Terrorismo e coppie gay: un’analogia inaspettata
8 Marzo 2024Il ministro Valditara, un pesce fuor d’acqua
19 Marzo 2024Il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha illustrato a Fabio Fazio i cambiamenti previsti per la scuola primaria: “La nostra politica scolastica è partita con l’introduzione del docente tutor e del docente orientatore, proprio per personalizzare la formazione del giovane, per valutare i talenti, recuperare ritardi, esaltare potenzialità” e ha annunciato il ritorno alla aggettivazione: “ottimo”, “buono”, “sufficiente” e “insufficiente”.
Questi orientamenti sono in linea con l’esecutività che la Costituzione ha posto a fondamento dell’operosità del governo?
I vincoli sono specificati nel mandato conferito alla scuola nel 2003, richiamato dal legislatore nel 2020.
Tale mandato consiste nello: “Sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e scelte personali”.
Da ciò discende che:
- Le conoscenze e le abilità sono strumentali: si utilizzano per progettare itinerari d’apprendimento finalizzati allo sviluppo delle qualità degli studenti;
- Il traguardo del sistema educativo è unico, condiviso da tutti i docenti, per cui non si può prescindere dalla collegialità.
Nelle scuole, invece, come più volte è stato scritto, l’autonomia e la parcellizzazione degli insegnamenti regnano sovrane, con il libro di testo che rappresenta la struttura principale delle attività in classe.
Di conseguenza l’azione dei tutor e degli orientatori, non trovando interlocutori, è destinata all’improduttività.
L’organo esecutivo dello Stato, prima dell’introduzione di nuove funzioni educative, avrebbe dovuto intervenire per uniformare l’organizzazione scolastica alla normativa vigente.
Consideriamo ora il ritorno al tradizionale giudizio sintetico.
La situazione attuale ha due elementi: l’obiettivo e il grado del suo conseguimento.
Il nuovo processo prevede l’aggiunta di un terzo elemento: obiettivo, docente, giudizio.
Ecco i due possibili scenari derivanti.
Da un lato lo scopo del lavoro scolastico è la qualità del risultato, mentre dall’altro è la valutazione del docente.
La prima situazione è conforme alla legge, perché funzionale allo sviluppo di capacità, di competenze, di autonomia personale.
La seconda, invece, tende a incoraggiare la dipendenza, l’esecutività acritica e l’ubbidienza.
Il modello scolastico di riferimento è antecedente agli anni 70 del secolo scorso.
Da queste prospettive emergono due visioni sociali contrastanti: da una parte il lavoratore possiede l’origine e il senso delle sue azioni, dall’altra le attività sono orientate alla retribuzione.