
Il made in Italy
30 Maggio 2025
Il genere nei pronomi personali soggetto e il ruolo del contesto
30 Maggio 2025Educazione e istruzione: il cuore della democrazia.
Un principio tanto proclamato quanto disatteso.
Nella pratica quotidiana, infatti, la scuola è trascurata, fraintesa, spesso trattata come un oggetto misterioso.
La lettera che segue, inviata al direttore del Corriere della Sera, ne è una prova concreta: non solo non ha suscitato alcuna reazione, ma conferma la persistente disattenzione dei mezzi di comunicazione verso il sistema normativo, con il risultato di un’intollerabile disinformazione.
Il 21 maggio ho scritto all’Ordine dei Giornalisti per sollecitare un intervento chiarificatore. A tutt’oggi, silenzio.
Ma c’è di più.
Ho presentato al presidente del Senato più petizioni per segnalare sia l’esistente conflitto tra norme e prassi, sia gli errori che viziano la legge 107/2015 (petizione 799) e la legge 22/25 (petizione 969). Le questioni sono state assegnate alla VII Commissione Istruzione. Dopo un anno, rispondendo a una mia istanza di autotutela, la commissione ha semplicemente trascritto il disposto del regolamento del Senato: “non sussiste un obbligo di esaminare le petizioni”. Si tratta dello stravolgimento dell’art. 50 della Costituzione, che istituisce la democrazia diretta. Il Presidente della Repubblica, del Senato e della Camera sono stati informati dello strafalcione. Anche in questo caso: silenzio.
Buongiorno Direttore,
l’articolo del Corriere del 18 maggio, “Intelligenza artificiale a scuola per preparare gli studenti al mondo”, tratta dell’approccio accademico e quello del docente disciplinare. Manca però un riferimento essenziale: il quadro normativo della scuola statale.
È la legge, infatti, a definire l’orizzonte educativo. La 12/2020 ha separato il Ministero dell’Istruzione da quello dell’Università e della Ricerca, ricordando con chiarezza la finalità del sistema scolastico: “Raggiungere elevati livelli culturali e sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali.”
Un’impostazione che richiede una scuola unitaria, in cui tutti gli insegnamenti contribuiscono allo stesso traguardo formativo, separando con rigore i fini dai mezzi e distinguendo e gerarchizzando le mete comuni, le competenze generali, da quelle disciplinari, ossia le competenze specifiche.
Eppure, già nel 1974 la legge aveva adeguato l’istituzione al nuovo contesto, introducendo una riforma strutturale in senso collegiale e progettuale. Ma questo orientamento è stato rifiutato. La collegialità resta scritta nei documenti: nelle pratiche quotidiane la scuola è frammentata e guidata dal libro di testo.
L’articolo riflette un’ottica conservatrice, legata a schemi superati. È tempo che la scuola, e il dibattito che la riguarda, si aprano finalmente al cambiamento. Non è più rinviabile.
Buon lavoro, Enrico Fortunato Maranzana