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21 Giugno 2025Il Papato ad Avignone, noto anche come “Cattività Avignonese”, fu un periodo cruciale e controverso nella storia della Chiesa cattolica, durato circa settant’anni, dal 1309 al 1377.
Durante questo lasso di tempo, la sede del Papa e della Curia romana fu trasferita da Roma ad Avignone, una città all’epoca parte del Contado Venassino, feudo papale e confinante con il Regno di Francia.
1. Cause e Contesto Storico
Il trasferimento della sede papale ad Avignone fu il risultato di un complesso intreccio di fattori politici, economici e di sicurezza.
- Il Conflitto tra Papato e Monarchia Francese: La causa principale fu la crescente ingerenza e l’influenza della monarchia francese, in particolare del re Filippo IV il Bello, sul Papato. Lo scontro tra Filippo IV e Papa Bonifacio VIII (culminato nell’episodio dell’ “Oltraggio di Anagni” nel 1303) aveva dimostrato la fragilità del potere temporale del Papa e la pretesa dei monarchi nazionali di controllare le Chiese all’interno dei loro regni.
- L’Elezione di Clemente V (1305): Dopo la morte di Bonifacio VIII e del suo successore, Benedetto XI, il conclave del 1305, svoltosi a Perugia e durato undici mesi, fu fortemente influenzato da Filippo IV. Fu eletto un cardinale francese, Bertrand de Got, che assunse il nome di Clemente V. Per volere di Filippo e per evitare le turbolenze politiche di Roma (dilaniata dalle lotte tra le potenti famiglie aristocratiche, come i Colonna e gli Orsini), Clemente V decise di farsi incoronare a Lione e, nel 1309, trasferì la sede papale ad Avignone.
- Instabilità di Roma e dell’Italia: Roma, in quel periodo, era afflitta da continue violenze e lotte intestine tra le fazioni nobiliari, rendendola un luogo poco sicuro per il Pontefice e la Curia. L’Italia, in generale, era un mosaico di comuni e signorie in costante conflitto. Avignone, invece, era una città più tranquilla e strategicamente posizionata per i rapporti con la Francia e le altre potenze europee.
2. Caratteristiche del Papato Avignonese (1309-1377)
Il periodo avignonese fu segnato da alcune caratteristiche distintive che avrebbero avuto un impatto duraturo sulla Chiesa.
- “Francesizzazione” del Papato: Tutti i sette papi che si susseguirono ad Avignone (Clemente V, Giovanni XXII, Benedetto XII, Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V, Gregorio XI) furono di nazionalità francese. Questo alimentò la percezione di un Papato asservito alla monarchia francese, un fatto che Dante Alighieri criticò aspramente, definendo questo periodo “Cattività Avignonese” (un richiamo alla “cattività babilonese” degli ebrei).
- Centralizzazione e Burocratizzazione: I papi avignonesi operarono un’importante riorganizzazione della Curia romana, rendendola più efficiente dal punto di vista amministrativo e fiscale. Fu un periodo di grande sviluppo burocratico e finanziario della Chiesa. Furono introdotte e perfezionate nuove forme di tassazione sui benefici ecclesiastici e sulle rendite dei territori papali. Ciò permise di sostenere le ingenti spese della Curia e della corte pontificia, che raggiunse livelli di sfarzo e lusso paragonabili a quelli delle grandi monarchie europee.
- Costruzione del Palazzo dei Papi: Fu eretto il magnifico Palazzo dei Papi ad Avignone, una vera e propria fortezza-residenza, simbolo della potenza e della centralizzazione papale, ma anche della sua volontà di stabilirsi in modo permanente fuori Roma.
- Diminuzione del Prestigio Spirituale: Nonostante i successi amministrativi, il Papato avignonese subì un grave danno in termini di prestigio spirituale. L’allontanamento da Roma, la “città eterna” e sede di San Pietro, e la percepita subordinazione alla corona francese, fecero apparire il Pontefice più come un sovrano temporale che come il capo spirituale della cristianità. Questo indebolimento dell’autorità morale del Papato contribuì a far emergere critiche e movimenti riformatori.
