
Salmo 148 Lodate il Signore dai cieli
28 Dicembre 2019
Evenu shalom alejem
28 Dicembre 2019✨ 📖 Salmo 21: “A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei fratelli”
C’è una frase in questo salmo che colpisce per la sua semplicità e al tempo stesso per la sua forza: “A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei fratelli”. Non è una preghiera sussurrata in solitudine, né un grido lanciato nel vuoto. È una lode che nasce nel cuore, ma trova voce tra la gente. Tra chi cammina con te, tra chi crede come te. È lì, in mezzo agli altri, che la gratitudine si fa coro, che il ringraziamento diventa condivisione.
Non è solo un canto: è un atto di appartenenza. Quando lodi Dio insieme agli altri, non sei più solo tu a parlare. È come se ogni voce aggiungesse qualcosa di unico, e insieme si costruisse qualcosa di più grande – una melodia che sale, non per essere ascoltata dagli uomini, ma per raggiungere chi ti ha salvato.
E poi c’è un gesto concreto: “Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli”. Non sono parole al vento. È un patto rispettato. Qualcosa che si era promesso nel momento del bisogno, e ora viene restituito con gratitudine. Lo si fa davanti agli altri perché la fede non si nasconde. Si mostra. Si vive. E quando mantieni una promessa a Dio, lo fai davanti a chi conosce il cammino, chi ha visto le difficoltà, chi sa cosa significa fidarsi anche quando tutto sembra perduto.
Il salmo poi si allarga, come se il respiro si facesse più ampio. Parla dei poveri che mangiano e sono sazi. Non è un’immagine di semplice abbondanza, ma di giustizia. Di un mondo in cui nessuno è lasciato indietro. Chi è nel bisogno trova pane, ma anche dignità. E chi cerca Dio non torna a mani vuote: il suo cuore si riempie, e non solo per un momento, ma per sempre.
Qui la lode non è solo un canto liturgico, è vita che cambia. È pane spezzato, è accoglienza, è speranza che prende forma. E piano piano, questa speranza non resta confinata in un luogo o in un tempo. Si diffonde. Arriva “ai confini della terra”. Tutte le famiglie, tutti i popoli – non solo chi conosce già il nome del Signore, ma anche chi lo cerca senza saperlo – si inchinano davanti a Lui. Non per forza, ma per riconoscimento. Per aver visto in Lui qualcosa di vero, di buono, di eterno.
E il salmo non si ferma neanche qui. Va oltre. Parla di figli, di discendenti. “Lo servirà la mia discendenza”. La fede non muore con te. Non è solo un’esperienza personale da custodire in silenzio. Diventa eredità. Qualcosa che passi con le parole, con i gesti, con la vita vissuta. E quando i tuoi figli parleranno del Signore, non lo faranno per tradizione, ma perché hanno visto qualcosa di reale. Perché hanno ascoltato: “Ecco l’opera del Signore!”
Alla fine, questo salmo non è solo un ringraziamento. È un movimento: dal personale al comunitario, dal presente al futuro, dal locale all’universale. È la storia di una lode che nasce in un cuore, si diffonde tra la gente, si fa memoria e poi annuncio. È la fede che non si chiude in se stessa, ma cammina, si trasmette, cresce.
E forse, proprio per questo, non smette di essere attuale. Perché anche oggi, quando ci riuniamo – semplicemente, con i nostri dubbi e le nostre speranze – e diciamo insieme: “A te la mia lode, Signore”, stiamo riprendendo quel filo. Stiamo diventando parte di una storia più grande. Di una comunità viva. Di una promessa che continua.
Testo, spartito e accordi
Salmo 21 A te la mia lode Signore nell’assemblea dei fratelli
A te la mia lode Signore nell’assemblea dei fratelli
🎤🎧 Salmi responsoriali
Ascolta “Salmi responsoriali” su Spreaker.