
Rapporto tra viaggio e racconto del viaggio
2 Giugno 2025
La nostalgia
2 Giugno 2025Traccia svolta di un tema di attualità su La fragilità
TRACCIA
Esempio di traccia di prova scritta del Ministero dell’Istruzione dell’’Università e della Ricerca
ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
PRIMA PROVA SCRITTA – ESEMPIO TIPOLOGIA C
RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITA’
La fragilità è all’origine della comprensione dei bisogni e della sensibilità per capire in quale modo aiutare ed essere aiutati.
Un umanesimo spinto a conoscere la propria fragilità e a viverla, non a nasconderla come se si trattasse di una debolezza, di uno scarto vergognoso per la voglia di potere, che si basa sulla forza reale e semmai sulle sue protesi. Vergognoso per una logica folle in cui il rispetto equivale a fare paura.
Una civiltà dove la tua fragilità dà forza a quella di un altro e ricade su di te promuovendo salute sociale che vuol dire serenità. Serenità, non la felicità effimera di un attimo, ma la condizione continua su cui si possono inserire momenti persino di ebbrezza.
La fragilità come fondamento della saggezza capace di riconoscere che la ricchezza del singolo è l’altro da sé, e che da soli non si è nemmeno uomini, ma solo dei misantropi che male hanno interpretato la vita propria e quella dell’insieme sociale.
Vittorino ANDREOLI, L’uomo di vetro. La forza della fragilità, Rizzoli 2008
La citazione proposta, tratta da un saggio dello psichiatra Vittorino Andreoli, pone la consapevolezza della propria fragilità e della debolezza come elementi di forza autentica nella condizione umana. Rifletti su questa tematica, facendo riferimento alle tue conoscenze, esperienze e letture personali.
Puoi eventualmente articolare la tua riflessione in paragrafi opportunamente titolati e presentare la trattazione con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITA’
La Forza Nascosta: Quando la Fragilità Diventa Saggezza
Introduzione: Il Paradosso della Vulnerabilità
La riflessione di Vittorino Andreoli ci pone di fronte a un paradosso apparente: la fragilità, tradizionalmente considerata sinonimo di debolezza, viene presentata come fondamento di una forza autentica e di una saggezza profonda. In una società che celebra il potere, la competizione e l’invulnerabilità, l’invito dello psichiatra a riconoscere e valorizzare la propria vulnerabilità suona quasi rivoluzionario. Eppure, un’analisi più attenta della condizione umana e delle dinamiche sociali rivela come questa intuizione tocchi il cuore stesso di ciò che ci rende autenticamente umani.
La Fragilità come Chiave di Comprensione
Andreoli identifica nella fragilità “l’origine della comprensione dei bisogni”. Questa affermazione trova riscontro in numerose esperienze umane: chi ha attraversato momenti di difficoltà, malattia o perdita sviluppa spesso una sensibilità particolare verso la sofferenza altrui. La letteratura ci offre esempi significativi di questa dinamica: si pensi a Primo Levi, la cui esperienza estrema nei lager nazisti gli ha permesso di sviluppare una comprensione profonda della dignità umana e della necessità della memoria collettiva.
La fragilità, dunque, non è solo una condizione da subire, ma una lente attraverso cui leggere la realtà con maggiore acutezza. Chi ha conosciuto la propria vulnerabilità possiede strumenti di decodifica emotiva che rimangono preclusi a chi si è sempre sentito invincibile. È attraverso le nostre crepe che filtra la luce della comprensione.
L’Umanesimo della Vulnerabilità Condivisa
Il concetto di “umanesimo” proposto da Andreoli si distacca nettamente dalla tradizione rinascimentale che celebrava l’uomo come “misura di tutte le cose”. Qui l’umanesimo nasce proprio dal riconoscimento dei limiti, dalla consapevolezza che la grandezza umana risiede non nel dominio sulla natura e sugli altri, ma nella capacità di riconoscere e accettare la propria finitezza.
Questo approccio trova eco in molte tradizioni filosofiche orientali, ma anche nel pensiero cristiano contemporaneo. Papa Francesco, ad esempio, ha spesso sottolineato come la “cultura dello scarto” che caratterizza il nostro tempo sia il risultato di una mentalità che rifiuta tutto ciò che appare debole o imperfetto. Al contrario, una società matura dovrebbe saper valorizzare proprio ciò che apparentemente è più fragile.
