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29 Maggio 2025Analisi del brano “Escluso dal mondo” tratto dal romanzo “il Fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello , con traccia di un compito per una classe quinta superiore e svolgimento
Traccia Tipologia A – Luigi Pirandello, “Escluso dal mondo” tratto da il Fu Mattia Pascal
Esempio di traccia dal Ministero dell’Istruzione dell’’Università e della Ricerca
ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
PRIMA PROVA SCRITTA – ESEMPIO TIPOLOGIA A
ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, cap. XV, da Tutti i romanzi, I, a cura di G. Macchia, Mondadori, Milano, 1973
Io mi vidi escluso per sempre dalla vita, senza possibilità di rientrarvi. Con quel lutto nel cuore, con quell’esperienza fatta, me ne sarei andato via, ora, da quella casa, a cui mi ero già abituato, in cui avevo trovato un po’ di requie, in cui mi ero fatto quasi il nido; e di nuovo per le strade, senza meta, senza scopo, nel vuoto. La paura di ricader nei lacci della vita, mi avrebbe fatto tenere più lontano che mai dagli uomini, solo, solo, affatto solo, diffidente, ombroso; e il supplizio di Tantalo si sarebbe rinnovato per me. | |
Uscii di casa, come un matto. Mi ritrovai dopo un pezzo per la via Flaminia, vicino a Ponte Molle. Che ero andato a far lì? Mi guardai attorno; poi gli occhi mi s’affisarono[1] su l’ombra del mio corpo, e rimasi un tratto a contemplarla; infine alzai un piede rabbiosamente su essa. Ma io no, io non potevo calpestarla, l’ombra mia. | |
Chi era più ombra di noi due? io o lei? | |
Due ombre! | |
Là, là per terra; e ciascuno poteva passarci sopra: schiacciarmi la testa, schiacciarmi il cuore: e io, zitto; l’ombra, zitta. | |
L’ombra d’un morto: ecco la mia vita… | |
Passò un carro: rimasi lì fermo, apposta: prima il cavallo, con le quattro zampe, poi le ruote del carro. | |
– Là, così! forte, sul collo! Oh, oh, anche tu, cagnolino? Sù, da bravo, sì: alza un’anca! Alza un’anca! | |
Scoppiai a ridere d’un maligno riso; il cagnolino scappò via, spaventato; il carrettiere si voltò a guardarmi. Allora mi mossi; e l’ombra, meco, dinanzi[2]. Affrettai il passo per cacciarla sotto altri carri, sotto i piedi de’ viandanti, voluttuosamente[3]. Una smania mala[4] mi aveva preso, quasi adunghiandomi[5] il ventre; alla fine non potei più vedermi davanti quella mia ombra; avrei voluto scuotermela dai piedi. Mi voltai; ma ecco; la avevo dietro, ora. | |
“E se mi metto a correre,” pensai, “mi seguirà!” | |
Mi stropicciai forte la fronte, per paura che stessi per ammattire, per farmene una fissazione. Ma sì! così era! il simbolo, lo spettro della mia vita era quell’ombra: ero io, là per terra, esposto alla mercé dei piedi altrui. Ecco quello che restava di Mattia Pascal, morto alla Stìa[6]: la sua ombra per le vie di Roma. | |
Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa. Proprio così! | |
Allora la sentii come cosa viva, e sentii dolore per essa, come il cavallo e le ruote del carro e i piedi de’ viandanti ne avessero veramente fatto strazio. E non volli lasciarla più lì, esposta, per terra. Passò un tram, e vi montai. | |
Il Fu Mattia Pascal, scritto in uno dei periodi più difficili della vita dell’autore e pubblicato per la prima volta nel 1904, può essere considerato uno tra i più celebri romanzi di Luigi Pirandello.
Nel capitolo XV si narra come, nel corso di una delle frequenti sedute spiritiche che si tengono in casa Paleari, Adriano Meis (alias Mattia Pascal), distratto da Adriana (la figlia di Paleari, della quale è innamorato), viene derubato da Papiano di una consistente somma di denaro. Vorrebbe denunciare l’autore del furto, ma, essendo sprovvisto di stato civile, è ufficialmente inesistente, impossibilitato a compiere una qualsiasi azione di tipo formale. Preso dalla disperazione, esce di casa e vaga per le strade di Roma.
