
Odisseo e Tersite
28 Dicembre 2019
Proemio dell’Iliade + Crise ed Agamennone (Iliade I vv. 1-56)
28 Dicembre 2019Questo passo è uno dei più celebri dell’Iliade, in quanto segna l’inizio dell’ira di Achille, il tema centrale del poema.
La lite tra Achille e Agamennone, avvenuta nel Libro I, scaturisce dalla decisione di Agamennone di prendere Briseide, la schiava di Achille, dopo aver dovuto restituire Criseide al padre Crise per placare l’ira di Apollo.
Testo in traduzione italiana
E Achille pie’ veloce, guatandolo bieco, rispose:
«Ahimè, anima avara, vestita di spudoratezza!
E chi mai degli Achei vorrà di buon grado obbedirti,
sia quando a campo si muove, sia quando si pugna da forti?
Non son venuto già per odio dei prodi Troiani
a questa guerra, io no: ché mai non mi fecero torto,
mai rapito non mi hanno cavalli né mandre di bovi,
non hanno mai distrutte le messi nei solchi di Ftia
fertile, altrice di genti: ché sono fra l’isola e loro
molte montagne ombrose, e il mare dall’eco sonora;
ma, svergognato, per te ti seguimmo, per farti contento,
per vendicar Menelao dall’offesa troiana, e te stesso,
ceffo di cane; ma tu non ci pensi, ma nulla t’importa.
Ed or vai minacciando che vuoi ripigliarmi il mio premio,
che dato m’han gli Achivi, che tanta fatica mi costa!
Pari alla tua non è mai la mia parte, allorché dei Troiani
mettono a sacco qualche città popolosa gli Achivi:
ché anzi, quando infuria la guerra, la parte più dura
la compion queste mani; ma quando si sparte il bottino,
è la tua parte più grossa di molto, piccina è la mia;
e me ne torno, stanco di pugne, con quella a miei legni.
Ma questa volta, a Ftia me ne torno; ché val molto meglio
salir le navi, e in patria tornare: non vo’ senza onore
accumulare qui per te sostanze e ricchezze».
Ed Agamènnone, re di genti, cosí gli rispose:
«Fuggi, se l’animo tuo ti spinge, ché io non ti prego
di rimanere per me. Ci sono a me presso altri molti
che mi faranno onore: c’è, primo, il saggissimo Giove.
Fra i re, di Giove alunni, tu sei l’odioso fra tutti,
ché sempre a te son care le risse le guerre le zuffe.
Se tu sei tanto forte, d’un Nume è pur dono la forza.
Vattene pure a Ftia, con le navi, e ai Mirmídoni imparti
ordini, ai tuoi compagni. Pensiero di te non mi piglio,
né perché tu t’adiri mi cruccio. Ma questo t’avviso:
ora che Febo Apollo mi strappa la figlia di Crise,
io dagli amici miei la farò su le navi condurre;
ma io ti prenderò la bella Brisèide, il tuo premio:
alla tua tenda io stesso verrò, si che tu vegga bene
quanto io sono di te più forte; e sgomenti chiunque
credersi pari a me presuma, ed oppormisi contro».
Disse. E da crudo cruccio fu invaso il Pelíde; e fra due
il cuore gli ondeggiò nel petto villoso: se fuori
tratta, da presso al fianco, l’aguzza sua spada, dovesse
scostar quanti eran quivi presenti, ed uccider l’Atríde;
oppur se trattenersi dovesse, e por freno al furore.
Or, mentre queste idee volgea nella mente e nel cuore,
e già dalla guaina la spada traeva, dal cielo
Atèna giunse: ed Era sospinta l’aveva, ch’entrambi
prediligeva gli eroi, d’entrambi si dava pensiero.
Dietro al Pelíde ristie’, lo ghermí per la chioma sua bionda,
né alcun la scorse: ch’ella solo era visibile a lui.
Achille trasalí, si voltò, riconobbe di colpo
Pallade Atena. Aveva negli occhi terribile un lampo;
e a lei volse il discorso, parlò queste alate parole:
«Perché qui vieni ancora, figliuola di Giove? Vedere
la tracotanza vuoi d’Agamènnone figlio d’Atrèo?
Ma chiaro io ciò ti dico, che tu vedrai presto compiuto:
con la sua vita costui scontare dovrà l’arroganza».
E Atena a lui, la Diva d’azzurra pupilla, rispose:
«Dal cielo io son discesa per fare che cessi il tuo sdegno,
se udirmi vuoi. Mi manda la Dea dalle candide braccia,
Era, ch’entrambi v’ama, d’entrambi si piglia pensiero.
Su, dalla rissa desisti, non mettere mano alla spada,
e coprilo d’oltraggi, comunque ti vengano detti.
Perché questo ti dico, ed esito avrà ciò ch’io dico:
giorno verrà che doni tre volte avrai tanti, stupendi,
per compensar questo affronto. Su, frénati, e fa’ ciò ch’io dico».
E a lei rispose Achille veloce con queste parole:
«Essere docili, o Dea, conviene, se voi comandate,
anche se l’ira il cuore ci gonfia: ché questo è pel meglio:
prima d’ogni altro i Numi ascoltano chi li obbedisce».
Disse, e la grave mano trattenne sull’elsa d’argento,
nella guaina la spada respinse, e ribelle al comando
non fu d’Atena. E Atena di nuovo tornò su l’Olimpo,
nella dimora di Giove, dell’ègida re, fra i Celesti.
