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17 Marzo 2022Erlebnis (Esperienza) di Hugo Von Hofmannsthal
21 Marzo 2022Introduzione, testo, traduzione e commento della poesia “Ballata della vita esteriore” di Hugo Von Hofmannsthal, del prof. Carlo Zacco
Hugo Von Hofmannsthal (1874 – 1929)
La vita. Nasce a Vienna nel 1875 da una famiglia aristocratica. E ingegno precoce, educato alle lettere, alla musica e all’arte esordisce giovanissimo. In Germania frequenta assiduamente la “Kreis” di Stefan George, del quale subirà, al pari di altri, un notevole fascino, ma dal quale tuttavia si separerà presto in modo brusco, considerandolo persona ambigua e pericolosa.
A partire dal 1902 Hofmannsthal abbandona la poesia e si dà al teatro e alla librettistica, collaborando, tra gli altri, con Strauss.
Poetica. Hofmannsthal è poeta decadente-simbolista; nella sua poetica viene ricercata la bellezza della parola, e si cerca di andare oltre il significato delle parole, per cercare uno stato di purezza superiore.
In particolare un tema ricorrente della sua poesia è il superamento del transeunte in direzione dell’eterno; il passaggio dall’essere al divenire. Hofmannsthal avverte la provvisorietà di ogni cosa e condizione umana; per lui vita e morte non sono nettamente separati, ma sono due mondi che si confondono ed hanno confini sfumati. Il punto di contatto tra queste due realtà è la dimensione onirica.
Ballade des äuÉeren Lebens
Ballata della vita esteriore (1895)
Anche questa poesia compare per la prima volta in Blatter fur die Kunst nel 1895. Il linguaggio è legato a moduli linguistici e metrici tradizionali, nonostante Hofmannsthal esprimesse il senso tutto decadente di estraneità e di inappartenenza.
l’impere a la fin de la decadence. In questo periodo di fine ottocento l’Austria stava materialmente vivendo proprio quel periodo di decadenza politica che i teorici decadenti descrivevano per l’impero romano: l’impero asburgico era infatti in procinto di crollare.
? Il cuore di questa poesia è l’instabilità e l’inutilità di fondo della vita e l’angoscia che segue questa consapevolezza. La vita vissuta come nostalgia della vita.
Titolo: ballata della vita esterna; «esterna» nel senso di ciò che materialmente accade nel mondo. Ballata allude al ritmo del testo, tutto basato su figure anaforiche, alludendo alla vana giostra cui sembra risolversi l’esistenza.
1 Und Kinder wachsen auf mit tiefen Augen, –
2 die von nichts wissen, wachsen auf und sterben, a
3 und alle Menschen gehen ihre Wege. –
4 Und süÉe Früchte werden aus den herben a
5 und fallen nachts wie tote Vögel nieder b
6 und liegen wenig Tage und verderben. a
7 Und immer weht der Wind, und immer wieder b
8 vernehmen wir und reden viele Worte c
9 und spüren Lust und Müdigkeit der Glieder. b
10 Und StraÉen laufen durch das Gras, und Orte c
11 sind da und dort, voll Fackeln, Bäumen, Teichen, d
12 und drohende, und totenhaft verdorrte… c
E crescono bambini dai profondi occhi
che nulla sanno, crescono e muoiono,
e tutti gli uomini percorrono la loro via.
E dolci divengono i frutti acerbi
e di notte cadono a terra come morti uccelli
e per poco vi giacciono prima di marcire.
E sempre soffia il vento, e sempre di nuovo
ascoltiamo e diciamo tante parole,
e proviamo gioia e torpore nelle membra.
E strade corrono attraverso i campi, e luoghi
vi sono, qui e là, pieni di luci, d’alberi, di stagni,
ora minacciosi, ora spettralmente aridi…
vv. 1-12: I bambini con occhi profondi crescono e muoiono senza mai sapere nulla mentre tutti camminano per la loro strada.