- Conflitti e Diplomatici: I papi di Avignone continuarono a essere attivi nella politica europea, spesso tentando di mediare nei conflitti (come la Guerra dei Cent’Anni tra Francia e Inghilterra) e mantenendo un’intensa attività diplomatica. Tuttavia, dovettero anche affrontare nuove sfide, come la disputa sulla povertà apostolica con l’Ordine francescano e l’inasprimento dei rapporti con l’Impero.
3. Il Ritorno a Roma e lo Scisma d’Occidente
La permanenza ad Avignone generò un crescente malcontento e un desiderio di ritorno a Roma.
- Le Voci a Favore del Ritorno: Diverse personalità, tra cui mistici come Santa Brigida di Svezia e soprattutto Santa Caterina da Siena, esercitarono una forte pressione sui pontefici per il ritorno alla sede romana, sottolineando la necessità di ripristinare l’autorità spirituale del Papa e di porre fine ai disordini in Italia.
- Tentativi e Realizzazione del Ritorno: Papa Urbano V tentò un ritorno a Roma nel 1367, ma di fronte alla caoticità della città e alle pressioni francesi, fece ritorno ad Avignone nel 1370, dove morì poco dopo. Fu Gregorio XI (ultimo papa avignonese) che, anche grazie alle insistenze di Santa Caterina da Siena, decise il definitivo ritorno a Roma. Il 17 gennaio 1377, Gregorio XI rientrò nella Città Eterna, ponendo fine alla Cattività Avignonese.
- Il Grande Scisma d’Occidente (1378-1417): Tuttavia, il ritorno a Roma non risolse la crisi. Anzi, la aggravò. Alla morte di Gregorio XI nel 1378, il conclave romano elesse un papa italiano, Urbano VI. La sua personalità autoritaria e le sue riforme scontentarono molti cardinali, in particolare quelli francesi, che si riunirono a Fondi ed elessero un antipapa, Clemente VII, che si stabilì nuovamente ad Avignone. Questo diede inizio al Grande Scisma d’Occidente, un periodo di quasi quarant’anni in cui la cristianità fu divisa, con due (e a un certo punto addirittura tre) papi contemporaneamente, ciascuno con la propria Curia e i propri sostenitori. Lo Scisma si concluse solo con il Concilio di Costanza (1414-1418), che depose i papi rivali ed elesse un unico pontefice, Martino V, ristabilendo l’unità della Chiesa cattolica.
4. Conseguenze del Papato Avignonese
La Cattività Avignonese ebbe profonde e durature conseguenze:
- Indebolimento dell’Autorità Papale: Nonostante la centralizzazione amministrativa, il prestigio spirituale del Papato fu gravemente danneggiato dalla sua permanenza in Francia e dalla percezione di essere uno strumento della politica francese. Questo favorì l’emergere di teorie conciliariste (che ponevano l’autorità del concilio al di sopra quella del Papa) e contribuì a gettare le basi per la successiva Riforma Protestante.
- Sviluppo delle Chiese Nazionali: L’assenza del Papa da Roma favorì il rafforzamento delle chiese locali e la crescita dell’influenza dei monarchi nazionali sugli affari ecclesiastici dei loro regni, ponendo le premesse per la formazione delle “chiese nazionali”.
- Prosperità di Avignone: Avignone, da piccola città di provincia, si trasformò in una ricca e influente capitale pontificia, beneficiando enormemente della presenza della Curia e del flusso di denaro.
- Crisi in Italia e a Roma: L’assenza del Papa da Roma portò a un periodo di decadenza e disordini nella città e nello Stato Pontificio, con il rafforzamento delle signorie locali e delle fazioni nobiliari.
Il Papato ad Avignone, quindi, fu un periodo di paradossi: da un lato un’epoca di grande riorganizzazione e centralizzazione amministrativa per la Chiesa, dall’altro un momento di profonda crisi spirituale e di indebolimento della sua autorità universale, con conseguenze che si sarebbero protratte per secoli.
