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28 Dicembre 2019
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28 Dicembre 2019“La leggenda della pittura” è un racconto dello scrittore francese Michel Tournier, incluso nella raccolta “Mezzanotte d’amore” (“Le Médianoche amoureux”) pubblicata nel 1989.
In questo racconto, Tournier esplora temi legati all’arte e alla creatività, utilizzando la forma della leggenda per offrire una riflessione profonda sul ruolo dell’artista e sull’essenza della pittura.
Infatti, il racconto utilizzi una complessa struttura narrativa a incastro, con storie contenute all’interno di altre storie.
- Si introduce la cornice principale di una coppia in crisi che invita amici a cena prima di separarsi, chiedendo a ognuno di raccontare una storia. Una delle storie narrate è quella di un amico di Pierre, il quale a sua volta
- racconta una parabola sul confronto tra due pittori, uno cinese e uno greco. L’episodio culmina con il pittore greco che vince utilizzando uno specchio per riflettere l’opera del rivale, includendo così il pubblico nella scena.
La favola che dà il nome al racconto, quindi, quella raccontata da Pierre è la vera Leggenda della pittura , cioè una parabola che racconta la storia di due artisti chiamati a decorare i muri della sala d’onore del palazzo di un califfo di Baghdad.
Il primo artista, un cinese, dipinge un giardino paradisiaco ricco di dettagli naturali e colori vivaci.
Il secondo artista, un greco, invece di dipingere, installa uno specchio che riflette il giardino del cinese, ma con una differenza fondamentale: nello specchio compaiono le persone della corte, che si muovono e interagiscono con l’ambiente, rendendo l’opera più viva e partecipativa. Alla fine, il greco viene dichiarato vincitore, perché la sua opera non solo riflette la bellezza del giardino dipinto dal cinese, ma aggiunge un elemento essenziale: la presenza umana.
Analisi
- Dualità tra creazione e comunicazione
La storia può essere letta come una metafora della complementarità tra “creazione” e “comunicazione”. Il cinese rappresenta l’artista creativo, capace di produrre un’opera autonoma e completa. Il greco, invece, incarna il ruolo dell’innovatore tecnologico o del mediatore culturale, che trasforma l’opera originale in qualcosa di nuovo attraverso lo specchio: un dispositivo che non crea nulla di suo, ma amplifica e valorizza ciò che già esiste, coinvolgendo attivamente gli spettatori. - Il ruolo dello specchio
Lo specchio è un simbolo centrale della storia. Non è solo uno strumento di riflessione visiva, ma anche un mezzo per rivelare la relazione tra arte e osservatore. L’arte del cinese, pur bellissima, rimane statica e distante. Lo specchio del greco, invece, restituisce ai fruitori la loro immagine proiettata nell’opera, rendendoli parte integrante di essa. Questo suggerisce che l’arte trova il suo compimento solo quando entra in dialogo con chi la guarda. - Tradizione vs innovazione
Il cinese rappresenta la tradizione: un artista radicato nella sua cultura e nella sua terra, che produce un’opera fedele alla sua visione personale. Il greco, invece, incarna l’innovazione: un uomo cosmopolita, esperto in diverse discipline, che utilizza un approccio tecnologico (lo specchio) per trasformare l’arte in un’esperienza collettiva. La vittoria del greco suggerisce che l’innovazione, se ben integrata con la tradizione, può portare a risultati superiori. - L’importanza del pubblico
La presenza della folla nello specchio sottolinea il ruolo cruciale del pubblico nell’arte. Senza spettatori, l’opera resta incompleta, priva di quella dimensione di scambio e partecipazione che ne amplifica il significato. Il greco dimostra che l’arte non è solo una questione di estetica, ma anche di relazione sociale.
Commento
La leggenda della pittura è una riflessione profonda sul valore dell’arte e sulle sue molteplici dimensioni. Michel Tournier, attraverso questa parabola, esplora temi universali come la dialettica tra originalità e riproduzione, tra isolamento creativo e condivisione collettiva. Il racconto invita a riflettere su come l’arte possa essere al contempo un atto individuale di espressione e un ponte verso gli altri.
