
La religione dei Greci
28 Dicembre 2019
Introduzione all’ Iliade
28 Dicembre 2019Questo brano è tratto dal primo libro dell’Iliade e narra l’episodio che dà inizio al poema: l’ira di Apollo contro gli Achei a causa dell’offesa subita dal sacerdote Crise.
Testo di Omero tradotto
Quale or dei Numi alla lite li spinse, alla zuffa? Di Giove
fu, di Latona il figlio. Crucciato col re, su le schiere
un morbo ei suscitò maligno, e perivan le genti,
perché l’Atride aveva lanciato l’oltraggio su Crise,
suo sacerdote. Costui, degli Achivi alle rapide navi
giunto era, a riscattare sua figlia; ed innumeri doni
recava, e in man le bende d’Apollo che lungi saetta,
sopra lo scettro d’oro. E tutti pregava gli Achivi,
e piú di tutti i due figli d’Atrèo, conduttori di genti:
«Atrídi, e tutti voi, Achei da le belle gambiere,
possano a voi concedere i Numi ch’àn sede in Olimpo
che la città prendiate di Priamo, ed in patria torniate.
Ma or la figlia mia liberate, e i miei doni gradite,
e rispettate Apollo, l’arciero figliuolo di Giove».
E qui gridaron tutti gli Achei, che prestar si dovesse
al sacerdote onore, gradirne i bellissimi doni.
Solo contento non fu dell’Atrìde magnanimo il cuore;
anzi via lo scacciò, soggiunse parole superbe:
« Ch’io non ti colga più mai vicino alle navi, o vecchiardo,
né or, se v’indugiassi, né poi, se tornassi: ché schermo
non ti sarebbero allora le bende e lo scettro del Nume.
Libera io non farò tua figlia: ché prima, vecchiaia
cogliere in casa mia la deve, lontan dalla patria,
in Argo, al letto mio compagna, ed intenta al telaio.
Or va, né m’irritare, se vuoi ritornar sano e salvo ».
Cosí disse. Obbedí, sgomento a quei detti, il vegliardo,
e muto andò lunghessa la riva del mare sonante;
e molte preci poi, venuto in disparte, innalzava
al figlio di Latona dai fulgidi crini, ad Apollo:
«Odimi, o re dall’arco d’argento, che Crisa proteggi,
la Santa Cilla, e sei di Tènedo salda signore,
odi, o Smintèo. Se mai di fiori ho velato il tuo tempio,
se mai, per farti onore, di capre e di tori su l’ara
t’ho pingui cosce bruciate, compiscimi questa preghiera:
faccian le tue saette ai Dànai scontare il mio pianto»
un morbo ei suscitò maligno, e perivan le genti,
perché l’Atride aveva lanciato l’oltraggio su Crise,
suo sacerdote. Costui, degli Achivi alle rapide navi
giunto era, a riscattare sua figlia; ed innumeri doni
recava, e in man le bende d’Apollo che lungi saetta,
sopra lo scettro d’oro. E tutti pregava gli Achivi,
e piú di tutti i due figli d’Atrèo, conduttori di genti:
«Atrídi, e tutti voi, Achei da le belle gambiere,
possano a voi concedere i Numi ch’àn sede in Olimpo
che la città prendiate di Priamo, ed in patria torniate.
Ma or la figlia mia liberate, e i miei doni gradite,
e rispettate Apollo, l’arciero figliuolo di Giove».
E qui gridaron tutti gli Achei, che prestar si dovesse
al sacerdote onore, gradirne i bellissimi doni.
Solo contento non fu dell’Atrìde magnanimo il cuore;
anzi via lo scacciò, soggiunse parole superbe:
« Ch’io non ti colga più mai vicino alle navi, o vecchiardo,
né or, se v’indugiassi, né poi, se tornassi: ché schermo
non ti sarebbero allora le bende e lo scettro del Nume.
Libera io non farò tua figlia: ché prima, vecchiaia
cogliere in casa mia la deve, lontan dalla patria,
in Argo, al letto mio compagna, ed intenta al telaio.
Or va, né m’irritare, se vuoi ritornar sano e salvo ».
Cosí disse. Obbedí, sgomento a quei detti, il vegliardo,
e muto andò lunghessa la riva del mare sonante;
e molte preci poi, venuto in disparte, innalzava
al figlio di Latona dai fulgidi crini, ad Apollo:
«Odimi, o re dall’arco d’argento, che Crisa proteggi,
la Santa Cilla, e sei di Tènedo salda signore,
odi, o Smintèo. Se mai di fiori ho velato il tuo tempio,
se mai, per farti onore, di capre e di tori su l’ara
t’ho pingui cosce bruciate, compiscimi questa preghiera:
faccian le tue saette ai Dànai scontare il mio pianto»
Analisi del Testo
-
La causa del conflitto 🏹
- Il sacerdote Crise, padre di Criseide, si reca presso le navi achee per chiedere la liberazione della figlia, prigioniera di Agamennone.
- Porta con sé ricchi doni e le bende sacre di Apollo come segno di rispetto.
- Tutti gli Achei sono favorevoli a restituire la fanciulla, tranne Agamennone, che offende Crise e lo caccia via con parole sprezzanti.
-
L’invocazione di Crise ad Apollo ⛪
- Ferito dall’affronto, Crise prega Apollo Smintèo, protettore di Crisa e Tenedo, affinché punisca gli Achei.
- Ricorda le offerte e i sacrifici fatti in passato per ottenere il favore del dio.
- Chiede vendetta: che le frecce di Apollo colpiscano gli Achei per punire l’arroganza di Agamennone.
-
Tecniche Narrative ✍
- Inizio in medias res: il poema si apre con un evento già in corso, senza introduzioni.
- Intervento divino: Apollo è il primo dio a intervenire direttamente nel conflitto.
- Discorso diretto: rende la scena più vivida e drammatica (sia Agamennone che Crise parlano direttamente).
- Epiteti formulari:
- “Apollo che lungi saetta” → il dio è descritto attraverso il suo potere di colpire da lontano.
- “L’Atride magnanimo” → Agamennone è riconosciuto per il suo ruolo di capo supremo.
- “Il mare sonante” → tipico epiteto omerico per il mare in movimento.
-
Il Tema dell’Hybris e della Nemesi ⚖
- Hybris (tracotanza): Agamennone pecca di orgoglio e offende il sacerdote.
- Nemesi (punizione divina): Apollo risponderà facendo scoppiare una pestilenza tra gli Achei.
Importanza del Passo
Questo episodio è il motore narrativo dell’Iliade:
🔹 La peste costringerà Agamennone a restituire Criseide, ma in cambio prenderà Briseide, scatenando l’ira di Achille.
🔹 La collera di Achille e il conseguente ritiro dal combattimento avranno effetti devastanti per gli Achei.
Questo passaggio mostra come, nell’Iliade, gli dèi siano attivamente coinvolti nelle vicende umane, influenzando il destino degli eroi.