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16 Settembre 2025Cinque mesi fa ci ha lasciato papa Francesco. Il tratto caratteristico del suo ministero è stato l’Amore (agápē), ricondotto al suo significato primordiale: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
La pedagogia di Gesù è stata il suo riferimento. Non un insieme di regole, ma un atteggiamento esistenziale fondato su accoglienza, condivisione e servizio: nel prossimo si manifesta la presenza divina.
I fatti parlano da soli: i numerosi attestati di solidarietà, anche da parte di non credenti, al momento del trapasso di papa Francesco, documentano l’attualità e l’efficacia di una testimonianza conforme alla didattica di Gesù: «Andate e riferite ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia» (Lc 7,22).
La scuola, però, non ha saputo accogliere la sua eredità, come testimonia il ritorno al voto. Papa Francesco ci aveva ricordato che «Chi dice chi va in cielo? Dio ha il cuore di papà. E Dio guarda il cuore. Se quest’uomo è stato capace di far battezzare i suoi figli, era un uomo con un cuore buono. Dio è contento di un uomo così».