Un aspetto interessante è il modo in cui Tournier integra elementi culturali diversi – il cinese come simbolo della tradizione orientale, il greco come rappresentante dell’Occidente razionale e tecnologico – per mostrare come entrambi contribuiscano al progresso artistico. La vittoria del greco non sminuisce il talento del cinese; anzi, la sua opera diventa indispensabile per il successo finale. Questo suggerisce che ogni forma di espressione ha un valore intrinseco, ma che l’arte raggiunge il suo apice quando riesce a coinvolgere attivamente il pubblico.
Inoltre, il racconto può essere letto come una metafora della modernità. Nell’epoca della digitalizzazione e della globalizzazione, il ruolo degli artisti sta cambiando: non basta più creare opere statiche, ma occorre trovare modi nuovi per renderle accessibili e significative per un pubblico sempre più vasto. Lo specchio del greco anticipa, in un certo senso, le tecnologie moderne che permettono di diffondere l’arte su scala globale, trasformandola in un’esperienza condivisa.
Infine, la storia ci ricorda che l’arte non è mai fine a se stessa. Essa acquista senso solo quando entra in relazione con chi la osserva, quando suscita emozioni, riflessioni e connessioni. Senza questo dialogo, anche la creazione più sublime rischia di rimanere sterile, un oggetto inerte privo di vita.
Conclusioni
La leggenda della pittura è un racconto che va oltre la semplice narrazione di una gara artistica. È una riflessione filosofica sull’essenza dell’arte, sul rapporto tra creatore e fruitore, e sul ruolo della tecnologia nel mediare queste relazioni. Attraverso la contrapposizione tra il cinese e il greco, Tournier celebra l’unità dinamica tra tradizione e innovazione, tra solitudine creativa e partecipazione collettiva, invitandoci a vedere l’arte come un ponte tra mondi diversi.
📖 La leggenda della pittura (traduzione in italiano)
La leggenda della pittura
Pierre e io siamo nati lo stesso anno, nello stesso villaggio. Abbiamo imparato a leggere e scrivere nella stessa scuola. Ma è lì che i nostri destini hanno cominciato a divergere. Mentre Pierre eccelleva in matematica, si appassionava alla chimica e vinceva tutti i premi in fisica, per me contavano solo la letteratura, la poesia e, più tardi, la filosofia.
A vent’anni, Pierre emigrò. Io rimasi nel villaggio, nella casa secolare dei miei antenati. Non vedevo più il mio amico d’infanzia, ma ne avevo notizie dai suoi genitori, che erano rimasti miei vicini. Era negli Stati Uniti. Aveva studiato elettricità, elettronica e informatica. Occupava, si diceva, un posto importante in una società di computer.
Sentivo Pierre allontanarsi da me man mano che progrediva nella sua vocazione. Io scrivevo racconti e leggende che attingevano alle fonti della tradizione popolare. Mi sembrava che solo la vicinanza dei boschi e dei campi della mia infanzia potesse nutrire la mia ispirazione di narratore. Più il mio arte si arricchiva, più mi radicavo nella mia terra natia.
Un giorno, improvvisamente, Pierre riapparve. Suonò alla mia porta e si gettò tra le mie braccia. Era cambiato appena. Nonostante la distanza, aveva seguito i miei lavori. Non c’era un mio libro che non avesse letto e riletto. E mi portava una proposta fantastica. La sua azienda aveva appena sviluppato un sistema di codifica internazionale. Qualsiasi programma poteva essere registrato in un volume minimo e diventava accessibile a una moltitudine di decodifiche in lingue diverse. Mi propose di diventare il primo scrittore al mondo a beneficiare di questo sistema. Se avessi accettato, tutta la mia opera sarebbe stata digitalizzata e poi decifrata nei centotrenta paesi attualmente dotati di un terminale appropriato. I miei libri avrebbero così conosciuto una diffusione prodigiosa, paragonabile a quella della Bibbia e del Corano.
Il progetto di Pierre mi entusiasmò.
— Io sono un uomo della comunicazione, mi disse. Tu sei un uomo della creazione. La comunicazione ha senso solo per il messaggio che veicola. Senza di te, io non sarei nulla.
— Non essere troppo modesto, gli risposi a mia volta. La creazione non può fare a meno del raggio di luce. Non aspiro né alla gloria, né alla fortuna. Ma ho bisogno di essere letto. Che cos’è un musicista che non viene suonato, un drammaturgo senza teatro? La comunicazione aggiunge alla creazione una vita innumerevole e imprevedibile senza la quale essa è solo un oggetto inerte.
