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2 Giugno 2025Traccia e svolgimento di un tema di attualità sull’importanza storica della lingua italiana
ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE PRIMA PROVA SCRITTA – PROVA DI ITALIANO – Sessione Suppletiva 2019
TRACCIA
TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ
PROPOSTA C1 – “L’italiano ha fatto l’Italia”
Testo di riferimento: “Cosa c’è di più lampante di una lingua che dura da otto secoli (pur cambiando e modernizzandosi) per dimostrare il senso profondo dell’unità di un popolo che ha solo tardato a farsi unità di Stato?”
“A proposito di musicalità […] devo raccontare un aneddoto: quando ero a Lipsia e insegnavo l’italiano ai tedeschi dei corsi serali, quindi a persone di varia estrazione, ventenni o sessantenni appassionati della nostra amata lingua, cominciavo sempre dalle poesie più orecchiabili, più immediate, come può essere la Pioggia nel pineto di D’Annunzio. Ebbene, io leggevo quei testi e loro, ammaliati, mi pregavano di non interrompermi pur non capendo all’inizio quasi nulla di ciò che andavo leggendo. Erano talmente presi dalla musicalità che l’interruzione sembrava loro un delitto. Mi è tornato spesso in mente ciò che Primo Levi racconta in Se questo è un uomo. È un esempio commovente della potenza, tragicamente consolatrice, della Commedia di Dante, vero padre dell’italiano, l’opera in cui dopo secoli i dialetti dispersi riconobbero l’unità della lingua, essa stessa profondamente consolatrice”. Nel campo di sterminio di Auschwitz, ci racconta appunto Levi, un giovane alsaziano, che conosceva bene il francese e il tedesco, voleva imparare l’italiano. Levi gli recitò parte del canto di Ulisse. Il ragazzo, incantato, pregò lo scrittore di ripetere e ripetere ancora la sua recita. Levi credeva di sentire anche lui quelle parole per la prima volta “come uno squillo di tromba, come la voce di Dio: per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono”; gli sembrò “qualcosa di gigantesco, che io stesso ho visto ora soltanto, nell’intuizione di un attimo, forse il perché del nostro destino, del nostro essere oggi qui”. […] “A differenza che per altre nazioni, l’italiano non è nato come lingua di una capitale magari imposta all’intero territorio con le armi. È nata da un libro, dalla convergenza di circa settanta dialetti e linguaggi dell’epoca nel valore incommensurabile del testo di Dante. La lingua di un poeta ha unificato la gente italiana nel crogiolo di una medesima cultura, poi di una nazione.”
Fonte: Da “Non è il paese che sognavo” Carlo Azeglio Ciampi; colloquio con Alberto Orioli – Il Saggiatore, Milano, 2010
Consegna
Nel brano sopra riportato, Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, riflette sull’importanza della lingua italiana, sulla sua origine e sulla sua specificità, in correlazione con l’importanza che la nostra lingua ha avuto nella costruzione dell’identità nazionale.
Rifletti su tale tematica, facendo riferimento alle tue esperienze, conoscenze e letture personali.
Puoi articolare il tuo testo in paragrafi opportunamente titolati e presentare la trattazione con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati
di madrelingua non italiana.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla consegna delle tracce.
SVOLGIMENTO: La lingua che precede la nazione: come l’italiano ha forgiato l’identità di un popolo
Premessa: una specificità tutta italiana
Le parole di Carlo Azeglio Ciampi nel brano proposto illuminano una peculiarità unica del processo di formazione nazionale italiano: a differenza di altre nazioni europee, dove la lingua nazionale si è spesso imposta dall’alto attraverso il potere politico e militare di una capitale dominante, l’italiano è nato dalla letteratura, dalla forza evocativa di un’opera poetica che ha saputo raccogliere e unificare la frammentazione linguistica della penisola. Questa riflessione ci invita a considerare come la lingua non sia stata semplicemente uno strumento di comunicazione, ma il vero collante culturale che ha preceduto e reso possibile l’unità politica.
