal soffitto (scesa la sera, il resto dell’aula era nell’ombra) quattro uomini di diversa età sedevano a un lungo tavolo, in attesa, con registri, libri, fogli bianchi; dall’altra parte del tavolo, di fronte, c’era una sedia vuota. Il classico apparato per gli esami. «Che strano» egli pensò, «io li ho già visti questi quattro, seduti proprio come adesso, io ho già vissuto tale e quale l’attimo che sto vivendo ora.» E cercava di sbrogliare la confusione che si sentiva in testa. Ma i quattro si erano voltati tutti insieme e adesso l’osservavano in silenzio. Finché il più anziano, un tipo sui cinquant’anni con i baffi, la faccia rossa e gonfia, batté sul tavolo con l’estremità di una matita. E «Avanti, Meneghello» disse. «Finalmente!» «Finalmente!» ripeté un altro dei quattro, piccolo, con gli occhiali, l’aria dispettosa e una cravattina verde a farfalla. «Avanti, avanti!» «Finalmente» ripeté un terzo, magro e pallido […]. «Trentadue anni… ma finalmente eccoti qui! …» […]
«Su, dunque siediti» fece il professore grasso che sembrava il presidente. E sfogliava intanto un suo quaderno. Meneghello obbedì meccanicamente senza curarsi di spolverare il piano della sedia; tanto era sbalordito. «Ma io…» balbettò, […].
Dino Buzzati, L’esame, in I maestri del racconto, a cura di Marco Cazzavillan, Arnoldo Mondadori, 1996
Rispondi brevemente e con parole tue alle seguenti domande:
- a) Perché il signor Meneghello ha seguito il maestro lungo un corridoio della scuola?
- b) Cosa ha provocato in Meneghello un senso di stupore e confusione?
- c) Per quali motivi il protagonista non aveva completato il suo esame di licenza elementare?
- d) Cosa costituisce per lui un motivo di orgoglio?
- Scegli uno dei due seguenti esercizi (150 parole):
- a) Inventa un possibile finale del racconto.
- b) Immagina cosa dirà il signor Meneghello ai quattro insegnanti seduti davanti a lui.
3. Affrontare una prova, non solo scolastica, è sempre difficile. Rifletti sul messaggio del testo che hai appena letto ed esprimi, anche sulla base di esperienze personali, le tue opinioni in proposito. (200 – 250 parole)[1] un po’ discosto: un po’ lontano.
[2] androne: grande locale che mette in comunicazione il cortile con le aule.
[3] sentendosi… in causa: pensando che la cosa lo riguardasse.
[4] rimembranza: ricordo.
[5] se ne sovvenne: se ne ricordò.
[6] licenza elementare: diploma ottenuto dopo avere superato l’esame conclusivo della scuola elementare.
[7] messaggerie: ditta che si occupa del trasporto e della distribuzione di merci.