E con terribili detti, di nuovo il figliuol di Pelèo
contro l’Atríde si volse, ché l’ira non s’era placata:
«Avvinazzato, ch’ài ceffo di cane, ch’ài cuore di cervo,
mai di vestire l’armi, d’andar con le turbe alla pugna,
d’andare coi piú forti guerrieri d’Acaia agli agguati,
non t’è bastato il cuore: piú duro ti par della morte.
Di certo, è meglio assai, nell’esercito grande d’Acaia,
togliere i doni a chi si levi, e contrasti i tuoi detti!
Buono per te che a gente da nulla comandi, sovrano
divoratore del popolo tuo! Se no, questo sarebbe
l’ultimo oltraggio tuo. Ma ora, ti dico e ti giuro
solennemente, per questo mio scettro, che foglie né rami
non gitterà piú mai, poi che il tronco sui monti ha lasciato,
né piú rinverdirà, ché foglia e corteccia recise
furono intorno intorno dal bronzo; ed i giudici Achivi
lo stringono ora in pugno, che sono custodi alle leggi
per volontà di Giove: sia dunque tal giuro solenne:
avranno forse un giorno desire d’Achille gli Achivi
tutti; ché tu non potrai, per quanto ti dolga, aiutarli,
allor che tanti e tanti morenti cadran sotto i colpi
d’Ettore sterminatore: tu allor dovrai roderti il cuore
nel cruccio tuo, che il piú forte negasti onorar degli Achivi».
Il figlio di Pelèo cosí disse, ed a terra lo scettro
di borchie d’oro ornato batté; poi sedette egli stesso.
Analisi del Passo: Lo Scontro tra Achille e Agamennone
1. Il Conflitto tra Achille e Agamennone ⚔
Le accuse di Achille
🔹 Achille accusa Agamennone di avidità e arroganza, definendolo “anima avara, vestita di spudoratezza”.
🔹 Sottolinea che lui combatte non per odio verso i Troiani, ma solo per aiutare Agamennone e Menelao nella loro vendetta.
🔹 Rivendica la sua importanza in battaglia: “quando infuria la guerra, la parte più dura la compion queste mani”, mentre Agamennone si prende sempre la parte più grande del bottino.
🔹 Minaccia di abbandonare la guerra e tornare a Ftia: “non vo’ senza onore accumulare qui per te sostanze e ricchezze”.
La risposta di Agamennone
🔹 Agamennone, anziché calmare gli animi, provoca ulteriormente Achille, dicendo che non gli importa se se ne va.
🔹 Sostiene che Achille ama solo le risse e i conflitti (“Fra i re, di Giove alunni, tu sei l’odioso fra tutti”).
🔹 Annuncia che prenderà con la forza Briseide per dimostrare la sua superiorità: “Io ti prenderò la bella Briseide, il tuo premio”.
2. L’Ira di Achille e l’Intervento di Atena ⚡
🔹 Dopo queste parole, Achille è travolto da una collera incontrollabile e si trova davanti a un bivio interiore:
- Estrarre la spada e uccidere Agamennone.
- Trattenersi e dominare la rabbia.
🔹 A fermarlo interviene Atena, inviata da Era, che gli afferra i capelli e gli ordina di non combattere, promettendogli che riceverà compensi ancora maggiori in futuro.
🔹 Achille, seppur con fatica, obbedisce alla dea e ripone la spada, dimostrando rispetto per la volontà divina.
3. L’Ultima Offesa di Achille e il Giuramento Solenne 🏛
🔹 Anche se non attacca Agamennone fisicamente, Achille lo umilia con parole durissime, chiamandolo “avvinazzato”, “ceffo di cane”, “cuore di cervo”, accusandolo di essere un comandante vigliacco.
🔹 Pronuncia un giuramento solenne, giurando sullo scettro (simbolo del potere regale) che un giorno gli Achei rimpiangeranno di averlo perso in battaglia:
- Ettore sterminerà i soldati achei.
- Agamennone si pentirà di aver offeso il più forte tra gli Achei.
- Ma sarà troppo tardi per chiedere aiuto ad Achille.
🔹 Dopo aver pronunciato queste parole, Achille batte lo scettro a terra e si siede, segnando la sua rottura con l’esercito acheo.
Tecniche Narrative e Tematiche 📖
🔹 Discorso diretto drammatico → Il dialogo tra Achille e Agamennone è teso e violento, con insulti e minacce.
🔹 Bivio interiore di Achille → Il momento di indecisione tra uccidere Agamennone o trattenersi è uno dei più carichi di tensione emotiva del poema.
🔹 Intervento divino → Atena, con la sua comparsa, mostra come gli dèi influenzino direttamente le vicende umane.
🔹 L’Hybris di Agamennone e la Nemesi di Achille → Agamennone abusa del suo potere, ma pagherà le conseguenze.
🔹 Il valore dell’onore nell’eroismo omerico → Achille non tollera l’offesa ricevuta, perché nella società epica l’onore è più importante della vita stessa.
Importanza dell’Episodio nella Struttura dell’Iliade
✅ Questo scontro segna l’inizio del vero conflitto dell’Iliade, che non è tra Greci e Troiani, ma tra Achille e Agamennone.
✅ L’ira di Achille porta al suo ritiro dalla guerra, evento che cambierà il corso del conflitto e porterà alla morte di Patroclo e alla vendetta finale di Achille contro Ettore.
Conclusione
💡 La lite tra Achille e Agamennone è uno degli snodi narrativi fondamentali dell’Iliade, perché pone al centro il tema dell’onore e del potere. La collera di Achille, trattenuta grazie all’intervento divino, esploderà più avanti in una vendetta terribile, facendo avanzare la trama del poema.