
Mattina di Giuseppe Ungaretti
28 Dicembre 2019
I fiumi di Giuseppe Ungaretti
28 Dicembre 2019In “Commiato”, Giuseppe Ungaretti sintetizza liricamente la sua “poetica della parola”
Testo di “Commiato”
Locvizza il 2 ottobre 1916
Gentile Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermentoQuando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso.
Analisi
“Commiato” è l’ultima poesia della raccolta Il Porto Sepolto (1916), scritta da Giuseppe Ungaretti il 2 ottobre 1916 durante la sua esperienza di soldato nella Prima Guerra Mondiale a Locvizza. È indirizzata all’amico Ettore Serra, giovane ufficiale dell’esercito italiano, al quale il poeta aveva dedicato la prima edizione del suo libro. La poesia non è solo un ringraziamento a Serra, ma anche una riflessione profonda sul significato della poesia e della parola.
Il significato della poesia
Nelle prime righe, Ungaretti definisce la poesia come qualcosa di più ampio di un semplice esercizio letterario: è il mondo, l’umanità, la vita stessa, che fioriscono attraverso la parola. La poesia diventa quindi uno strumento attraverso il quale l’esperienza umana si esprime e si sublima. Ungaretti vede nella parola poetica il potere di far sbocciare la bellezza e la meraviglia dall’oscurità della sofferenza.
La parola è descritta come un fermento delirante, una forza vitale che si agita e si trasforma incessantemente. È chiaro che la guerra e le esperienze devastanti vissute dal poeta al fronte hanno influenzato profondamente questa visione. Il delirio evoca lo stato di confusione e sofferenza, ma al contempo è fonte di creazione e di energia. Il poeta, nel suo silenzio interiore, trova le parole che sembrano nascere dal profondo dell’anima.
Il potere della parola
Le ultime righe della poesia sono tra le più significative e rivelano la visione radicale di Ungaretti sulla scrittura poetica. La parola, trovata nel silenzio interiore, non è superficiale o casuale, ma è scavata profondamente nella vita del poeta: “scavata è nella mia vita / come un abisso”. Questa immagine potentemente simbolica descrive la parola poetica come frutto di un processo doloroso e intenso, che affonda le sue radici nelle esperienze più profonde dell’esistenza umana.
L’abisso suggerisce una discesa negli strati più oscuri e nascosti della vita, una metafora che può riflettere il trauma e l’angoscia della guerra, ma anche l’esplorazione dell’animo umano. La poesia diventa un modo per Ungaretti di dare forma al caos della vita e al dolore, rendendoli comprensibili e trasmissibili.
Il contesto storico e personale
Il contesto bellico e la partecipazione diretta di Ungaretti alla guerra fanno da sfondo a questa poesia. Scritta nelle trincee, a contatto diretto con la morte e la distruzione, “Commiato” riflette un bisogno profondo di trovare significato e ordine nel caos della guerra. La parola poetica diventa una sorta di ancoraggio esistenziale in un mondo in frantumi.
Commento finale
“Commiato” può essere letta come un’intima dichiarazione di poetica e come una riflessione sulla fragilità della vita, l’importanza della parola e il suo potere di evocare le profondità dell’esperienza umana. Per Ungaretti, la poesia non è solo un mezzo espressivo, ma un modo di dare voce a ciò che giace nell’abisso dell’anima, rendendo il dolore e la bellezza comprensibili in mezzo alla confusione della vita e della guerra.
La semplicità e la brevità dei versi, tipiche dello stile ermetico di Ungaretti, conferiscono alla poesia una grande intensità, dove ogni parola è scolpita nel dolore e nella riflessione profonda.