I frutti acerbi maturano e diventano dolci; cadono durante la notte come uccelli morti, giacciono a terra, e dopo pochi giorni marciscono.
Il vento soffia in continuazione, come in continuazione sentiamo e pronunciamo discorsi; sentiamo nei nostri corpi il piacere e la stanchezza.
Le strade attraversano i prati; e lucerne, paludi e piante, cose aride e spente o vive piante compaiono qua e là.
Sono presentate una serie di immagini convenzionali della vita quotidiana. Il poeta passa in rassegna alcuni aspetti della vita nella loro mutabile fenomenologia, mettendone in rilievo i possibili aspetti e le loro trasformazioni. Anche qui vita e morte in un continuo trapasso.
13 Wozu sind diese aufgebaut? Und gleichen d
14 einander nie? Und sind unzählig viele? e
15 Was wechselt Lachen, Weinen und Erbleichen? d
16 Was frommt das alles uns und diese Spiele, e
17 die wir doch groÉ und ewig einsam sind f
18 und wandernd nimmer suchen irgend Ziele? e
Perché esistono? e mai uguali gli uni
agli altri? e sono di numero infinito?
Che cosa alterna il riso, il pianto, il pallore?A che ci giova tutto questo e questi giochi?
A noi che siamo adulti ed eternamente soli
e, pur vagando, cerchiamo ancora una meta.
vv. 13-18: A quale scopo è fatto tutto questo? Perché così tante cose e mai uguali l’una all’altra? Che cosa permette al riso. alle lacrime e al pallore di alternarsi?
Inizia qui la riflessione vera e propria: ci si domanda a che cosa serve tutto questo, qual è il senso di tutto ciò. Una serie di domande retoriche che come nella prima parte si susseguono con tono cantilenante, confermando il ritmo della ballata. Non si tratta di domande retoriche, ma di domande senza risposta.
19 Was frommt’s, dergleichen viel gesehen haben? g
20 Und dennoch sagt der viel, der „Abend“ sagt, –
21 ein Wort, daraus Tiefsinn und Trauer rinnt f
22 wie schwerer Honig aus den hohlen Waben. g
Che giova aver visto così tante cose?
Eppure dice molto chi dice “sera”,
parola che un senso profondo e dolore stilla
come greve miele dal cavo d’un alveare.
vv. 19-22: Qual è il vantaggio di questo eterno gioco per noi, che siamo travolti dal suo andamento circolare senza uno scopo nonostante la nostra grandezza?
Eppure, chi dice sera dice una parola che ha un senso profondo e doloroso che cola come il miele dal favo.
Il finale è misterioso. Bachof, studioso di mitologia antica, propone una soluzione. `/Esperoj, la stella della sera, rimette insieme ciò che `Hèj, l’aurora, aveva separato: ma la mattina è il momento in cui tutti si alzano e si affannano, la sera è il momento del raccoglimento, in cui la dispersione viene ricomposta. Tale ricomposizione avviene innanzitutto per mezzo della parola, che nel dare un nome, dà anche in senso e un ordine alle cose (consolazione nella poesia).
E la parola poetica dunque l’unica possibilità di dare un senso alla realtà che si disperde sotto i nostri occhi; Come a dire che mentre la realtà, la vita esterna, sfugge compiendo il suo cammino di eterna trasformazione senza di noi, la poesia ci consente di crearci una nostra realtà, a misura duomo, della quale noi siamo i protagonisti. Questa è un’interpretazione che tiene conto del senso più profondo della poesia simbolista, con poesia pura, poesia assoluta si intende proprio questa esigenza di rifondazione della realtà tramite le parole.
Il mistero. Motivo cardine del decadentismo e in particolare del simbolismo. La sensazione di vivere in un cosmo misterioso fatto di verità insondabili per l’uomo si traduce in questa poesia in un linguaggio misterioso, allusivo, dove le parole riflettono con la loro poca chiarezza, la loro ambiguità, questo senso di mistero.