
Pace non trovo et non o’ da far guerra di Petrarca
28 Dicembre 2019
I Malavoglia di Giovanni Verga
28 Dicembre 2019Francesco Petrarca è considerato il poeta dell’amore, ma non di un amore qualunque, bensì di un amore totalizzante, vasto, complesso, capace di condizionare e tormentare l’anima.
Se Dante può essere visto come il poeta della sublimazione spirituale, Petrarca è il poeta della dialettica interiore, il cantore della tensione tra il desiderio terreno e l’aspirazione celeste.
L’amore per Laura: un’ossessione
L’amore di Petrarca per Laura è la quintessenza di questo sentimento totalizzante. Eppure, è un amore che sfugge continuamente alla realizzazione. Laura è idealizzata, mai pienamente raggiunta, tanto che il desiderio del poeta rimane sempre inappagato, quasi un simulacro di amore piuttosto che una relazione concreta.
Nel Canzoniere, il ciclo di poesie più famoso di Petrarca, quest’amore si evolve continuamente: non è solo passione carnale o devozione spirituale, ma una tensione tra i due poli. Laura è irraggiungibile, forse addirittura disincarnata. Nel poeta si alternano momenti di elevazione spirituale e cadute nella fragilità umana. Il celebre sonetto 90, Erano i capei d’oro a l’aura sparsi, esemplifica questa idealizzazione:
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avvolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi.
L’amore per Laura è quasi un amore per un ideale, per un riflesso perfetto della bellezza e della virtù, destinato a non trovare mai pieno compimento. Laura è quasi una figura stilnovista, eppure, a differenza della Beatrice dantesca, non riesce mai a condurre il poeta verso una redenzione completa. Invece, lo lascia nell’eterna tensione tra il desiderio e la frustrazione.
Il dualismo dell’amore petrarchesco
Qui troviamo il vero cuore del sentimento petrarchesco: il dualismo, che diventa una cifra stilistica e tematica di tutta la sua produzione. L’amore è sempre ambivalente, mai univoco. È una forza che innalza e abbassa, un impulso divino che, tuttavia, non riesce a liberarsi dal peso della carne.
Nei Trionfi, opera allegorica e meditativa scritta negli anni della maturità, il conflitto si fa ancora più esplicito: l’amore, la castità, la gloria e la morte si scontrano in un dramma simbolico, dove l’aspirazione alla purezza celeste non riesce mai a cancellare del tutto il richiamo della bellezza sensuale.
L’amore per la letteratura e la classicità
Ma l’amore di Petrarca non è solo un amore per Laura. È un amore totalizzante per la letteratura, soprattutto per quella classica. La passione per i classici, in particolare per autori come Cicerone, Virgilio e Orazio, è evidente nelle sue opere latine, come il Secretum e le Epistole. Petrarca vede in loro non solo dei modelli letterari, ma anche delle guide morali. La sua ricerca di virtù e saggezza attraverso i testi antichi è parte di questo amore onnivoro per la conoscenza e l’autoperfezionamento.
A questo proposito, è interessante notare che l’amore di Petrarca per i classici è un riflesso dell’amore che ha per la propria battaglia interiore. Infatti, spesso utilizza i testi antichi come specchi per riflettere su se stesso, sul proprio conflitto interiore tra otium (lo studio, la contemplazione) e negotium (la vita attiva, le responsabilità mondane). Quella stessa tensione che domina il suo rapporto con Laura si ritrova nel suo amore per i libri: anche qui, c’è un’infinita sete di qualcosa che mai si esaurisce.
Petrarca e il ruolo del poeta
In tutto ciò, Petrarca ridefinisce il ruolo del poeta. Egli non è più solo il creatore di bellezza, come nel mondo classico, ma è il testimone di una tensione esistenziale. Il poeta diventa il mediatore tra la terra e il cielo, tra la vita e la morte, tra l’umano e il divino. L’amore, in questo senso, è solo uno dei tanti campi di battaglia della sua anima.
In definitiva, se si dovesse riassumere in poche parole l’amore totalizzante di Petrarca, si direbbe che è l’amore non per il possesso, non per la soddisfazione, ma per il desiderio stesso, per quella tensione infinita che definisce l’essenza dell’uomo. E forse è proprio questo a rendere Petrarca una delle figure più moderne della letteratura medievale: il suo amore è sempre incompiuto, sempre in conflitto, sempre tragicamente umano.