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Pubblicato da Luigi Gaudio su 28 Dicembre 2019
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Azzurro

La canzone “Azzurro” di Adriano Celentano, pubblicata nel 1968, è uno dei brani più iconici della musica italiana.

Scritta da Paolo Conte (musica) e Vito Pallavicini (testo), la canzone ha una melodia orecchiabile e un testo che esprime una profonda malinconia e insoddisfazione, nonostante il tono apparentemente leggero.

Introduzione

“Azzurro” si apre con l’immagine di un’estate attesa per tutto l’anno, che finalmente arriva, ma il protagonista si ritrova solo in città mentre gli altri sono partiti per le spiagge. Questa situazione evoca un sentimento di isolamento e di vuoto, accentuato dall’immagine dell’aeroplano che se ne va, simbolo di qualcosa o qualcuno che sfugge.

Analisi del Testo

Strofa 1:
Il protagonista è solo in città, mentre il resto del mondo sembra godersi l’estate altrove. La città deserta e l’aeroplano che se ne va rappresentano il senso di abbandono. Questo tema della solitudine si rafforza nella seconda parte della strofa, dove il pomeriggio “troppo azzurro” diventa quasi oppressivo nella sua luminosità, come se la bellezza del mondo esterno fosse inaccessibile e distante per chi è solo e malinconico.

Ritornello:
Il ritornello esprime la presa di coscienza di non avere più risorse senza la persona amata, e il desiderio di andare da lei. Tuttavia, c’è un ostacolo interiore: il “treno dei desideri” che va “all’incontrario” nei pensieri, indicando che il protagonista è bloccato da un senso di impotenza e nostalgia, forse per il passato.

Strofa 2:
La seconda strofa introduce il ricordo dell’infanzia, evocando un periodo in cui il protagonista era solo, ma in un contesto diverso, quello dell’oratorio. Anche allora c’era solitudine, ma essa era mitigata dalla presenza di un prete con cui chiacchierare. Ora, però, l’isolamento è più profondo, e il cortile vuoto accentua il senso di noia e di inutilità.

Strofa 3:
Qui il protagonista cerca di ritrovare un po’ d’Africa in giardino, un’immagine che richiama l’esotico, il diverso, qualcosa che potrebbe spezzare la monotonia. Ma la realtà è ben diversa: ci sono solo oleandri, non c’è più spazio per l’immaginazione, e anche la natura è addomesticata, priva di quella selvatichezza che poteva affascinare da bambino.

Commento

“Azzurro” è una canzone che, nonostante la sua apparente leggerezza e la melodia allegra, nasconde un significato più profondo. È il racconto di una malinconia estiva, dove la bellezza del mondo esterno contrasta con il vuoto interiore del protagonista. La ripetizione del ritornello sottolinea l’idea che, nonostante il desiderio di agire (prendere il treno e andare dalla persona amata), qualcosa blocca il protagonista, intrappolato nei suoi stessi pensieri e ricordi.

Il treno dei desideri che va “all’incontrario” simboleggia forse il rimpianto per un passato irrecuperabile, o l’incapacità di vivere pienamente il presente. L’immagine del “pomeriggio troppo azzurro”, che in un’altra canzone potrebbe essere un simbolo di serenità, qui diventa opprimente, rappresentando il peso della solitudine.

Conclusione

“Azzurro” è una canzone che riesce a fondere una melodia accattivante con un testo ricco di malinconia e riflessione. È un ritratto perfetto di una solitudine moderna, dove l’uomo, pur circondato da bellezza e potenzialità, si sente comunque estraneo e inadeguato. La canzone resta un classico perché riesce a parlare a chiunque abbia mai provato quel senso di vuoto e di nostalgia, reso ancora più acuto dall’ambiente luminoso e spensierato che lo circonda.

Testo della canzone

di Conte, Pallavicini
Cerco l’estate tutto l’anno
e all’improvviso eccola qua.
Lei è partita per le spiagge
e sono solo quassù in città,
sento fischiare sopra i tetti
un aeroplano che se ne va.
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo

di non avere più risorse,

senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va.

Sembra quand’ero all’oratorio,
con tanto sole, tanti anni fa.
Quelle domeniche da solo
in un cortile, a passeggiar…
ora mi annoio più di allora,
neanche un prete per chiacchierar…
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora

io quasi quasi prendo il treno

e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va.

Cerco un po’ d’Africa in giardino,
tra l’oleandro e il baobab,
come facevo da bambino,
ma qui c’è gente, non si può più,
stanno innaffiando le tue rose,
non c’è il leone, chissà dov’è…
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va

Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio

Ascolta “Letteratura del novecento” su Spreaker.

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Luigi Gaudio
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