Dante e la nascita di una lingua comune
La Divina Commedia rappresenta molto più di un capolavoro letterario: è il momento fondativo della coscienza linguistica italiana. Quando Dante sceglie il volgare fiorentino come lingua della sua opera, compie una rivoluzione che va oltre l’ambito letterario. Come sottolinea Ciampi, circa settanta dialetti e linguaggi dell’epoca convergono nel “valore incommensurabile” del testo dantesco, creando per la prima volta uno spazio linguistico condiviso in cui le diverse realtà regionali possono riconoscersi.
L’episodio narrato da Primo Levi in Se questo è un uomo, richiamato nel brano, è emblematico di questa forza unificante. Anche nel contesto più estremo e disumanizzante del lager nazista, la recitazione del canto di Ulisse riesce a risvegliare un senso di appartenenza e dignità umana che trascende le barriere linguistiche. Il giovane alsaziano che prega Levi di ripetere quei versi non comprende appieno il significato letterale, ma è conquistato dalla musicalità e dalla forza evocativa di una lingua che parla direttamente all’anima.
La musicalità come ponte universale
L’aneddoto di Ciampi sui suoi studenti tedeschi a Lipsia conferma questa dimensione musicale dell’italiano. La Pioggia nel pineto di D’Annunzio, pur non essendo compresa nel suo significato letterale, riesce ad ammaliare gli ascoltatori attraverso la sua sonorità. Questo fenomeno rivela una caratteristica fondamentale della nostra lingua: la sua capacità di comunicare emozioni e suggestioni anche oltre la comprensione razionale del contenuto.
La musicalità dell’italiano non è un elemento decorativo, ma una componente strutturale che ha contribuito alla sua diffusione e al suo radicamento nell’immaginario collettivo. È questa qualità che ha reso possibile l’identificazione di popoli diversi in una lingua comune, creando un senso di appartenenza che precedeva qualsiasi unità politica.
L’italiano come fattore di coesione sociale
La specificità del processo italiano emerge chiaramente nel confronto con altre esperienze nazionali europee. Mentre in Francia il francese si è imposto attraverso l’egemonia di Parigi, e in Spagna il castigliano ha prevalso grazie al potere politico di Castiglia, l’italiano ha conquistato la penisola attraverso il prestigio culturale e la bellezza intrinseca. Non è stato il potere a imporre la lingua, ma la lingua a creare le condizioni per l’unità.
Questo processo ha avuto conseguenze profonde sulla natura stessa dell’identità italiana. L’Italia si è formata come nazione culturale prima che politica, e questo ha conferito al nostro senso di appartenenza nazionale caratteristiche peculiari: meno legate al territorio o alle istituzioni, più radicate nella condivisione di un patrimonio culturale e linguistico comune.
La lezione contemporanea
La riflessione di Ciampi mantiene una straordinaria attualità nell’epoca della globalizzazione e dei flussi migratori. In un mondo sempre più interconnesso, dove le identità nazionali sembrano indebolirsi di fronte a processi sovranazionali, l’esperienza italiana offre un modello alternativo di costruzione identitaria basato sulla cultura piuttosto che sulla forza.
La lingua italiana continua a rappresentare un fattore di integrazione per le nuove generazioni di cittadini italiani di origine straniera, dimostrando come l’inclusione linguistica possa precedere e facilitare quella sociale. Allo stesso tempo, la diffusione dell’italiano nel mondo come lingua di cultura testimonia la persistente attrattiva di un modello di identità nazionale fondato sulla bellezza e sulla creatività piuttosto che sul potere.
Conclusione: la forza gentile della cultura
Otto secoli dopo Dante, l’italiano continua a essere il collante di una nazione che ha trovato nella lingua e nella cultura la propria ragion d’essere. La lezione che emerge dalle parole di Ciampi è che l’identità più solida e duratura non si costruisce con la forza, ma attraverso la condivisione di valori culturali e la partecipazione a un patrimonio comune di bellezza e significato.
In un’epoca in cui i nazionalismi aggressivi tornano a minacciare la convivenza internazionale, l’esempio italiano suggerisce una via diversa: quella di un patriottismo culturale che unisce senza escludere, che rafforza l’identità nazionale attraverso la valorizzazione di ciò che di più bello e profondo una civiltà ha saputo esprimere. L’italiano ha davvero fatto l’Italia, dimostrando che una nazione può nascere e crescere intorno a un libro, intorno alla forza trasformatrice della parola poetica.