E poiché riesco a esprimermi bene solo come narratore, gli raccontai una parabola del saggio derviscio Algazel, più giustamente chiamato Rhazali o Ghazali, un po’ adattata a modo mio, come è lecito fare nella tradizione orale.
C’era una volta un califfo di Baghdad…
Un califfo di Baghdad voleva decorare i due muri della sala d’onore del suo palazzo. Fece venire due artisti: uno dell’Oriente, l’altro dell’Occidente. Il primo era un famoso pittore cinese che non aveva mai lasciato la sua provincia. Il secondo, un greco, aveva visitato tutte le nazioni e parlava apparentemente tutte le lingue. Non era solo un pittore. Era anche versato in astronomia, fisica, chimica e architettura.
Il califfo spiegò loro il suo progetto e affidò a ciascuno uno dei muri della sala d’onore.
— Quando avrete finito, disse, la corte si riunirà in gran pompa. Esaminerà e confronterà le vostre opere, e quella che sarà giudicata la più bella varrà al suo autore una ricompensa immensa.
Poi, rivolgendosi al greco, gli chiese quanto tempo gli sarebbe servito per completare il suo affresco. E misteriosamente, il greco rispose: « Quando il mio collega cinese avrà finito, avrò finito anch’io. »
Allora il califfo interrogò il cinese, il quale chiese tre mesi di tempo.
— Bene, disse il califfo. Farò dividere la stanza in due con una tenda in modo che non vi disturbiate, e ci rivedremo tra tre mesi.
I tre mesi passarono, e il califfo convocò i due pittori. Rivolgendosi al greco, gli chiese: « Hai finito? » E misteriosamente, il greco rispose: « Se il mio collega cinese ha finito, ho finito anch’io. » Allora il califfo interrogò a sua volta il cinese, che rispose: « Ho finito. »
La corte si riunì due giorni dopo e si diresse in grande apparato verso la sala d’onore per giudicare e confrontare le due opere. Era un corteo magnifico dove non si vedevano che abiti ricamati, pennacchi di piume, gioielli d’oro, armi cesellate. Tutti si radunarono prima davanti al muro dipinto dal cinese. Non si sentirono che grida di ammirazione. L’affresco rappresentava infatti un giardino da sogno pieno di alberi fioriti, con piccoli laghi a forma di fagiolo attraversati da graziose passerelle. Una visione paradisiaca di cui non ci si stancava di riempirsi gli occhi. Così grande era l’incanto che alcuni volevano dichiarare subito il cinese vincitore del concorso, senza nemmeno guardare l’opera del greco.
Ma presto, il califfo fece tirare la tenda che divideva la stanza in due, e la folla si voltò. La folla si voltò e lasciò sfuggire un’esclamazione di meraviglia stupefatta. Cosa aveva fatto il greco? Non aveva dipinto nulla. Si era limitato a installare un grande specchio che partiva dal pavimento e arrivava fino al soffitto. E naturalmente, quello specchio rifletteva il giardino del cinese nei minimi dettagli. Ma allora, direte voi, in cosa quell’immagine era più bella e commovente del modello originale? È che il giardino del cinese era deserto e privo di abitanti, mentre, nel giardino del greco, si vedeva una folla magnifica con abiti ricamati, pennacchi di piume, gioielli d’oro e armi cesellate. E tutte queste persone si muovevano, gesticolavano e si riconoscevano con entusiasmo.
All’unanimità, il greco fu dichiarato vincitore del concorso.
🔎 Personaggi
- Il Narratore: Un uomo che fin dalla giovinezza ha mostrato interesse per la letteratura, la poesia e la filosofia. È rimasto nel suo villaggio natale dedicandosi alla scrittura di racconti e leggende ispirate alla tradizione popolare. È un amico d’infanzia di Pierre e riflette sul rapporto tra creazione artistica e comunicazione.
- Pierre: Amico d’infanzia del narratore. Brillante negli studi scientifici (matematica, chimica, fisica), si è trasferito negli Stati Uniti all’età di vent’anni dove ha studiato elettricità, elettronica e informatica. Ha una posizione importante in un’azienda di computer e sviluppa un rivoluzionario sistema di codifica internazionale. Nonostante la distanza, segue l’opera letteraria dell’amico e gli propone di sfruttare la sua invenzione per diffondere i suoi libri a livello globale.
