
L’Apogeo della civiltà della polis e lo splendore di Atene
28 Dicembre 2019
Indicativo futuro semplice dei verbi attivi e passivi
28 Dicembre 2019La toccante e provocatoria novella di Gianni Celati, Cosa è successo a tre fratelli calciatori, è una critica aspra e malinconica al mondo dello sport giovanile, trasformato in meccanismo disumanizzante.
Ecco una sintesi con commento e analisi tematiche, accompagnate da emoji e icone per facilitarne la comprensione:
⚽ Titolo: Cosa è successo a tre fratelli calciatori
📖 Autore: Gianni Celati
📚 Raccolta: Narratori delle pianure
🧩 Trama in breve
Tre fratelli, talentuosi giovani calciatori, diventano famosi in periferia per le loro abilità e il loro affiatamento. Vengono notati da osservatori importanti, ma il presidente della loro squadra — un fruttivendolo ambizioso e possessivo — li lega a sé con un contratto.
Da qui, la loro discesa nel mondo della pressione sportiva, che culmina in un ritiro estivo brutale e psicologicamente devastante. Alla fine, i tre si ribellano, tentano la fuga, e trovano paradossalmente la serenità nel riformatorio, dove tornano a giocare bene.
🎯 Temi principali
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🏅 Il talento e la sua gestione: i tre fratelli sono naturalmente dotati, ma la pressione esterna rovina tutto.
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🤖 Disumanizzazione nello sport: l’allevamento calcistico è descritto come una fabbrica di soldati obbedienti, non atleti felici.
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🧠 Trauma e ansia da prestazione: l’incapacità crescente dei ragazzi di affrontare le partite mostra il danno psicologico.
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🚨 Autorità e abuso di potere: il fruttivendolo e l’insegnante di ginnastica incarnano un sistema oppressivo.
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🕊️ Fuga e libertà: la fuga finale, fallita, è un grido d’aiuto. Eppure, il riformatorio diventa rifugio e rinascita.
🎭 Stile e tono
Celati utilizza un linguaggio semplice, lineare, da favola moderna, ma carico di ironia amara e disillusione.
Il tono oscilla tra il realistico e il grottesco, accentuando l’assurdità delle dinamiche sociali e sportive che travolgono l’infanzia e l’identità.
💔 Momenti chiave
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💥 Le partite disastrose: i tre passano da campioni a ragazzi fragili, terrorizzati dalla pressione.
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🧹 Il ritiro punitivo: un incubo educativo fatto di vessazioni, fame, umiliazioni e punizioni fisiche.
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🚛 La fuga col camion: simbolo della disperazione e della ricerca di una via d’uscita.
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⛓️ Il riformatorio come rifugio: paradossalmente, un carcere diventa spazio di libertà emotiva.
🗝️ Simboli e significati
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🔁 Il riformatorio = luogo di reclusione ma anche di ritorno all’autenticità.
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🎭 L’insegnante di ginnastica = figura del sistema repressivo che annulla la spontaneità.
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👟 La partita = metafora della vita sociale, della competizione forzata.
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🧸 I tre fratelli = simbolo della purezza infantile, schiacciata dal cinismo degli adulti.
💬 Citazioni significative
“Erano seduti su una panchina e vedevano venir giù dalle loro gambe il liquido della diarrea.”
➡️ Un’immagine scioccante della fragilità e dell’ansia da prestazione.
“Non siamo capaci.”
➡️ La presa di coscienza non del fallimento, ma dell’inadeguatezza di un sistema inumano.
✨ Sintesi del racconto “Cosa è successo a tre fratelli calciatori” di Gianni Celati:
La storia racconta di tre fratelli molto talentuosi nel calcio:
- Uno di 17 anni e due gemelli di 15
- Giocavano tutti nell’attacco della stessa squadra
- Erano noti per la loro intesa in campo e capacità di trovarsi sempre con lanci precisi
Il presidente della loro squadra, un ricco fruttivendolo, li considerava i suoi “campioncini” e aveva grandi aspettative su di loro.
