
La domotica
31 Maggio 2025
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31 Maggio 2025Viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta modificando radicalmente le abitudini quotidiane.
Non si tratta più solo di computer potenti o algoritmi sofisticati: oggi l’IA si manifesta in assistenti vocali, automazione domestica, auto intelligenti e dispositivi indossabili, che dialogano con noi e prendono decisioni al nostro posto.
Questa diffusione capillare solleva interrogativi cruciali non solo di tipo tecnico, ma anche etico e sociale.
Comodità e velocità: il lato luminoso dell’IA
Nessuno può negare quanto l’IA migliori l’efficienza delle nostre vite. Accendere le luci con la voce, ricevere suggerimenti mirati per gli acquisti, delegare la gestione dell’agenda a un assistente virtuale: sono comodità che fino a pochi anni fa sembravano fantascienza. In ambito medico, l’intelligenza artificiale è in grado di diagnosticare malattie con grande precisione, e in ambito educativo offre supporti personalizzati all’apprendimento. Il futuro, almeno in apparenza, sembra semplificato e promettente.
L’ombra della sorveglianza
Tuttavia, l’adozione acritica di queste tecnologie può portare a una perdita della privacy e dell’autonomia. Se ogni dispositivo è costantemente in ascolto, chi custodisce i nostri dati? È lecito chiedersi se non stiamo entrando in una società della sorveglianza in cui i nostri desideri, abitudini e persino emozioni vengono trasformati in merci da vendere. Inoltre, c’è il rischio che l’automazione ci renda passivi, sempre più dipendenti da una tecnologia che ci solleva dalla fatica di scegliere o ricordare.
Educazione, consapevolezza e limiti
La sfida, dunque, non è quella di fermare l’innovazione, ma di governarla. È fondamentale che nelle scuole si insegni educazione digitale: non solo come usare la tecnologia, ma come valutarne i rischi, come difendere la propria identità online, come scegliere quando affidarsi a un algoritmo e quando no. Serve anche una normativa chiara e aggiornata, che imponga trasparenza e limiti alle aziende che raccolgono dati sensibili.
Conclusione: tra fiducia e vigilanza
L’intelligenza artificiale può essere una straordinaria alleata dell’uomo, ma non deve sostituirsi alla nostra capacità critica. Le case intelligenti, gli assistenti vocali, le auto senza conducente sono strumenti utili solo se utilizzati con responsabilità. Come ogni progresso, anche questo ha bisogno di essere guidato dalla cultura e dalla coscienza, perché la tecnologia è potente – ma noi dobbiamo essere più saggi.
GLOSSARIO
1. Gli assistenti vocali
Il brano tratta l’evoluzione dell’interazione uomo-macchina grazie all’introduzione degli assistenti vocali, come Siri, Alexa e Google Assistant. Gli autori analizzano come questa tecnologia, inizialmente confinata agli smartphone, si stia rapidamente diffondendo in molti ambiti della vita quotidiana: dalle abitazioni alle automobili, rendendo superflui schermi e telecomandi. Tuttavia, viene sollevato anche il problema della privacy: poiché gli assistenti vocali sono sempre in ascolto, potrebbero captare conversazioni private e usarle per fini commerciali. Il testo si chiude con un monito alla prudenza, soprattutto quando si tratta di funzioni delicate, come l’apertura di porte o la sicurezza domestica.
2. La colonizzazione delle case
Con l’espressione colonizzazione delle case si intende il passaggio degli assistenti vocali da strumenti “virtuali”, legati ai dispositivi mobili, a presenze reali e pervasive nelle abitazioni. Gli oggetti di uso quotidiano – come luci, elettrodomestici, persiane – vengono “colonizzati” da queste intelligenze artificiali che permettono un’interazione vocale e diretta con il mondo fisico.
3. Cos’è la pubblicità personalizzata
La pubblicità personalizzata è una forma di marketing che utilizza i dati personali degli utenti – ricerche online, conversazioni, preferenze – per offrire annunci pubblicitari su misura. Nel caso degli assistenti vocali, ciò avverrebbe registrando le conversazioni per dedurre i gusti e i bisogni delle persone e proporre loro prodotti coerenti con quanto espresso verbalmente.
4. La nuova vulnerabilità
La vulnerabilità a cui si allude non è solo tecnica, ma anche etica e psicologica: affidare agli assistenti vocali funzioni sensibili, come la sicurezza o la gestione di dati privati, può esporre a rischi di intrusione, manipolazione o malfunzionamento. Il “buon senso” viene indicato come unico antidoto, ma non è sufficiente di fronte a minacce sistemiche e a un uso sempre più diffuso e profondo di queste tecnologie.