
La svolta nicciana di D’Annunzio e la Sera Fiesolana
28 Dicembre 2019
Il piacere di D’Annunzio
28 Dicembre 2019“Canta la gioia” è una poesia che rappresenta la dimensione del vitalismo, molto presente nella poesia di Gabriele D’Annunzio, soprattutto nelle sue prime opere.
Le prime poesie di D’Annunzio, che rientrano principalmente nelle raccolte “Primo Vere” (1879), “Canto Novo” (1882), e “Intermezzo di rime” (1883), sono caratterizzate da un vitalismo esplosivo, un entusiasmo per la natura, la bellezza e i sensi.
Testo della poesia:
Canta la gioia! Io voglio cingerti
di tutti i fiori perché tu celebri
la gioia la gioia la gioia,
questa magnifica donatrice!
Canta l’immensa gioia di vivere,
d’esser forte, d’essere giovine,
di mordere i frutti terrestri
con saldi e bianchi denti voraci,
Canta la gioia! Io voglio cingerti
di tutti i fiori perché tu celebri
la gioia la gioia la gioia,
questa magnifica donatrice!
Canta l’immensa gioia di vivere,
d’esser forte, d’essere giovine,
di mordere i frutti terrestri
con saldi e bianchi denti voraci,
di por le mani audaci e cupide
su ogni dolce cosa tangibile,
di tendere l’arco su ogni
preda novella che il desìo miri,
e di ascoltare tutte le musiche,
e di guardare con occhi fiammei
il volto divino del mondo
come l’amante guarda l’amata,
e di adorare ogni fuggevole
forma, ogni segno vago, ogni immagine
vanente, ogni grazia caduca,
ogni apparenza ne l’ora breve.
Canta la gioia! Lungi da l’anima
nostra il dolore, veste cinerea.
Questa poesia, “Canta la gioia!” di Gabriele D’Annunzio, è un esempio perfetto della sua poetica vitalistica ed esuberante, in cui la celebrazione della gioia di vivere e della sensualità della vita emerge con forza e intensità.
Temi e significato
Il tema centrale del testo è la gioia, esaltata come una forza magnifica e donatrice, che il poeta invita a celebrare. La gioia, per D’Annunzio, non è un’emozione passeggera, ma una condizione esistenziale che va vissuta pienamente attraverso l’esperienza fisica, la bellezza dei sensi, la forza e la giovinezza. L’idea di mordere i frutti terrestri e di porre le mani audaci su ogni cosa tangibile trasmette una sensazione di potenza fisica e desiderio insaziabile di vivere appieno ogni momento.
La poesia riflette il vitalismo dannunziano, che spinge verso un’esaltazione della vita e delle sue sensazioni, in contrasto con il dolore, qui descritto come una “veste cinerea” da allontanare. D’Annunzio celebra la giovinezza, la forza e il desiderio, vedendo in esse un’inesauribile fonte di piacere e di realizzazione.
Struttura
La ripetizione dell’invocazione “Canta la gioia!” scandisce la poesia, creando un ritmo incalzante, quasi una sorta di invito o comando. Il poeta utilizza una struttura anaforica, ripetendo frasi e concetti, per enfatizzare l’importanza di vivere la vita con passione e intensità. Questa ripetizione ha l’effetto di rafforzare il senso di urgenza e di entusiasmo.
Immagini e simboli
La poesia è ricca di immagini sensoriali e di riferimenti al corpo e ai sensi:
- “Mordere i frutti terrestri” evoca il piacere fisico, la connessione diretta con la terra e la natura, con un implicito riferimento al desiderio e al possesso.
- “Porre le mani audaci e cupide” su ogni dolce cosa tangibile suggerisce l’avidità di vita, la volontà di possedere e sperimentare tutto ciò che è bello e piacevole.
- Il volto del mondo, descritto come “divino”, è guardato con lo stesso fervore di un amante che osserva la persona amata, il che sottolinea la sacralità della bellezza e della natura nel pensiero dannunziano.
L’estetica del piacere e della transitorietà
D’Annunzio esalta anche l’adorazione del fuggevole, della grazia caduca e dell’apparenza ne l’ora breve, indicando come la fugacità della vita e delle sue bellezze non sia motivo di malinconia, ma piuttosto uno stimolo a godere intensamente del momento presente. Il poeta celebra quindi ogni forma effimera, ogni immagine vanente, consapevole che la bellezza, proprio perché destinata a scomparire, deve essere vissuta con ancora più intensità.