Tuttavia, dopo essere stati mandati ad un ritiro estivo molto rigido:
- Venivano tenuti in condizioni difficili (nudi, senza cibo sufficiente)
- Sottoposti a metodi di allenamento stressanti
- Costretti a competere tra loro per il cibo
Questi metodi hanno avuto effetti negativi:
- Durante le partite importanti si bloccavano o giocavano male
- Erano sempre nervosi e sotto pressione
- Uno dei gemelli è svenuto in campo
- Prima di una partita hanno avuto episodi di diarrea dovuta allo stress
Alla fine:
- Hanno chiesto ai genitori di non farli più giocare ma non sono stati ascoltati
- Hanno tentato la fuga in Svizzera rubando un camion ma sono stati catturati
- Sono finiti in un riformatorio dove hanno ricominciato a giocare bene
- Hanno paura di dover tornare a giocare seriamente
La storia critica i metodi intensivi di formazione dei giovani calciatori e mostra come la pressione eccessiva possa rovinare il talento naturale.
🧠 Commento finale
Questa novella è un manifesto letterario contro la mercificazione dell’infanzia e la violenza educativa.
Celati ci invita a riflettere su quanto il talento venga spesso soffocato da adulti avidi o ciechi, e su come la libertà e la spontaneità siano valori da proteggere, anche in contesti apparentemente positivi come lo sport.
🏃♂️💥 I tre fratelli, alla fine, non scappano dalla vita, ma da un mondo che ha tradito la loro fiducia.
Il fatto che ritrovino sé stessi solo nel luogo della punizione è l’aspetto più drammatico, ma anche più profondamente critico del racconto. 📚✨
📜 Testo di “Cosa è successo a tre fratelli calciatori” dalla raccolta “Narratori delle pianure” di Gianni Celati
COSA È SUCCESSO A TRE FRATELLI CALCIATORI
Questa è la storia di tre fratelli che si sono rivelati bravissimi giocatori di calcio in un torneo di squadre per ragazzi.
Di loro si parlava in tutta la periferia dove abitavano, e anche i fans di altre squadre li andavano a veder giocare alla domenica mattina in piccoli campi nei dintorni di Milano.
Uno aveva 17 anni, gli altri due erano gemelli di 15 e tutti tre giocavano all’attacco.
A parte i tiri e il tocco della palla che sembravano già da professionisti, i tre soprattutto sapevano sempre pescarsi a vicenda con buoni lanci in zone smarcate, come se ognuno di loro sapesse sempre dove stavano correndo gli altri due anche senza cercarli con gli occhi.
Il presidente della loro squadra era un fruttivendolo, molto ricco perché aveva un posteggio ai mercati generali d’una città vicina, e sempre un po’ misterioso per gli occhiali a specchio che portava quando seguiva le partite dei suoi calciatori.
Era molto soddisfatto dei tre, li chiamava “i suoi campioncini”.
I tre fratelli hanno fatto vincere molte partite alla sua squadra, e una volta sono andati a giocare in trasferta a Milano, nel grande stadio di San Siro, prima d’una partita in notturna tra due squadre famose e internazionali.
A San Siro i tecnici delle due grandi società calcistiche della metropoli hanno visto giocare quei tre e si sono meravigliati; dopo la partita degli uomini vestiti di nero andavano a parlare con loro, chiedendo se se la sentivano di venire a Milano per potersi allenare con i ragazzi dell’allevamento d’una grande squadra.
Quando il fruttivendolo ha saputo che i suoi giocatori erano stati avvicinati dagli uomini vestiti di nero, è andato su tutte le furie.
Infatti proprio allora anche lui stava organizzando un allevamento di ragazzi, in seguito ad un accordo con due società calcistiche molto note, e non voleva che nessuno mettesse gli occhi sui tre fratelli; anzi, si dava da fare perché i cronisti sportivi parlassero il meno possibile della loro bravura.
Per risolvere la questione è andato a trattare con i genitori dei tre e li ha convinti a firmare un contratto in base al quale i fratelli calciatori risultavano di sua proprietà, come calciatori, per due anni.
