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15 Giugno 2025📘C’è il rischio di prediligere l’apparenza e il like (il riconoscimento sui social), a discapito della riflessione e della introspezione✨
TRACCIA
Prima prova scritta – Sessione ordinaria 2024 –Â Ministero dell’istruzione e del merito –ESAME DI STATO CONCLUSIVO DEL SECONDO CICLO DI ISTRUZIONE – PROVA DI ITALIANO
📚 TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ
PROPOSTA C2
SVOLGIMENTO
Il Diario Nell’Era Digitale: Tra Introspezione Scomparsa e Rappresentazione Curata
Il testo di Maurizio Caminito, “Profili, selfie e blog”, offre una riflessione acuta e per certi versi inquietante sulla mutazione che la scrittura diaristica ha subito con l’avvento e l’affermazione della rivoluzione digitale, in particolare dei blog e dei social media. L’autore sostiene che il diario segreto tradizionale, luogo di riflessione intima e personale, sia scomparso, sostituito da una “rappresentazione di sé rivolta immediatamente agli altri”, spinta dalla ricerca del giudizio e dell’approvazione esterna. Condivido ampiamente la tesi di Caminito sulla profonda trasformazione della funzione del diario e sui rischi che essa comporta per la ricerca autentica di sé, pur riconoscendo che la complessità del panorama digitale potrebbe ancora celare nicchie di espressione più introspettiva.
Dal Santuario dell’Io alla Vetrine del Sé: Il Ribaltamento di Senso del Diario
Caminito osserva che, quando cambiano i modi di leggere e scrivere, mutano anche le forme di trasmissione di idee e pensieri. Il diario, in questo senso, ha subito un “vero e proprio ribaltamento di senso”. Da quaderno o taccuino destinato alla “fruizione o (ri)lettura personale”, difeso gelosamente dalla curiosità altrui, è diventato uno strumento di pubblicazione immediata. L’autore cita l’esempio emblematico di Anna Frank, che scriveva a un’amica fittizia, Kitty, esprimendo la paura di rivelare la sua “parte più bella e migliore” per timore di essere “beffata” o “trovata ridicola”. Questa paura, segno di una profonda ricerca interiore e di una vulnerabilità autentica, è ciò che il diario digitale, rivolto all’esterno, sembra aver perso.
La tesi centrale di Caminito è che il diario dell’era digitale non è più un luogo per la “scoperta di un ‘silenzio interiore'” o “la parte più profonda di sé”. Invece, nasce come una “costruzione artificiale, cosciente, anzi alla ricerca quasi spasmodica, del giudizio (e dell’approvazione) degli altri”. Questo ribaltamento è cruciale: il fine non è più la conoscenza di sé attraverso il racconto della propria esperienza interiore, ma “l’affermazione di sé attraverso la narrazione mitica (o nelle intenzioni, mitopoietica) di ciò che si vorrebbe essere”. Ho osservato, e in parte sperimentato, come la pressione a presentare una versione “migliore” di sé sui social media porti a una curatela attenta delle immagini, dei testi, delle esperienze da condividere. Questo processo di “costruzione artificiale” è spesso estenuante e porta a una disconnessione tra l’io reale e l’io narrato, generando un senso di inadeguatezza costante (come discusso da Rita Levi-Montalcini sull’elogio dell’imperfezione, vedi C1 Sessione ordinaria 2024).
La Tirannia del Pubblico e la Scomparsa del Processuale
Un elemento fondamentale sottolineato da Caminito è la scomparsa della “dimensione temporale e il carattere processuale della scrittura del diario”. Il diario tradizionale registrava un “formarsi graduale della personalità ”, un percorso lento di auto-scoperta. Nella logica del “tempo reale” e della “simultaneità ” (come analizzato da Belpoliti nell’elogio dell’attesa, vedi C2 Sessione straordinaria 2023), la scrittura digitale è immediata e frammentata. L’aggiornamento costante, la brevità dei post, la velocità di reazione (i “botta e risposta” di WhatsApp) non favoriscono la riflessione profonda o l’analisi di un processo interiore a lungo termine. Il “silenzio interiore” e lo “spazio mentale” (di cui parla Polla-Mattiot, vedi B3 Sessione ordinaria 2024) necessario per la comprensione del pensiero rischiano di essere soffocati dal rumore costante e dalla necessità di una risposta immediata.
