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28 Dicembre 2019📜 Testo, Analisi e Commento del brano dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi (19 aprile 1826) 📜
🔎 Parafrasi e Sintesi
Leopardi, con un’immagine apparentemente serena di un giardino primaverile, ci svela una visione tragica dell’esistenza. Dietro la bellezza della natura si cela un’infinita sofferenza: ogni pianta, ogni fiore, ogni creatura è colpita da dolori e ferite inflitte dalla natura stessa o da altri esseri viventi.
🌱 La rosa è bruciata dal sole che l’ha fatta nascere.
🐝 Il giglio è violato dalle api.
🐜 Gli alberi sono assediati da formiche, bruchi e zanzare.
🌬️ Il vento spezza i rami, le foglie vengono strappate.
👣 Persino l’uomo, passeggiando o lavorando nel giardino, strazia le piante.
Leopardi ci mostra un giardino di sofferenza universale: nessuna creatura sfugge al dolore e al danno, e questa legge vale per tutto il creato, non solo per l’uomo.
🖋 Analisi del Testo
Stile e linguaggio:
- Realismo crudo e concreto: Leopardi descrive minuziosamente ogni forma di sofferenza delle piante, umanizzandole con termini come “offese”, “ferite”, “cruciate”.
- Lessico scientifico e poetico: utilizza il termine francese souffrance per dare maggiore impatto alla parola “sofferenza”.
- Progressione drammatica: la descrizione si amplia dai singoli fiori all’intero giardino, fino a coinvolgere l’uomo e il cosmo.
Figure retoriche:
- Allegoria 🌍: il giardino rappresenta il mondo intero e la condizione universale del vivere.
- Personificazione 🌸: fiori e piante vengono trattati come esseri senzienti che soffrono e patiscono.
- Antitesi 😔🌷: il contrasto tra la bellezza del giardino e la realtà di dolore che nasconde.
🎭 Tematiche principali
- Pessimismo cosmico: la sofferenza non riguarda solo l’uomo, ma tutte le creature, gli esseri viventi e l’intero universo.
- Natura matrigna 🌿❌: la natura crea la vita ma allo stesso tempo condanna ogni creatura alla sofferenza e alla morte.
- Condizione esistenziale dell’uomo: come le piante, anche l’uomo è destinato alla sofferenza, vittima di un’esistenza crudele e inevitabile.
- Paradosso della vita: l’uomo desidera vivere pur sapendo che la vita stessa è dolore.
💭 Commento
Questo passo dello Zibaldone è uno dei più emblematici della filosofia leopardiana: l’infelicità è legge universale. Leopardi, partendo da una scena apparentemente idilliaca, ci accompagna in un viaggio doloroso attraverso le pieghe della realtà.
La metafora del giardino 🌿 diventa potente: ogni elemento naturale è esposto a una sofferenza inevitabile, fino alla distruzione. Nessuno si salva, neppure l’uomo, che non fa che aggiungere sofferenza calpestando e ferendo ciò che lo circonda.
Non c’è possibilità di redenzione o consolazione: la sofferenza è radicata nell’essenza stessa dell’esistere. Tuttavia, Leopardi non rinuncia a osservare tutto con una lucidità disarmante, quasi con pietà verso ogni forma di vita.
👉 In questo quadro tragico, l’uomo appare piccolo ma consapevole, e proprio questa consapevolezza lo rende unico nella sua sofferenza.
🌱 Conclusione
Il giardino leopardiano non è il luogo della vita e della rinascita, ma uno spazio di dolore dove la bellezza è solo apparente e il destino è scritto nella materia stessa delle cose. Questa visione anticipa la grande riflessione esistenziale moderna sulla condizione umana e sull’ineluttabilità della sofferenza.
Una lezione amara ma profondamente vera, ancora oggi.
[…] Non solo gli uomini, ma l’intero genere umano è stato e sarà sempre infelice per necessità. Non solo il genere umano, ma tutti gli animali. Non solo gli animali, ma tutti gli esseri viventi, ciascuno a suo modo. Non solo gli individui, ma anche le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Entrate in un giardino pieno di piante, erbe e fiori. Sia pure quanto volete radioso e rigoglioso. Sia pure nella stagione più mite dell’anno. Non potrete volgere lo sguardo in alcuna direzione senza trovarvi di fronte al patimento. Tutta quella famiglia di vegetali si trova in uno stato di sofferenza, alcuni individui più, altri meno.
Là, quella rosa è offesa dal sole, che pure le ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là, quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili e vitali. Il dolce miele non viene fabbricato dalle industriose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza una spietata distruzione di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, mosche, lumache o zanzare. Questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco o nelle radici. Quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è rosicchiato, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti.
Quella pianta soffre per il troppo caldo, questa per il troppo freddo; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce disagio e incontra ostacoli nel crescere o nell’estendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, oppure si affatica e stenta per raggiungere un sostegno. In tutto il giardino non troverete una sola pianticella in perfetto stato di salute.
Qui un ramoscello è spezzato, sia dal vento sia dal proprio peso; là un leggero zeffiro strappa via un fiore, portandosi via un petalo, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta. Intanto voi, camminando, straziate le erbe sotto i vostri passi: le schiacciate, le ammacchiate, ne spremete il sangue, le rompete, le uccidete. Quella fanciulla sensibile e gentile va dolcemente strappando e spezzando steli. Il giardiniere va saggiamente tagliando membra sensibili, con le unghie o col ferro.
In Tutte le opere , a cura di F. Flora, Mondadori, Milano, 1961
NOTA FINALE Come abbiamo visto, questo testo, noto come “Un giardino di sofferenza” , è una delle pagine più intense dello Zibaldone di Giacomo Leopardi, poiché, attraverso la metafora del giardino, Leopardi descrive il dolore universale che permea ogni forma di vita, esprimendo il suo pessimismo cosmico.