Sono cominciati gli allenamenti dei ragazzi prescelti per l’allevamento organizzato dal fruttivendolo.
Nella prima partita ufficiale i tre fratelli non hanno giocato bene, perché non si trovavano a loro agio con i compagni di squadra, e la loro squadra ha perso.
Hanno giocato male anche nella partita successiva e alla terza partita, mentre erano negli spogliatoi in attesa di entrare in campo, hanno cominciato a farsela addosso; erano seduti su una panchina e vedevano venir giù dalle loro gambe il liquido della diarrea.
Così non hanno giocato e l’allenatore ha detto loro che questo succede spesso prima d’una partita importante, perché i ragazzi si emozionano.
La domenica dopo erano di nuovo in trasferta allo stadio di San Siro a Milano.
C’è stata una scazzottatura a centrocampo tra due giocatori che venivano espulsi, e subito dopo uno dei due gemelli se l’è fatta addosso e non riusciva più a muoversi; doveva abbandonare il campo, la sua squadra restava con nove giocatori e perdeva la partita.
Quella sera il presidente fruttivendolo ha schiaffeggiato i tre fratelli, dicendo molte bestemmie.
Il giorno dopo è andato a discutere la situazione con i loro genitori.
Siccome i tre erano sempre troppo nervosi, il presidente ha proposto ai loro genitori di mandarli in un ritiro estivo, con altri ragazzi dell’allevamento che non rendevano come avrebbero dovuto.
Ha detto: “Sono ancora troppo bambini, devono crescere.”
Il ritiro estivo, in una casa isolata nel bel mezzo d’una valle deserta, era segreto.
Tutti i ragazzi e i genitori dei ragazzi s’erano impegnati a non parlarne con nessuno.
Era diretto da un vecchio insegnante di ginnastica, il quale inizialmente più che altro faceva correre gli allievi per tutta la giornata stancandoli a morte e insieme irritandoli, perché li costringeva a passare venti volte al giorno attraverso cespugli di rovi.
Li innervosiva inoltre con altri metodi.
Li lasciava in libertà per mezz’ora nel cortile della casa, e intanto studiava i gesti bambineschi che facevano.
Poi li metteva in fila e ordinava a uno di loro di ripetere un gesto, che risultava inevitabilmente bambinesco; allora l’insegnante spiegava a tutti gli altri che quello era un gesto “da finocchio”.
Così poi gli allievi non sapevano più che gesti fare e tenevano sempre le mani in tasca per non tradirsi.
Inoltre il ragazzo smascherato dall’insegnante veniva chiamato “finocchio” dai suoi compagni per il resto della giornata; e andava sempre a finire che alla sera, stanchi per tutte quelle corse e irritati dai graffi dei rovi, nella camerata gli allievi si massacrassero di botte.
A quel punto interveniva il vecchio insegnante con una frusta in mano.
Faceva venir avanti il colpevole della rissa (ossia generalmente “il finocchio”), chiedendogli se voleva o no continuare a far parte dell’allevamento e diventare un serio professionista.
Quando quello rispondeva di sì, gli ordinava di scoprirsi il sedere, di appoggiarsi col ventre a uno sgabello, e di lasciarsi frustare da tutti i suoi compagni senza lamentarsi neanche una volta, per dimostrare d’essere un uomo.
Alcuni non riuscivano a non lamentarsi, e per costoro l’indomani ricominciava lo stesso supplizio.
Invece chi non si lamentava del dolore veniva riconosciuto dall’insegnante e dai compagni come un uomo.
In questo modo dopo una settimana il numero dei partecipanti al ritiro s’era dimezzato.
Molti di loro non avevano resistito al supplizio e avevano rinunciato a diventare seri professionisti.
Le settimane successive sono state dedicate ad altri esercizi, tutti con lo scopo di rendere gli allievi meno nervosi, innervosendoli il più possibile.
“Dovete crescere,” diceva il loro insegnante, “e dovete smettere d’essere come le donne.”
Durante gli ultimi quindici giorni i ragazzi sono rimasti chiusi a chiave dentro la villa; erano stati sequestrati i loro vestiti, portati via i letti, le sedie e tutte le riserve di cibo.