La Logica Folle del Potere
Andreoli denuncia una “logica folle in cui il rispetto equivale a fare paura”. Questa osservazione tocca un nervo scoperto della nostra epoca: viviamo in un tempo in cui il potere si manifesta spesso attraverso la capacità di intimidire, di apparire invulnerabili, di non mostrare mai segni di cedimento. Dai social media, dove tutti sembrano vivere vite perfette, ai contesti lavorativi, dove ammettere difficoltà viene spesso interpretato come inadeguatezza professionale.
Questa dinamica genera però un circolo vizioso: più ci sforziamo di apparire forti, più ci allontaniamo dalla possibilità di creare connessioni autentiche con gli altri. La vera forza, suggerisce l’autore, non sta nel nascondere le proprie fragilità, ma nel trasformarle in ponti verso l’altro.
La Forza della Interdipendenza
Particolarmente illuminante è l’affermazione secondo cui “da soli non si è nemmeno uomini, ma solo dei misantropi”. Questa intuizione riecheggia il pensiero aristotelico dell’uomo come “animale sociale”, ma va oltre: non siamo sociali per convenienza o necessità pratica, ma perché la nostra stessa umanità si costituisce nella relazione con l’altro.
La pandemia di COVID-19 ha reso tangibile questa verità: isolati nelle nostre case, abbiamo sperimentato come la privazione del contatto umano non fosse solo un disagio, ma una vera e propria minaccia alla nostra integrità psicologica. La fragilità condivisa di quel momento storico ha generato, in molti casi, forme inedite di solidarietà e mutuo soccorso.
Dalla Felicità Effimera alla Serenità Duratura
La distinzione tra “felicità effimera” e “serenità” come “condizione continua” introduce una riflessione importante sui modelli di benessere che la società contemporanea propone. Siamo bombardati da messaggi che promettono felicità immediata attraverso il consumo, il successo, la realizzazione di desideri spesso superficiali.
La serenità di cui parla Andreoli, invece, nasce dall’accettazione della propria incompletezza e dalla costruzione di relazioni autentiche basate sulla reciprocità. È uno stato dell’essere che non dipende da circostanze esterne favorevoli, ma dalla pace interiore che deriva dal riconoscimento della propria e altrui umanità.
La Ricchezza dell’Alterità
“La ricchezza del singolo è l’altro da sé”: in questa affermazione si condensa forse il nucleo più rivoluzionario del pensiero di Andreoli. In un’epoca di individualismo esasperato, dove il successo personale viene spesso misurato in termini di supremazia sugli altri, l’idea che la nostra ricchezza consista proprio nell’altro rappresenta un cambio di paradigma radicale.
Questa intuizione trova conferma nell’esperienza concreta: le persone che ricordiamo con maggiore gratitudine sono spesso quelle che ci hanno aiutato nei momenti di difficoltà, che hanno saputo vedere la nostra fragilità senza giudicarla, che ci hanno offerto la loro presenza quando ne avevamo bisogno. La loro ricchezza umana si è manifestata proprio attraverso la capacità di farsi carico della nostra debolezza.
Verso una Società della Cura
Le riflessioni di Andreoli aprono la strada a un ripensamento del modello sociale contemporaneo. Una “civiltà dove la tua fragilità dà forza a quella di un altro” non è utopia, ma un orizzonte verso cui tendere attraverso scelte concrete: politiche sociali che proteggano i più vulnerabili, sistemi educativi che valorizzino l’empatia accanto alla competizione, ambienti lavorativi che riconoscano il valore della diversità e dell’inclusione.
La “salute sociale” di cui parla l’autore non è semplicemente l’assenza di conflitti, ma la presenza di legami significativi, di reti di sostegno, di comunità capaci di accogliere e valorizzare anche ciò che apparentemente è fragile o imperfetto.
Conclusione: L’Arte di Essere Umani
La riflessione sulla fragilità come forza ci riconduce, in ultima analisi, all’arte di essere umani. Non si tratta di celebrare la debolezza fine a se stessa, ma di riconoscere che la nostra umanità più autentica emerge proprio nei momenti in cui accettiamo di non essere onnipotenti, di aver bisogno degli altri, di essere vulnerabili.
In un mondo che spesso sembra aver dimenticato il valore della tenerezza, della compassione, della reciprocità, le parole di Andreoli suonano come un invito urgente a riscoprire una saggezza antica: quella che sa vedere nella fragilità non un limite da superare, ma una risorsa da coltivare per costruire società più umane e solidali.
La vera rivoluzione, forse, non sta nel diventare più forti, ma nel diventare più capaci di fragilità condivisa, più esperti nell’arte delicata di prendersi cura gli uni degli altri.