
Eumeo, Odissea, XIII, 23-96
28 Dicembre 2019
Adolescente di Vincenzo Cardarelli
28 Dicembre 2019🔍Analisi completa della poesia “Alle soglie” di Guido Gozzano, suddivisa per struttura, temi, stile e commento 😊📘✨
📚 Struttura e forma
La poesia è divisa in tre sezioni numerate (i, ii, iii) e formata da quartine di endecasillabi a rima alternata. Si percepisce una crescente profondità emotiva, passando dalla realtà quotidiana (i dottori) alla percezione della malattia, fino alla riflessione sulla morte.
💡 Temi principali
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La malattia e la diagnosi medica 🩺
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I “vecchi saputi” (i medici) rappresentano l’impotenza della scienza davanti all’ineluttabile. Il poeta osserva con ironia le diagnosi e i “tarli” che rosicchiano il suo corpo.
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L’infanzia del cuore ❤️🩹
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Il cuore è descritto come un monello giocondo, un bambino che sa ancora sorridere tra le lacrime, capace di resistere anche nella sofferenza. È una metafora della vitalità e dell’innocenza interiore che Gozzano cerca di preservare.
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La radioscopia e la trasparenza del corpo 🌫️
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Nel secondo movimento la tecnologia (i “raggi gelidi”) permette di guardare dentro il corpo, ma in modo “freddo”, impersonale. È un modo per parlare della vulnerabilità e dell’invisibile dolore umano.
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La morte 👤⚫
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Nell’ultima parte compare “la Signora”, simbolo della morte. Ma non è orribile: è una figura neutra, persino “vestita di nulla”, che trasforma, non distrugge. Una visione più dolce e filosofica, quasi naturale, dell’aldilà.
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✨ Stile e linguaggio
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Toni ironici e malinconici 🤷♂️🖤
Gozzano scherza sui medici, sulle cure e sulle radiografie, ma dietro l’ironia si cela una profonda consapevolezza della fragilità umana. -
Lessico quotidiano e poetico insieme 📝
Termini medici, oggetti comuni (matita, radioscopia), si alternano con immagini liriche (la Signora vestita di nulla, il lampo nel bosco): una fusione tipica della poetica crepuscolare. -
Ripetizioni e refrain 🌀
Frasi come “mio cuore, monello giocondo” danno ritmo, calore e un senso di circolarità: nonostante tutto, il cuore continua a battere, a sorridere.
📝 Commento personale
Questa poesia è un piccolo capolavoro di equilibrio tra la vita e la morte. Gozzano, malato e consapevole della propria fine imminente, non piange, ma sorride dolcemente, proprio come il suo cuore-monello. Non nega la paura, ma la sublima con poesia e umanità.
Il dolore si veste di leggerezza, la morte diventa trasformazione, e il poeta – come un novizio o uno sposo – la affronta con serena accettazione. Un esempio meraviglioso di come la poesia possa addolcire la realtà più dura.
📘Esercizio finale
Adesso confronta questa poesia con altri testi crepuscolari o analizzare la figura della “Signora” nella poesia italiana
📖 Testo della poesia “Alle soglie“ di Guido Gozzano
ALLE SOGLIE.
i.
Mio cuore, monello giocondo che ride pur anco nel pianto,
mio cuore, bambino che è tanto felice d’esistere al mondo,
pur chiuso nella tua nicchia, ti pare sentire di fuori
sovente qualcuno che picchia, che picchia…. Sono i dottori. 4
Mi picchiano in vario lor metro spiando non so quali segni,
m’auscultano con li ordegni il petto davanti e di dietro.
Sorriderei quasi, se dopo non bisognasse pagarli…. 8
«Appena un lieve sussurro all’apice…. qui…. la clavicola….»
E con la matita ridicola disegnano un circolo azzurro.
«Nutrirsi…. non fare più versi… nessuna notte più insonne….
non più sigarette…. non donne…. tentare bei cieli più tersi: 12
Nervi…. Rapallo…. San Remo…. cacciare la malinconia;
e se permette faremo qualche radioscopia….»
ii.
O cuore non forse che avvisi solcarti, con grande paura,
la casa ben chiusa ed oscura, di gelidi raggi improvvisi? 16
Un fluido investe il torace, frugando il men peggio e il peggiore,
trascorre, e senza dolore disegna su sfondo di brace
e l’ossa e gli organi grami, al modo che un lampo nel fosco
disegna il profilo d’un bosco, coi minimi intrichi dei rami. 20
E vedon chi sa quali tarli i vecchi saputi…. A che scopo?
Sorriderei quasi, se dopo non fosse mestieri pagarli.
iii.
Mio cuore, monello giocondo che ride pur anco nel pianto,
mio cuore, bambino che è tanto felice d’esistere al mondo, 24
mio cuore dubito forte – ma per te solo m’accora –
che venga quella Signora dall’uomo detta la Morte.
(Dall’uomo: chè l’acqua la pietra l’erba l’insetto l’aedo
le danno un nome, che, credo, esprima una cosa non tetra) 28
È una Signora vestita di nulla e che non ha forma.
Protende su tutto le dita, e tutto che tocca trasforma.
ti svegli mutato di fuori, nel volto nel pelo nel nome. 32
Ti svegli dagl’incubi innocui, diverso ti senti, lontano;
nè più ti ricordi i colloqui tenuti con guidogozzano.
Or taci nel petto corroso, mio cuore! Io resto al supplizio,
sereno come uno sposo e placido come un novizio. 36