Comprensione e analisi
- Riassumi il contenuto del brano.
- Individua e spiega i temi centrali di questo episodio, facendo riferimento alle espressioni più significative presenti nel testo.
- Soffermati sulla sintassi, caratterizzata da frasi brevi, sulle continue variazioni del tipo di discorso (indiretto, diretto, indiretto libero, ecc.) e sulla presenza di figure retoriche basate su ripetizioni o contrapposizioni di coppie di termini e spiegane il nesso con lo stato d’animo del protagonista.
- Spiega la parte conclusiva del brano: Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa. Proprio così!
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda in modo organico le risposte agli spunti proposti.
Interpretazione
Proponi una tua interpretazione complessiva del brano, delle sue tematiche e del contesto storico di riferimento e approfondiscila con opportuni collegamenti all’autore e/o ad altre tue eventuali letture e conoscenze personali, in cui ricorrano temi e riflessioni in qualche modo riconducibili a quelle proposte nel testo.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
[1] mi s’affisarono: mi si fissarono.
[2] meco, dinanzi: era con me, davanti a me.
[3] voluttuosamente: con morboso desiderio.
[4] smania mala: malvagia irrequietezza.
[5] adunghiandomi: afferrandomi con le unghie
[6] alla Stìa: è il podere di Mattia Pascal dove, precisamente nella gora del mulino, era stato trovato il cadavere dell’uomo che Romilda e la vedova Pescatore avevano identificato come quello del marito e genero scomparso.
Svolgimento della Analisi di un testo tratto da: “Il fu Mattia Pascal” – L’episodio dell’ombra (Cap. XV)
Comprensione e Analisi
1. Riassunto del contenuto
Il brano presenta il momento di maggiore crisi esistenziale del protagonista Adriano Meis (Mattia Pascal). Dopo essere stato derubato e aver compreso la propria impossibilità di reagire legalmente a causa della mancanza di identità civile, esce di casa in preda alla disperazione. Vagando senza meta per Roma, si ritrova nei pressi di Ponte Molle sulla via Flaminia, dove il suo sguardo si fissa sulla propria ombra proiettata al suolo.
Questa visione scatena una riflessione amara e simbolica: Adriano-Mattia comprende che la sua condizione esistenziale è quella di un’ombra, un’entità priva di consistenza reale, esposta al calpestio di chiunque. La metafora si sviluppa attraverso la descrizione di carri, cavalli, cani e passanti che attraversano l’ombra senza che lui possa reagire. Il protagonista sperimenta prima un riso maligno, poi una “smania mala” che lo spinge a cercare voluttuosamente questa umiliazione simbolica.
La riflessione culmina nella consapevolezza che l’ombra rappresenta perfettamente la sua esistenza: ha cuore ma non può amare, ha denaro ma può essere derubato, ha una testa ma serve solo a comprendere la propria nullità. Il brano si conclude con un moto di pietà verso se stesso e la decisione di salire su un tram, sottraendo simbolicamente la propria ombra all’esposizione umiliante.
2. Temi centrali dell’episodio
Il tema dell’esclusione dalla vita emerge con forza nell’incipit: “Io mi vidi escluso per sempre dalla vita, senza possibilità di rientrarvi”. Questa condizione non è temporanea ma definitiva, senza appello. Il protagonista si trova in una situazione paradossale: è vivo ma civilmente morto, presente ma socialmente inesistente.
Il tema dell’identità frantumata si manifesta nella domanda centrale “Chi era più ombra di noi due? io o lei?”. La distinzione tra persona reale e sua proiezione simbolica si annulla, rivelando una crisi identitaria profonda dove il soggetto non riesce più a distinguere tra sé e la propria ombra.
Il tema della condizione di “forestiero della vita” (per usare un’espressione cara a Pirandello) emerge nella descrizione di Mattia come spettatore passivo della propria esistenza: “Là, là per terra; e ciascuno poteva passarci sopra: schiacciarmi la testa, schiacciarmi il cuore: e io, zitto; l’ombra, zitta”.
Il tema del supplizio esistenziale è esplicitamente richiamato attraverso il riferimento al “supplizio di Tantalo”, dove il tormento nasce non dalla mancanza assoluta ma dall’impossibilità di raggiungere ciò che appare vicino. Come Tantalo non può bere né mangiare, così Mattia non può vivere autenticamente pur essendo in vita.