- Il Califfa di Baghdad: Un sovrano che desidera abbellire il suo palazzo e commissiona a due artisti la decorazione delle pareti della sala d’onore, istituendo un concorso per scegliere l’opera migliore.
- Il Pittore Cinese: Un artista orientale celebre, che non ha mai lasciato la sua provincia. Realizza una splendida fresche raffigurante un giardino paradisiaco.
- Il Pittore Greco: Un artista occidentale che ha viaggiato in molte nazioni e possiede competenze in diverse discipline scientifiche oltre alla pittura (astronomia, fisica, chimica, architettura). Invece di dipingere, installa un grande specchio che riflette l’opera del pittore cinese, includendo la corte e creando un’immagine dinamica e coinvolgente che viene giudicata superiore.
- Algazel (Rhazali/Ghazali): Un saggio derviscio di cui il narratore racconta una parabola (rielaborata a suo modo) per illustrare il suo pensiero sulla relazione tra creazione e diffusione.
🔎 FAQ (domande e risposte) sul racconto
1. Qual è il contrasto fondamentale tra i due amici d’infanzia descritti nel testo e come influenza le loro vite?
Il narratore e Pierre, pur essendo nati nello stesso luogo e avendo ricevuto la stessa istruzione iniziale, sviluppano interessi diametralmente opposti. Il narratore si dedica alla letteratura, alla poesia e alla filosofia, rimanendo legato alle tradizioni e al suo villaggio natale come fonte d’ispirazione. Pierre, invece, eccelle nelle scienze, si trasferisce negli Stati Uniti e lavora nel campo dell’informatica. Questa divergenza di interessi e di percorso di vita porta a un allontanamento, simboleggiando la separazione tra la creazione artistica radicata nella tradizione e l’innovazione tecnologica proiettata verso il futuro.
2. Nonostante la distanza e i diversi percorsi, cosa riavvicina Pierre al narratore?
Nonostante la loro separazione geografica e professionale, Pierre segue da lontano il lavoro letterario del narratore, leggendo e rileggendo tutti i suoi libri. È l’apprezzamento per l’opera creativa dell’amico che lo spinge a tornare e a proporgli un progetto rivoluzionario basato su una nuova tecnologia di codifica internazionale sviluppata dalla sua azienda.
3. Qual è la proposta che Pierre fa al narratore e quale impatto avrebbe sull’opera di quest’ultimo?
Pierre propone al narratore di diventare il primo scrittore al mondo a beneficiare di un nuovo sistema di codifica che permetterebbe di digitalizzare e tradurre le sue opere in numerose lingue, rendendole accessibili in 130 paesi dotati di terminali appropriati. Questa proposta mira a garantire una diffusione prodigiosa dei libri del narratore, paragonabile a quella di testi sacri come la Bibbia e il Corano.
4. Come reagisce il narratore alla proposta di Pierre e quali sono le sue riflessioni sul rapporto tra creazione e comunicazione?
Il narratore accoglie con entusiasmo la proposta di Pierre. Attraverso un dialogo tra i due amici, emerge una riflessione sul legame inscindibile tra creazione e comunicazione. Pierre riconosce che la comunicazione trova la sua giustificazione nel messaggio che veicola, sottolineando il ruolo fondamentale del creatore. Il narratore, a sua volta, ammette la necessità di essere letto, paragonando un’opera non fruita a un musicista non ascoltato o a un testo teatrale non rappresentato. La comunicazione viene vista come un elemento che aggiunge vita e imprevedibilità alla creazione, altrimenti destinata a rimanere inerte.
5. Qual è la parabola del saggio derviscio Algazel (Rhazali/Ghazali) raccontata dal narratore e qual è il suo significato?
Il narratore racconta una parabola rielaborata di un califfo di Baghdad che commissiona a due artisti, uno cinese e uno greco, la decorazione delle pareti di una sala d’onore. Il pittore cinese realizza un magnifico giardino paradisiaco. Il pittore greco, invece di dipingere, allestisce un grande specchio che riflette l’opera del cinese, aggiungendo però la presenza animata e festante della corte del califfo. Il significato della parabola risiede nel fatto che la creazione (il giardino del cinese) acquista un valore aggiunto e una nuova dimensione attraverso la sua riflessione e la sua interazione con il pubblico (la corte riflessa nello specchio del greco). La comunicazione, in questo senso, non è una semplice riproduzione, ma un arricchimento che coinvolge e vivifica l’opera.