La “ricerca quasi spasmodica, del giudizio (e dell’approvazione) degli altri” è un motore potente. Si pubblica non per sé, ma per il like, il commento, la condivisione. Questo sposta l’attenzione dall’autenticità del vissuto alla sua performance. Si rischia di scrivere non ciò che si sente veramente, ma ciò che si pensa verrà apprezzato dal pubblico, trasformando il proprio racconto in una “narrazione mitica” di un sé ideale. Ho visto amici selezionare attentamente le foto migliori o le frasi più accattivanti per i loro profili, a volte trascurando il senso autentico delle proprie esperienze in favore di un’immagine più accattivante e virale.
Nuove Forme di Espressione: La Resilienza dell’Introspezione
Pur concordando con l’analisi di Caminito sulla direzione prevalente, credo che la situazione non sia del tutto priva di sfumature o di potenziali vie di fuga. Nonostante la spinta alla performance, l’esigenza umana di introspezione e di auto-narrazione persiste e trova, a volte, nuove forme di espressione nel digitale.
È vero che i social media più diffusi incoraggiano la brevità e la superficialità , ma esistono piattaforme o pratiche di scrittura online che permettono ancora un’espressione più elaborata e riflessiva. Molti blog personali o forum specialistici continuano a essere luoghi dove le persone condividono pensieri complessi, esperienze di crescita personale o analisi approfondite, spesso trovando un pubblico più ristretto ma più coinvolto e empatico. In questo senso, l’atto di “narrarsi” può ancora essere un percorso di auto-scoperta, seppur con la consapevolezza di un pubblico potenziale.
Inoltre, la stessa necessità di curare la propria immagine digitale può, paradossalmente, stimolare una forma di auto-riflessione. Sebbene volta all’esterno, la selezione di ciò che si vuole mostrare di sé implica comunque un processo di auto-analisi, di scelta identitaria, seppur mediata. E, in alcuni casi, la pubblicazione di pensieri o esperienze può generare un dialogo che, se gestito con consapevolezza e non con la logica dello scontro (come auspicato da Gino Strada, vedi C1 Sessione ordinaria 2024), può portare a nuove prospettive e a una maggiore comprensione di sé. La comunicazione può essere un ponte (come nel Manifesto della comunicazione non ostile, vedi C2 Sessione straordinaria 2022) anche nel digitale.
Conclusioni: La Sfida di una Coscienza Digitale
La riflessione di Maurizio Caminito è un monito prezioso. Il passaggio dal diario segreto al diario digitale ha alterato profondamente il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri, spostando l’asse dall’introspezione all’esternazione e alla ricerca di approvazione. Questo comporta il rischio di perdere una parte essenziale della nostra interiorità , di conformarci a un’immagine idealizzata, di vivere in una perenne “narrazione mitica” di ciò che vorremmo essere, anziché accettare e coltivare la nostra autentica, e spesso imperfetta, identità .
La sfida, per me e per le generazioni future, è quella di recuperare una coscienza digitale. Significa imparare a utilizzare gli strumenti della comunicazione digitale con discernimento: distinguere i momenti di espressione pubblica da quelli di riflessione privata, coltivare il “silenzio interiore” anche nel rumore della rete, e ricercare l’autenticità nelle proprie narrazioni, anche quando rivolte al pubblico. Il valore del diario, inteso come spazio di auto-scoperta e crescita personale, non dovrebbe morire nell’era digitale, ma adattarsi, trovando nuove forme e nuove consapevolezze per continuare a essere uno strumento prezioso per la conoscenza di sé.