Il tema della mercificazione dell’individuo si rivela nell’immagine dell’ombra esposta “alla mercé dei piedi altrui”, rappresentazione dell’uomo moderno ridotto a oggetto manipolabile dalle circostanze e dai poteri esterni.
3. Analisi stilistica e nesso con lo stato d’animo
La sintassi frammentata, caratterizzata da frasi brevi e spezzate, rispecchia perfettamente lo stato di sconvolgimento interiore del protagonista. Le esclamazioni laceranti (“Due ombre!”, “L’ombra d’un morto: ecco la mia vita…”) mimano il flusso di coscienza di una mente in preda alla crisi.
Le variazioni del discorso seguono l’evolversi dell’esperienza psicologica:
- Il discorso indiretto domina nella parte riflessiva iniziale, dove il protagonista analizza la propria condizione
- Il discorso diretto emerge nei momenti di maggiore intensità emotiva (“Là, così! forte, sul collo! Oh, oh, anche tu, cagnolino?”)
- Il discorso indiretto libero permette di seguire il flusso dei pensieri senza mediazioni narrative (“E se mi metto a correre, mi seguirà!”)
Le figure retoriche basate su ripetizioni e contrapposizioni amplificano l’effetto di ossessione:
- Anafore: “aveva un cuore… aveva denari… aveva una testa” creano un ritmo incalzante che esprime l’accumularsi delle frustrazioni
- Antitesi: “io o lei?”, “la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa” rivelano la frantumazione dell’identità
- Iterazioni: “solo, solo, affatto solo” intensificano la percezione dell’isolamento
- Climax: “schiacciarmi la testa, schiacciarmi il cuore” costruisce una progressione emotiva verso l’autoannientamento
Queste scelte stilistiche non sono decorative ma funzionali: riproducono mimeticamente i meccanismi mentali di una coscienza in frantumi, incapace di costruire un discorso lineare e coerente.
4. Spiegazione della parte conclusiva
Il passo “Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa” rappresenta il culmine della riflessione esistenziale del protagonista.
L’analisi procede per paradossi logici:
- “aveva un cuore… e non poteva amare”: possiede la capacità emotiva ma è privo dell’identità sociale necessaria per stabilire relazioni autentiche
- “aveva denari… e ciascuno poteva rubarglieli”: possiede beni materiali ma manca della tutela legale per proteggerli
- “aveva una testa… per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra”: la coscienza esiste solo per tormentarsi con la consapevolezza della propria nullità
La distinzione finale tra “testa di un’ombra” e “ombra d’una testa” è cruciale: non si tratta dell’ombra proiettata da una testa reale, ma di una testa che è essa stessa pura ombra, priva di sostanza ontologica. È la rappresentazione perfetta della condizione dell’uomo moderno: dotato di tutti gli attributi dell’umanità ma privato dell’essenza che li renderebbe significativi.
L’esclamazione “Proprio così!” sigilla questa presa di coscienza con amara ironia, rivelando insieme lucidità intellettuale e disperazione esistenziale.
Interpretazione
La crisi dell’identità nell’uomo moderno
L’episodio dell’ombra rappresenta uno dei vertici della narrativa pirandelliana per la capacità di oggettivare in una metafora potente la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo. La crisi di Mattia Pascal non è solo individuale ma simboleggia la crisi più generale dell’individuo nella società moderna, caratterizzata dalla frantumazione delle certezze tradizionali e dalla perdita di punti di riferimento stabili.
Il tema dell’esclusione dalla vita riflette la condizione dell’intellettuale moderno, alienato dai meccanismi sociali ed economici che regolano l’esistenza collettiva. Come osserva Antonio Gramsci, Pirandello rappresenta la piccola borghesia intellettuale in crisi, schiacciata tra le forze del capitalismo nascente e l’impossibilità di trovare una collocazione sociale definita.
Il contesto storico e culturale
Il romanzo, pubblicato nel 1904, nasce nel pieno della crisi di fine secolo, quando il positivismo ottocentesco inizia a mostrare le sue crepe e emergono le prime avvisaglie della crisi che esploderà con la Grande Guerra. La perdita delle certezze tradizionali – religiose, sociali, scientifiche – si riflette nella frammentazione dell’io narrante.