6. Cosa rappresenta l’opera del pittore cinese nella parabola?
L’opera del pittore cinese rappresenta la creazione pura, l’ideazione di un mondo ideale e compiuto nella sua bellezza intrinseca. È l’espressione artistica che nasce dall’immaginazione e dalla maestria tecnica, ma che in sé stessa rimane potenzialmente isolata e priva di interazione con un pubblico.
7. Cosa rappresenta l’opera del pittore greco nella parabola e perché viene giudicata vincitrice?
L’opera del pittore greco rappresenta l’importanza della comunicazione e del pubblico nella fruizione e nella valorizzazione dell’arte. Il suo specchio non si limita a riflettere l’opera del cinese, ma la contestualizza e la rende viva attraverso la presenza dinamica degli spettatori. Viene giudicata vincitrice perché dimostra come la creazione possa acquisire un significato più profondo e coinvolgente quando entra in relazione con chi la osserva e la vive. L’elemento umano e la sua interazione con l’opera sono ciò che conferiscono un valore superiore.
8. Qual è il messaggio principale che emerge dal confronto tra la storia del narratore e Pierre e la parabola dei due pittori?
Il messaggio principale è che la creazione e la comunicazione sono due forze interdipendenti e complementari. La creazione ha bisogno della comunicazione per raggiungere il suo pieno potenziale e per avere un impatto sul mondo. La comunicazione, a sua volta, si nutre della ricchezza e del significato veicolati dalla creazione. L’innovazione tecnologica (rappresentata da Pierre e dal sistema di codifica) può amplificare enormemente la portata della creazione artistica (l’opera del narratore e il giardino del cinese), ma è l’interazione con il pubblico (riflessa nella corte del califfo) che ne determina in ultima analisi il valore e il significato più profondo.
📖 La légende de la peinture (texte original en français)
Pierre et moi, nous sommes nés la même année, dans le même village. Nous avons appris à lire et à écrire dans la même école. Mais c’est là que nos destins ont commencé à diverger. Alors que Pierre excellait en mathématiques, se passionnait pour la chimie et remportait tous les prix en physique, pour moi seules comptaient la littérature, la poésie et, plus tard, la philosophie.
Dès l’âge de vingt ans, Pierre s’expatria. Moi, je restai au village, dans la maison séculaire de mes ancêtres. Je ne voyais plus mon ami d’enfance, mais j’en avais des nouvelles par ses parents, demeurés mes voisins. Il était aux États-Unis. Il avait fait des études d’électricité, d’électronique et d’informatique. Il occupait, disait-on, un poste important dans une firme d’ordinateurs.
Je sentais Pierre s’éloigner de moi à mesure qu’il progressait selon sa vocation. J’écrivais des récits et des légendes qui s’abreuvaient aux sources de la tradition populaire. Il me semblait que seule la proximité des bois et des champs de mon enfance pourrait nourrir mon inspiration de conteur. Plus mon art s’enrichissait, plus je m’enracinais dans ma terre natale.
Un jour, brusquement, Pierre réapparut. Il sonna à ma porte et se jeta dans mes bras. Il avait à peine changé. Malgré la distance, il avait suivi mes travaux. Pas un de mes livres qu’il n’eût lu et relu. Et il m’apportait une proposition fantastique. Sa firme venait de mettre au point un système de codage international. N’importe quel programme pouvait être enregistré sous un volume infime, et devenait accessible à une multitude de décodages en langues diverses. Il me proposait de devenir le premier écrivain au monde à profiter de ce système. Si j’en étais d’accord, toute mon œuvre serait mise sur ordinateur, et déchiffrée ensuite dans les cent trente pays actuellement pourvus d’un terminal approprié. Mes livres connaîtraient ainsi une prodigieuse diffusion, comparable à celle de la Bible et du Coran.
Le projet de Pierre m’enthousiasma.
— Je suis un homme de communication, me dit-il. Tu es un homme de création. La communication ne se justifie que par le message qu’elle véhicule. Sans toi, je ne serais rien.