Commento finale
“Canta la gioia!” è un manifesto del vitalismo dannunziano, in cui l’autore esorta a vivere la vita con forza, passione e audacia, abbracciando la bellezza transitoria del mondo e i piaceri sensoriali. La gioia diventa un’energia da celebrare, in contrasto con il dolore, che viene respinto come un elemento estraneo all’esistenza piena. È una poesia che trasmette potenza, entusiasmo e una sorta di inno alla vita, che si deve vivere nella sua pienezza e senza compromessi.
Le opere della giovinezza: “Primo Vere” (1879)
La raccolta “Primo Vere”, scritta quando D’Annunzio aveva appena sedici anni, esprime una gioia giovanile e un rapporto quasi istintivo con la natura. Qui, la sua poesia è ancora acerba, ma già si intravedono i tratti distintivi che saranno poi sviluppati nelle opere più mature: una forte sensibilità sensuale e una celebrazione della vita e della giovinezza.
Esempio di poesia di “Primo Vere”: In poesie come “Era un’azzurra notte senza veli”, il giovane D’Annunzio canta la bellezza della notte e della natura con immagini delicate e sensazioni tattili. È una poesia che mescola l’osservazione naturalistica e la fusione dei sensi, con il poeta che si sente completamente immerso nell’ambiente che descrive.
“Canto Novo” (1882)
“Canto Novo” rappresenta una delle fasi più esuberanti e vitalistiche di D’Annunzio. Qui si manifesta il desiderio di celebrare la bellezza della vita in tutte le sue forme. Il titolo stesso, “Canto Novo”, richiama un nuovo canto, un’esplosione di gioia, una celebrazione delle sensazioni e delle emozioni vissute in modo intenso.
In questa raccolta, il poeta si lascia trasportare dalla passione per la natura, dalla vitalità degli elementi e dalla potenza dei sensi. I versi sono pieni di luce, di vita, di sensualità. D’Annunzio canta il mare, la terra, i boschi, ma anche l’amore e il piacere fisico.
Esempio di poesia di “Canto novo”: è proprio “Canta la gioia”, ma nell’intera raccolta, troviamo versi intrisi di amore per la natura, per il paesaggio abruzzese che lo ha ispirato e che D’Annunzio trasforma in un teatro di bellezza eterna, in cui il poeta si dissolve in un rapporto panteistico con gli elementi naturali.
“Intermezzo di Rime” (1883)
Nell’“Intermezzo di Rime”, la gioia che D’Annunzio esprime è più complessa. Questo ciclo poetico segna l’inizio di un cambiamento stilistico e tematico. Se nelle prime raccolte l’esaltazione della vita e della natura era diretta e quasi ingenua, qui compare un tono più intimistico e un’attenzione alla seduzione, alla sensualità, con un linguaggio sempre più raffinato e lirico.
L’“Intermezzo di Rime” è caratterizzato da una forte componente amorosa e erotica, e la gioia espressa nei versi assume la forma del piacere sensuale, della bellezza corporea, delle emozioni profonde, ma anche della malinconia legata all’amore fugace.
Il Vitalismo e la “Canto la gioia”
D’Annunzio, nelle sue prime poesie, non solo “Canta la gioia”, ma ne fa il motore e il centro della sua esistenza poetica. La gioia, per lui, è sensuale, immediata, fisica: si manifesta nei suoni, nei colori, nei profumi della natura, nell’abbraccio del corpo e nella bellezza pura e istintiva. È una poesia che celebra il trionfo dei sensi, della giovinezza, dell’istante vissuto intensamente.
Questa gioia, tuttavia, è anche spesso accompagnata da un senso di malinconia, tipico dello spirito decadente che emerge nel D’Annunzio più maturo. La bellezza e la gioia sono fugaci, destinate a svanire, ed è proprio questa consapevolezza che conferisce alle sue poesie un’intensità quasi febbrile.
Conclusione
Nelle prime raccolte poetiche di D’Annunzio, come “Primo Vere”, “Canto Novo” e “Intermezzo di Rime”, la gioia si manifesta come celebrazione sensuale della vita e della natura. Il giovane poeta esalta l’ebbrezza dei sensi, il fascino della natura, l’esaltazione dell’amore fisico, in una continua ricerca di esperienze vitali e di piacere. Questa vitalità sfrenata, però, è sempre bilanciata da un’ombra di malinconia, che anticipa la profondità tragica delle opere successive.