Gli allievi dormivano nudi per terra, e dopo un paio di giorni naturalmente tutti avevano una fame da lupi.
Più o meno ogni due giorni l’insegnante compariva senza preavviso.
Poneva per terra dei piatti di cibo, al termine d’un lungo corridoio che percorreva tre lati della villa e che portava alla camerata dove dormivano i ragazzi.
Questo corridoio era piuttosto stretto.
Dunque, quando l’insegnante dava improvvisamente il segnale, gli allievi si precipitavano fuori dalla camerata ed erano costretti a spintonarsi furiosamente nello stretto corridoio, inferociti dalla fame, siccome i primi che raggiungevano i piatti ingurgitavano tutto il cibo e i più restavano per giorni e giorni a digiuno.
Tuttavia la bravura non consisteva soltanto nello spintonare furiosamente gli altri.
“Per farsi largo nella vita e nel lavoro, mai lasciarsi sorprendere da niente,” spiegava il vecchio insegnante.
Innanzi tutto gli allievi avevano l’obbligo di restare sempre nella camerata, e solo quando suonava la sirena azionata dall’insegnante potevano precipitarsi fuori.
Poi la sirena suonava a vuoto almeno una volta su tre, e quindi arrivati al termine del corridoio, dopo essersi spintonati alla disperata, gli allievi spesso non trovavano niente da mangiare.
Infine, poiché l’insegnante azionava la sirena a ore sempre diverse, gli allievi dovevano esser capaci di scattare fuori dalla camerata al minimo rumore; ma per far questo dovevano anche riuscire a riposare tranquillamente nudi e famelici per terra durante il resto del giorno, così da essere in piena forma al momento di scattare e spintonare gli altri.
“In conclusione,” spiegava l’insegnante, “voi dovete imparare a star calmi, per sfruttare il fatto che gli altri si innervosiscono e vanno fuori di testa.”
Chi ha fatto esperienza di questo tipo di allevamenti sostiene che i metodi qui descritti hanno una grande efficacia, la quale perdura per tutto il resto della carriera d’un calciatore.
Però nel caso dei tre fratelli non è andata così.
Alla prima partita importante i tre hanno giocato malissimo, confusi da tutto ciò che accadeva attorno a loro: confusi da un fischio dell’arbitro, dalla palla che usciva lentamente di campo come se morisse, dall’aria desolata d’un avversario o da un kleenex per terra.
Poiché ormai sempre in tensione cercavano di star attenti a tutto, allora qualsiasi cosa li confondeva.
Nella partita successiva uno dei due gemelli è svenuto in campo, e la loro squadra ha perso in modo clamoroso.
Dopo negli spogliatoi i ragazzi erano tutti così nervosi che si tiravano in faccia le scarpe da football, e stavano picchiandosi alla rinfusa quando è arrivato il loro presidente.
Il fruttivendolo presidente li ha schiaffeggiati tutti, uno per uno, poi ha detto: “La prossima volta se siete nervosi dovete spaccargli il culo agli altri, non fare a botte tra di voi.”
I tre fratelli hanno pregato molte volte i loro genitori di non mandarli più a giocare, nonostante il contratto, perché dicevano: “Non siamo capaci.”
La madre e il padre però rispondevano che loro stavano dando un calcio alla fortuna per puro capriccio; tutti infatti ritenevano che loro fossero promesse del calcio, e che in pochi anni avrebbero potuto giocare nel campionato di serie A.
Una notte i tre hanno rubato un grosso camion col rimorchio e fuggivano verso la Svizzera; per strada però sono finiti in un fosso, fracassando il rimorchio.
Catturati dalla polizia dopo una lunga battuta notturna nelle zone di confine, venivano spediti in un riformatorio.
E qui i tre hanno ricominciato a giocare a calcio, bravissimi come una volta.
Adesso sono in un riformatorio in provincia di Mantova.
Combinano un sacco di guai per restare in riformatorio più che possono, spaventati all’idea di dover tornare fuori un giorno o l’altro.