L’ambiente romano del primo Novecento, con la sua modernizzazione accelerata e il suo cosmopolitismo superficiale, fa da sfondo a questa crisi identitaria. La metropoli moderna diventa il luogo dell’anonimato e della solitudine, dove l’individuo perde i riferimenti comunitari tradizionali senza trovarne di nuovi.
La condizione di “forestiero” di Mattia richiama la figura dell’intellectuel descritta da Max Weber: l’individuo colto che, perdute le certezze della tradizione, si trova sospeso nel vuoto di valori della modernità. È la stessa condizione che Svevo attribuirà ai suoi “inetti” e che Joyce rappresenterà nell’esilio volontario dei suoi protagonisti.
Collegamenti con l’opera pirandelliana e la letteratura europea
L’episodio anticipa tematiche che Pirandello svilupperà compiutamente nel teatro. Il relativismo della verità e la molteplicità delle maschere trovano qui una prima formulazione narrativa: Mattia non è né Mattia né Adriano, ma un’ombra sospesa tra identità diverse e tutte ugualmente inconsistenti.
La tecnica del flusso di coscienza utilizzata in questo passo avvicina Pirandello ai grandi innovatori della narrativa europea. Come Joyce nell’Ulisse (che sarà pubblicato nel 1922), Pirandello sperimenta forme narrative che riproducano i meccanismi della mente, abbandonando la linearità del racconto tradizionale.
Il tema dell’ombra come doppio richiama la grande tradizione della letteratura fantastica europea, da Hoffmann a Stevenson, ma in Pirandello perde ogni dimensione soprannaturale per diventare metafora rigorosa della condizione esistenziale. L’ombra non è un’entità magica ma la proiezione simbolica dell’alienazione moderna.
La modernità dell’intuizione pirandelliana
La metafora dell’ombra anticipa di decenni intuizioni che saranno centrali nella filosofia esistenzialista. La condizione di Mattia prefigura l’essere-per-la-morte heideggeriano e l’assurdo camusiano. Come i personaggi di Sartre, Mattia sperimenta la nausea dell’esistenza privata di senso.
Particolarmente moderna è l’intuizione del carattere performativo dell’identità: Mattia non è qualcuno che ha perso l’identità, ma qualcuno che scopre che l’identità stessa è una costruzione sociale fragile e reversibile. Questa consapevolezza anticipa le teorie contemporanee sulla costruzione sociale della realtà e sulla fluidità dell’identità.
Attualità della riflessione
L’episodio dell’ombra mantiene una straordinaria attualità nell’epoca della crisi delle identità tradizionali e della virtualizzazione dell’esistenza. Come Mattia Pascal, l’uomo contemporaneo sperimenta spesso una condizione di presenza assente: è fisicamente presente ma socialmente invisibile, ha strumenti di comunicazione ma fatica a stabilire relazioni autentiche, possiede informazioni ma non sempre saggezza.
La condizione di precarietà esistenziale rappresentata dall’ombra trova echi nelle forme contemporanee di lavoro flessibile, relazioni liquide, identità multiple dei social network. Come Mattia, l’individuo contemporaneo può trovarsi nella condizione paradossale di essere iperconnesso ma profondamente solo.
Considerazioni conclusive
L’episodio dell’ombra rappresenta un momento di straordinaria intensità poetica e filosofica nell’opera pirandelliana. La capacità di trasformare una situazione particolare in simbolo universale, di fondere innovazione formale e profondità esistenziale, di anticipare tematiche che saranno centrali nella cultura del Novecento, fa di questo passo uno dei vertici della narrativa italiana.
La grandezza di Pirandello sta nell’aver saputo dare forma artistica rigorosa al disagio dell’uomo moderno, nell’aver trovato un linguaggio adeguato per esprimere la crisi delle certezze tradizionali senza cedere né al sentimentalismo né al nichilismo. La sua lezione influenzerà profondamente la letteratura del Novecento, indicando una via per rappresentare la complessità dell’esperienza moderna senza semplificazioni consolatorie.
L’ombra di Mattia Pascal continua a proiettarsi sulla letteratura contemporanea, simbolo eterno della condizione umana sospesa tra essere e non essere, tra presenza e assenza, tra identità e vuoto esistenziale.