Università, l’Italia retrocede
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27 Gennaio 2019
Sarà davvero questo l’ultimo esame con 930 tipologie diverse, maxi sperimentazioni, minisperimentazioni, sottosperimentazioni di sperimentazioni, per cui quasi ogni scuola del regno ha la sua prova ad hoc confezionata dall’alto?
Conviene non essere troppo ottimisti, in una Italia che fatica ad alleggerire il peso della ragnatela burocratica, e fatica a considerare urgente e non procrastinabile l’abolizione del valore legale del titolo di studio.
Come diceva sabato in una tavola rotonda sulla “Scuola che parla al futuro” Giovanni Cominelli, “la scuola riesce ad essere di tutti, solo se riesce ad essere di ciascuno”, altrimenti si perpetuano utopie stataliste, che non hanno più ragione di esistere, e intanto 200.000 ragazzi sono dispersi e fuori sia dal mondo della scuola, sia dall’apprendistato, solo perché non rientrano nei nostri schemi ideologici.
Fa fatica a imporsi la concezione, la logica e razionale concezione, che è ormai necessaria una prova standardizzata, che è fondamentale la valutazione esterna, affinché l’esame di stato non sia autoreferenziale, e non accada il paradosso già sperimentato negli scorsi anni, per cui i “cento e lode” e i risultati ottimi abbondavano proprio nelle regioni in cui le prove OCSE-PISA erano state più deludenti.
Ci sono ben 186 tipologie d’esame in base agli ordinamenti, e 744 tipologie sperimentali, ma possiamo star certi che prima di arrivare alla razionalizzazione cui porterà il riordino del secondo ciclo, e alla riduzione degli indirizzi passeranno parecchi anni, purtroppo.
Luigi Gaudio