
Taci anima mia di Camillo Sbarbaro
28 Dicembre 2019
Capitolo trentatreesimo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019Dante Alighieri – Paradiso, Canto XXXII (Seconda Metà): L’Ordine della Rosa e la Grazia Mariana
Il Canto XXXII del Paradiso di Dante Alighieri ci conduce nel cuore dell’Empireo, il cielo immobile e purissimo, sede di Dio e dei beati, disposti nella forma sublime della Rosa Celeste. Dopo aver assistito alla disposizione dei seggi e aver compreso la ragione della presenza dei bambini innocenti, anche non battezzati, San Bernardo guida Dante attraverso la seconda metà del canto, svelando ulteriori dettagli sull’ordine divino e preparando il pellegrino alla visione beatifica.
La Salvezza degli Innocenti e la Legge Divina
Il canto riprende la spiegazione di San Bernardo riguardo ai bambini che occupano i seggi più bassi della Rosa. Essi sono lì “sanza mercé di lor costume” (senza merito delle loro azioni), ma in base a una grazia che differisce solo nel “primiero acume”, ovvero nella diversa intensità della visione divina che godono, proporzionale alla loro capacità di accogliere la grazia fin dalla nascita.
Il criterio di salvezza, spiega Bernardo, è mutato nel corso dei secoli. Nell’età più antica, prima dell’avvento di Cristo, l’innocenza bastava per la salvezza, a patto che fosse accompagnata dalla fede dei genitori. Poi, con l’età adulta, era necessaria la circoncisione per acquisire la virtù. Ma con l’era della grazia, inaugurata da Cristo, l’innocenza senza il battesimo non è più sufficiente per la salvezza, e tali anime rimangono nel Limbo. Questa digressione teologica ribadisce la perfezione dell’ordine divino e la sua evoluzione attraverso le epoche, sempre in linea con la volontà di Dio.
Lo Splendore della Vergine e l’Annunciazione
Bernardo esorta Dante a volgere lo sguardo verso la “faccia che a Cristo più si somiglia”, ovvero la Vergine Maria, la cui “chiarezza / sola ti può disporre a veder Cristo”. Dante è sopraffatto da un’ondata di “allegrezza” che piove su Maria, portata dalle menti angeliche. Una gioia così intensa che supera ogni meraviglia provata in precedenza e gli rivela un’immagine di Dio più profonda.
A questo punto, l’arcangelo Gabriele, “quello amor che primo lì discese”, scende cantando l’inno “Ave, Maria, gratïa plena”, dispiegando le sue ali davanti alla Vergine. L’intera corte celeste risponde a questo canto divino, rendendo ogni visione più serena. Questo momento lirico e di profonda devozione mariana sottolinea il ruolo centrale della Vergine nella gerarchia celeste e la sua intercessione per l’umanità.
I Grandi Patriarchi della Rosa Celeste
Dante, ancora guidato da Bernardo, rivolge una domanda all’anziano santo: “qual è quell’ angel che con tanto gioco / guarda ne li occhi la nostra regina, / innamorato sì che par di foco?”. Bernardo identifica l’angelo come Gabriele, colui che portò l’annuncio a Maria, e lo descrive con una “baldezza e leggiadria” ineguagliabili.
Successivamente, Bernardo invita Dante a seguire il suo sguardo e a notare i “gran patrici / di questo imperio giustissimo e pio”. Vengono indicati i seggi di alcune figure fondamentali della storia sacra, disposte simmetricamente rispetto alla Vergine:
- Adamo ed Eva (le “due radici” della Rosa): Adamo è colui “che da sinistra le s’aggiusta”, il padre “per lo cui ardito gusto / l’umana specie tanto amaro gusta” (il riferimento al peccato originale).
- San Pietro: Dal lato destro di Maria, Dante vede il “padre vetusto / di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi / raccomandò di questo fior venusto”. Pietro è il fondatore della Chiesa e il custode delle chiavi del Regno dei Cieli.
- San Giovanni Battista: Accanto a Pietro siede colui “che vide tutti i tempi gravi, / pria che morisse, de la bella sposa / che s’acquistò con la lancia e coi clavi”. Questo è Giovanni Battista, che vide la persecuzione della Chiesa (la “sposa” di Cristo) prima della sua morte.
- Mosè: Accanto a Giovanni Battista si trova “quel duca sotto cui visse di manna / la gente ingrata, mobile e retrosa”. Questo è Mosè, che guidò il popolo ebraico nel deserto, nutrito dalla manna, ma un popolo spesso ingrato e ribelle.
- Sant’Anna: Di fronte a Pietro siede Anna, madre di Maria, “tanto contenta di mirar sua figlia, / che non move occhio per cantare osanna”. La sua gioia è pura contemplazione.
- Santa Lucia: Di fronte a Mosè siede Lucia, la santa che mosse Beatrice a soccorrere Dante all’inizio del suo viaggio, quando era smarrito nella selva oscura. Questa è una figura di particolare importanza per Dante stesso, simbolo della grazia illuminante.
Questa disposizione simmetrica e gerarchica dei beati non è casuale: essa riflette l’ordine perfetto e la giustizia divina, mostrando come ogni anima abbia il suo posto predestinato nella gloria eterna.
L’Esigenza della Grazia per la Visione Finale
Bernardo conclude il suo discorso con un’esortazione a Dante, consapevole che il tempo stringe per la visione finale: “Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna, / qui farem punto, come buon sartore / che com’ elli ha del panno fa la gonna”. Il santo invita Dante a “drizzeremo li occhi al primo amore”, cioè a Dio, per penetrare il suo fulgore.
Tuttavia, Bernardo avverte che per un’impresa così ardua, per evitare che Dante “t’arretri movendo l’ali tue” (cioè che la sua capacità intellettuale e spirituale non sia sufficiente), è indispensabile “orando grazia conven che s’impetri / grazia da quella che puote aiutarti”. Questa è la Vergine Maria, l’unica in grado di intercedere per la grazia necessaria alla visione beatifica. Bernardo stesso si prepara a iniziare una “santa orazione” per impetrare tale grazia.
Conclusione
La seconda metà del Canto XXXII del Paradiso è un’ulteriore conferma dell’ordine e della perfezione divina che regnano nell’Empireo. Attraverso la guida di San Bernardo, Dante non solo approfondisce la sua conoscenza della disposizione dei beati nella Rosa Celeste, ma è anche condotto a comprendere la necessità della grazia divina, mediata dalla Vergine Maria, per raggiungere la visione ultima di Dio. Il canto si chiude con l’attesa della preghiera di Bernardo, preparando il lettore e il pellegrino all’apice del viaggio ultraterreno nei canti finali del Paradiso.