— Ne sois pas trop modeste, lui répondis-je à mon tour. La création ne peut se passer de rayonnement. Je n’aspire ni à la gloire, ni à la fortune. Mais j’ai besoin d’être lu. Qu’est-ce qu’un musicien qui n’est pas joué, un auteur dramatique sans théâtre ? La communication ajoute à la création une vie innombrable et imprévisible sans laquelle elle n’est qu’un objet inerte.
Et comme je ne m’exprime bien qu’en conteur, je lui contai une parabole du sage derviche Algazel, plus justement appelé Rhazali ou Ghazali, un peu arrangée à ma manière, comme il est loisible de le faire dans la tradition orale.
Il était une fois un calife de Bagdad…
Un calife de Bagdad voulait décorer les deux murs de la salle d’honneur de son palais. Il fit venir deux artistes : l’un d’Orient, l’autre d’Occident. Le premier était un célèbre peintre chinois qui n’avait jamais quitté sa province. Le second, un Grec, avait visité toutes les nations, et parlait apparemment toutes les langues. Ce n’était pas qu’un peintre. Il était également versé dans l’astronomie, la physique, la chimie et l’architecture.
Le calife leur expliqua son projet et confia à chacun l’un des murs de la salle d’honneur.
— Quand vous aurez terminé, dit-il, la cour se réunira en grande pompe. Elle examinera et comparera vos œuvres, et celle qui sera jugée la plus belle vaudra à son auteur une immense récompense.
Puis, se tournant vers le Grec, il lui demanda combien de temps il lui faudrait pour achever sa fresque. Et mystérieusement, le Grec répondit : « Quand mon confrère chinois aura terminé, j’aurai terminé. »
Alors, le calife interrogea le Chinois, lequel demanda un délai de trois mois.
— Bien, dit le calife. Je vais faire diviser la pièce en deux par un rideau afin que vous ne vous gêniez pas, et nous nous reverrons dans trois mois.
Les trois mois passèrent, et le calife convoqua les deux peintres. Se tournant vers le Grec, il lui demanda : « As-tu terminé ? » Et mystérieusement, le Grec lui répondit : « Si mon confrère chinois a terminé, j’ai terminé. » Alors, le calife interrogea à son tour le Chinois, qui répondit : « J’ai terminé. »
La cour se réunit le surlendemain et se dirigea en grand arroi vers la salle d’honneur afin de juger et comparer les deux œuvres. C’était un cortège magnifique où l’on ne voyait que robes brodées, panaches de plumes, bijoux d’or, armes ciselées. Tout le monde se rassembla d’abord du côté du mur peint par le Chinois. Ce ne fut alors qu’un cri d’admiration. La fresque figurait en effet un jardin de rêve planté d’arbres en fleurs avec des petits lacs en forme de haricot qu’enjambaient de gracieuses passerelles. Une vision paradisiaque dont on ne se lassait pas de s’emplir les yeux. Si grand était l’enchantement que certains voulaient qu’on déclarât le Chinois vainqueur du concours, sans même jeter un coup d’œil à l’œuvre du Grec.
Mais bientôt, le calife fit tirer le rideau qui séparait la pièce en deux, et la foule se retourna. La foule se retourna et laissa échapper une exclamation de stupeur émerveillée. Qu’avait donc fait le Grec? Il n’avait rien peint du tout. Il s’était contenté d’établir un vaste miroir qui partait du sol et montait jusqu’au plafond. Et bien entendu, ce miroir reflétait le jardin du Chinois dans ses moindres détails. Mais alors, direz-vous, en quoi cette image était-elle plus belle et plus émouvante que son modèle ? C’est que le jardin du Chinois était désert et vide d’habitants, alors que, dans le jardin du Grec, on voyait une foule magnifique avec des robes brodées, des panaches de plumes, des bijoux d’or et des armes ciselées. Et tous ces gens bougeaient, gesticulaient et se reconnaissaient avec ravissement.
À l’unanimité, le Grec fut déclaré vainqueur du concours.
A puro titolo di esempio, un commento:
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Bel video su “La leggenda della pittura” da Mezzanotte d’amore, di Michel Tournier
Teo
Lezioni del prof. Luigi Gaudio
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VIDEO “La leggenda della pittura” da Mezzanotte d’amore, di Michel Tournier, videolezione scolastica di Luigi Gaudio su youtube
Audio Lezioni sulla Narrativa e testo narrativo del prof. Gaudio
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