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14 Luglio 2025Analisi e testo della canzone Ballata del potere di Claudio Chieffo
Ballata del potere è un brano di Claudio Chieffo, cantautore e poeta italiano noto per la sua musica di ispirazione cristiana e il suo impegno nel sociale, pubblicato nel 1973. La canzone si presenta come un’amara riflessione sulla natura del potere, sulla rivoluzione e sulla delusione che ne può derivare, offrendo una prospettiva critica e profondamente umana.
Panoramica del Testo
Il testo si sviluppa come un monologo interiore, o una ballata narrata in prima persona, che ripercorre un percorso di disillusione politica e sociale. Il narratore esprime inizialmente un profondo malcontento verso il mondo e la vita, attribuendo la colpa alla borghesia e ai “padroni”. Questa fase è caratterizzata da un forte senso di ingiustizia sociale e da un desiderio di cambiamento radicale.
Successivamente, la canzone descrive l’azione rivoluzionaria intrapresa dai “compagni” per “rovesciare tutto” e costruire “un mondo meno brutto”. Tuttavia, questa fase di lotta e speranza si conclude tragicamente con la presa del potere e la morte degli amici del narratore.
Il finale del brano è un’amara constatazione: nonostante la conquista del potere, il mondo non è migliorato. Anzi, l’odio trionfa nuovamente e la condizione umana rimane “tale e quale”. La canzone si chiude con un interrogativo sulla speranza e sulla necessità di una liberazione dal male che non può venire solo dal potere politico.
Analisi Tematica
- La Denuncia dell’Ingiustizia Sociale: La prima parte della canzone è una chiara denuncia delle disuguaglianze e dello sfruttamento. Il ritornello “Lo dicevo tutto il giorno / questo mondo non è giusto / e pensavo anche di notte: / questa vita non dà gusto” esprime un disagio esistenziale profondo, attribuito direttamente alla “colpa dei padroni”. La descrizione della vita in officina, “senza tempo per pensare / dalla sera alla mattina”, dipinge un quadro di alienazione e fatica.
- L’Ideale Rivoluzionario e la Lotta: Il grido “Forza compagni / rovesciamo tutto / e costruiamo / un mondo meno brutto” incarna l’ardore rivoluzionario e la speranza di un cambiamento radicale. L’impegno e il sacrificio (“quanti giorni e quanti mesi / per cacciare alla malora / le carogne dei borghesi”) sono evidenti, ma già qui si percepisce una certa violenza nel linguaggio (“carogne”).
- La Disillusione del Potere: Il cuore della ballata risiede nella profonda disillusione che segue la conquista del potere. “Ma i compagni furon forti / e si presero il potere, / i miei amici furon morti / e li vidi io cadere.” La vittoria è macchiata dal sangue e dalla perdita. L’ideale di un mondo migliore si scontra con la realtà della violenza e del sacrificio.
- La Necessità del Perdono e la Condizione Umana: I versi più toccanti e significativi sono quelli che seguono la presa del potere: “Ora tu dimmi / come può sperare un uomo / che ha in mano tutto / ma non ha il perdono. / Come può sperare un uomo / quando il sangue è già versato / quando l’odio in tutto il mondo / nuovamente è trionfato.” Qui Chieffo introduce una dimensione etica e spirituale. Il potere, anche se conquistato con ideali nobili, non può portare la vera liberazione se non è accompagnato dal perdono. La violenza genera altra violenza, e l’odio, lungi dall’essere sconfitto, “nuovamente è trionfato”. La condizione umana, con le sue fragilità e la sua tendenza al male, rimane immutata, indipendentemente da chi detiene il potere.
- La Ricerca di una Liberazione Ultima: La canzone si conclude con la consapevolezza che “il mondo tutto intero / è rimasto tale e quale” e con la domanda implicita: “C’è bisogno di qualcuno / che ci liberi dal male”. Questo finale aperto suggerisce che la soluzione ai problemi dell’umanità non risiede solo nel cambiamento delle strutture politiche o economiche, ma in una trasformazione più profonda, forse di natura spirituale, che possa liberare l’uomo dal male e dall’odio.
Stile e Linguaggio
La canzone adotta un linguaggio semplice e diretto, quasi colloquiale, che la rende immediatamente comprensibile. La struttura è lineare, con rime baciate che conferiscono un tono quasi fiabesco, in contrasto con la gravità dei temi trattati. La ripetizione di frasi e concetti rafforza il messaggio e crea un senso di ineluttabilità. L’uso della prima persona (“Lo dicevo”, “pensavo”, “i miei amici”) rende il racconto intimo e personale, aumentando l’impatto emotivo sulla narrazione.
Conclusione
Ballata del potere di Claudio Chieffo è un brano che, pur nato in un contesto storico specifico (gli anni delle contestazioni e dei movimenti rivoluzionari), offre una riflessione universale sulla natura del potere e sulla ricerca della giustizia. La canzone smaschera l’illusione che un mero cambio di regime possa risolvere i problemi profondi dell’uomo, sottolineando come l’odio e la violenza possano persistere anche dopo la vittoria. Il messaggio finale è un invito a guardare oltre la dimensione politica, verso una liberazione dal male che passa attraverso il perdono e una trasformazione interiore, suggerendo una prospettiva che va oltre la contingenza storica e si apre a una dimensione spirituale.
Testo della canzone Ballata del potere (Claudio Chieffo)
Lo dicevo tutto il giorno
questo mondo non è giusto
e pensavo anche di notte:
questa vita non dà gusto.
E dicevo è colpa vostra
o borghesi maledetti,
tutta colpa dei padroni
e noi altri poveretti.
E noi altri a lavorare
sempre lì nell’officina
senza tempo per pensare
dalla sera alla mattina.
Forza compagni
rovesciamo tutto
e costruiamo
un mondo meno brutto.
Per un mondo meno brutto
quanti giorni e quanti mesi
per cacciare alla malora
le carogne dei borghesi.
Ma i compagni furon forti
e si presero il potere,
i miei amici furon morti
e li vidi io cadere.
Ora tu dimmi
come può sperare un uomo
che ha in mano tutto
ma non ha il perdono.
Come può sperare un uomo
quando il sangue è già versato
quando l’odio in tutto il mondo
nuovamente è trionfato.
C’è bisogno di qualcuno
che ci liberi dal male
perché il mondo tutto intero
è rimasto tale e quale.
La, la, la, la,…