Il Papato ad Avignone, noto anche come “Cattività Avignonese”, fu un periodo cruciale e controverso nella storia della Chiesa cattolica, durato circa settant’anni, dal 1309 al 1377. Durante questo lasso di tempo, la sede del Papa e della Curia romana fu trasferita da Roma ad Avignone, una città all’epoca parte del Contado Venassino, feudo papale e confinante con il Regno di Francia.
1. Cause e Contesto Storico
Il trasferimento della sede papale ad Avignone fu il risultato di un complesso intreccio di fattori politici, economici e di sicurezza.
- Il Conflitto tra Papato e Monarchia Francese: La causa principale fu la crescente ingerenza e l’influenza della monarchia francese, in particolare del re Filippo IV il Bello, sul Papato. Lo scontro tra Filippo IV e Papa Bonifacio VIII (culminato nell’episodio dell’ “Oltraggio di Anagni” nel 1303) aveva dimostrato la fragilità del potere temporale del Papa e la pretesa dei monarchi nazionali di controllare le Chiese all’interno dei loro regni.
- L’Elezione di Clemente V (1305): Dopo la morte di Bonifacio VIII e del suo successore, Benedetto XI, il conclave del 1305, svoltosi a Perugia e durato undici mesi, fu fortemente influenzato da Filippo IV. Fu eletto un cardinale francese, Bertrand de Got, che assunse il nome di Clemente V. Per volere di Filippo e per evitare le turbolenze politiche di Roma (dilaniata dalle lotte tra le potenti famiglie aristocratiche, come i Colonna e gli Orsini), Clemente V decise di farsi incoronare a Lione e, nel 1309, trasferì la sede papale ad Avignone.
- Instabilità di Roma e dell’Italia: Roma, in quel periodo, era afflitta da continue violenze e lotte intestine tra le fazioni nobiliari, rendendola un luogo poco sicuro per il Pontefice e la Curia. L’Italia, in generale, era un mosaico di comuni e signorie in costante conflitto. Avignone, invece, era una città più tranquilla e strategicamente posizionata per i rapporti con la Francia e le altre potenze europee.
2. Caratteristiche del Papato Avignonese (1309-1377)
Il periodo avignonese fu segnato da alcune caratteristiche distintive che avrebbero avuto un impatto duraturo sulla Chiesa.
- “Francesizzazione” del Papato: Tutti i sette papi che si susseguirono ad Avignone (Clemente V, Giovanni XXII, Benedetto XII, Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V, Gregorio XI) furono di nazionalità francese. Questo alimentò la percezione di un Papato asservito alla monarchia francese, un fatto che Dante Alighieri criticò aspramente, definendo questo periodo “Cattività Avignonese” (un richiamo alla “cattività babilonese” degli ebrei).
- Centralizzazione e Burocratizzazione: I papi avignonesi operarono un’importante riorganizzazione della Curia romana, rendendola più efficiente dal punto di vista amministrativo e fiscale. Fu un periodo di grande sviluppo burocratico e finanziario della Chiesa. Furono introdotte e perfezionate nuove forme di tassazione sui benefici ecclesiastici e sulle rendite dei territori papali. Ciò permise di sostenere le ingenti spese della Curia e della corte pontificia, che raggiunse livelli di sfarzo e lusso paragonabili a quelli delle grandi monarchie europee.
- Costruzione del Palazzo dei Papi: Fu eretto il magnifico Palazzo dei Papi ad Avignone, una vera e propria fortezza-residenza, simbolo della potenza e della centralizzazione papale, ma anche della sua volontà di stabilirsi in modo permanente fuori Roma.
- Diminuzione del Prestigio Spirituale: Nonostante i successi amministrativi, il Papato avignonese subì un grave danno in termini di prestigio spirituale. L’allontanamento da Roma, la “città eterna” e sede di San Pietro, e la percepita subordinazione alla corona francese, fecero apparire il Pontefice più come un sovrano temporale che come il capo spirituale della cristianità. Questo indebolimento dell’autorità morale del Papato contribuì a far emergere critiche e movimenti riformatori.
