
L’eroe della montagna: ascesa e caduta di Marco Pantani di Cateno Tempio
28 Dicembre 2019
Capitolo trentottesimo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019Nei versi dell’Iliade, Libro I, vv. 8-305, si narra l’episodio iniziale della lite tra Agamennone e Achille, uno degli eventi scatenanti dell’intero poema.
La vicenda ha origine con la pestilenza inviata da Apollo sull’esercito acheo, che porta alla disputa tra i due eroi.
1. Crise, la pestilenza e l’ira di Apollo (vv. 8-52)
La narrazione inizia con l’arrivo di Crise, sacerdote di Apollo, nel campo degli Achei. Egli si presenta con un ricco riscatto per liberare sua figlia, Criseide, prigioniera di Agamennone, e chiede con umiltà il suo rilascio. Tuttavia, Agamennone, con superbia e arroganza, rifiuta l’offerta e scaccia Crise con dure parole.
Vendetta di Apollo
Crise, umiliato, si allontana e prega Apollo di punire gli Achei per l’offesa subita. Il dio, colpito dalla supplica, scaglia la pestilenza sull’esercito acheo, colpendo uomini e animali con le sue frecce. Per nove giorni la piaga infuria nel campo, seminando morte e disperazione.
2. L’assemblea degli Achei e la proposta di Calcante (vv. 53-120)
Al decimo giorno, Achille convoca un’assemblea per trovare una soluzione. Il veggente Calcante, su richiesta dell’eroe, rivela la causa della pestilenza: il disprezzo di Agamennone verso Crise e il mancato rilascio di Criseide. L’unico modo per placare l’ira di Apollo è restituire la ragazza senza riscatto e offrire sacrifici al dio.
Agamennone, pur accettando la richiesta, si mostra irritato e pretende un risarcimento: se rinuncerà a Criseide, dovrà ricevere un altro bottino in cambio, altrimenti prenderà per sé una delle schiave di Achille, Aiace o Odisseo.
3. La lite tra Agamennone e Achille (vv. 121-305)
Achille, indignato dall’avidità e dall’arroganza di Agamennone, lo accusa di essere un capo ingiusto, che sfrutta gli altri ma non combatte in prima linea. Minaccia di abbandonare la guerra e tornare a Ftia, sua patria.
Agamennone, offeso, dichiara che non solo restituirà Criseide, ma prenderà lui stesso Briseide, la schiava di Achille, per dimostrare la sua superiorità.
Achille, furioso, sta per sguainare la spada per uccidere Agamennone, ma interviene la dea Atena, inviata da Era, che lo trattiene. La dea lo convince a sfogare la sua ira con le parole, invece che con la violenza.
Achille si trattiene, ma insulta Agamennone chiamandolo “re divoratore di popoli” e giura che un giorno gli Achei rimpiangeranno la sua forza quando saranno in difficoltà.
Intervento di Nestore
Nestore, anziano e saggio re di Pilo, cerca di placare la lite, ricordando agli eroi la gravità della situazione e il pericolo rappresentato dai Troiani. Tuttavia, né Achille né Agamennone ascoltano il suo consiglio.
4. La separazione e l’umiliazione di Achille (vv. 306-356)
Dopo la lite, Agamennone ordina ai suoi uomini di riportare Criseide a suo padre e compie sacrifici per placare Apollo. Poi manda due araldi alla tenda di Achille per portargli via Briseide.
Achille, umiliato, si ritira sulla riva del mare e invoca sua madre, Teti, la dea marina. Le chiede di intercedere presso Zeus affinché punisca gli Achei, permettendo ai Troiani di prevalere in battaglia, così da far capire ad Agamennone il valore dell’eroe che ha offeso.
Teti, commossa, promette di aiutare il figlio.
Conclusione
L’episodio segna l’inizio dell’ira di Achille, tema centrale dell’Iliade. La sua rabbia lo porterà a ritirarsi dalla guerra, causando pesanti conseguenze per gli Achei. L’episodio mostra anche il conflitto tra autorità e prestigio personale, incarnati rispettivamente da Agamennone e Achille, e introduce la presenza degli dèi come mediatori e manipolatori del destino umano.