- Conflitti e Diplomatici: I papi di Avignone continuarono a essere attivi nella politica europea, spesso tentando di mediare nei conflitti (come la Guerra dei Cent’Anni tra Francia e Inghilterra) e mantenendo un’intensa attività diplomatica. Tuttavia, dovettero anche affrontare nuove sfide, come la disputa sulla povertà apostolica con l’Ordine francescano e l’inasprimento dei rapporti con l’Impero.
3. Il Ritorno a Roma e lo Scisma d’Occidente
La permanenza ad Avignone generò un crescente malcontento e un desiderio di ritorno a Roma.
- Le Voci a Favore del Ritorno: Diverse personalità, tra cui mistici come Santa Brigida di Svezia e soprattutto Santa Caterina da Siena, esercitarono una forte pressione sui pontefici per il ritorno alla sede romana, sottolineando la necessità di ripristinare l’autorità spirituale del Papa e di porre fine ai disordini in Italia.
- Tentativi e Realizzazione del Ritorno: Papa Urbano V tentò un ritorno a Roma nel 1367, ma di fronte alla caoticità della città e alle pressioni francesi, fece ritorno ad Avignone nel 1370, dove morì poco dopo. Fu Gregorio XI (ultimo papa avignonese) che, anche grazie alle insistenze di Santa Caterina da Siena, decise il definitivo ritorno a Roma. Il 17 gennaio 1377, Gregorio XI rientrò nella Città Eterna, ponendo fine alla Cattività Avignonese.
- Il Grande Scisma d’Occidente (1378-1417): Tuttavia, il ritorno a Roma non risolse la crisi. Anzi, la aggravò. Alla morte di Gregorio XI nel 1378, il conclave romano elesse un papa italiano, Urbano VI. La sua personalità autoritaria e le sue riforme scontentarono molti cardinali, in particolare quelli francesi, che si riunirono a Fondi ed elessero un antipapa, Clemente VII, che si stabilì nuovamente ad Avignone. Questo diede inizio al Grande Scisma d’Occidente, un periodo di quasi quarant’anni in cui la cristianità fu divisa, con due (e a un certo punto addirittura tre) papi contemporaneamente, ciascuno con la propria Curia e i propri sostenitori. Lo Scisma si concluse solo con il Concilio di Costanza (1414-1418), che depose i papi rivali ed elesse un unico pontefice, Martino V, ristabilendo l’unità della Chiesa cattolica.
4. Conseguenze del Papato Avignonese
La Cattività Avignonese ebbe profonde e durature conseguenze:
- Indebolimento dell’Autorità Papale: Nonostante la centralizzazione amministrativa, il prestigio spirituale del Papato fu gravemente danneggiato dalla sua permanenza in Francia e dalla percezione di essere uno strumento della politica francese. Questo favorì l’emergere di teorie conciliariste (che ponevano l’autorità del concilio al di sopra quella del Papa) e contribuì a gettare le basi per la successiva Riforma Protestante.
- Sviluppo delle Chiese Nazionali: L’assenza del Papa da Roma favorì il rafforzamento delle chiese locali e la crescita dell’influenza dei monarchi nazionali sugli affari ecclesiastici dei loro regni, ponendo le premesse per la formazione delle “chiese nazionali”.
- Prosperità di Avignone: Avignone, da piccola città di provincia, si trasformò in una ricca e influente capitale pontificia, beneficiando enormemente della presenza della Curia e del flusso di denaro.
- Crisi in Italia e a Roma: L’assenza del Papa da Roma portò a un periodo di decadenza e disordini nella città e nello Stato Pontificio, con il rafforzamento delle signorie locali e delle fazioni nobiliari.
Il Papato ad Avignone, quindi, fu un periodo di paradossi: da un lato un’epoca di grande riorganizzazione e centralizzazione amministrativa per la Chiesa, dall’altro un momento di profonda crisi spirituale e di indebolimento della sua autorità universale, con conseguenze che si sarebbero protratte per secoli.