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28 Dicembre 2019Gaio Aurelio Valerio Diocleziano (244-311 d.C.) rappresenta una delle figure più decisive nella storia dell’Impero romano, colui che riuscì a risollevare Roma dalla profonda crisi del III secolo attraverso un sistema di riforme radicali che trasformarono per sempre la struttura dello stato romano.
La sua innovazione più celebre, la tetrarchia, costituisce uno degli esperimenti costituzionali più audaci dell’antichità.
Il contesto della crisi del III secolo Diocleziano salì al potere nel 284 d.C., al termine di un periodo catastrofico per l’Impero romano noto come “crisi del III secolo” o “anarchia militare” (235-284 d.C.). In questi cinquant’anni si succedettero oltre cinquanta imperatori, la maggior parte dei quali morì di morte violenta. L’Impero era devastato da continue guerre civili, invasioni barbariche, inflazione galoppante, epidemie, crisi economica e disgregazione amministrativa.
Dopo la sconfitta e la morte dell’imperatore Filippo l’Arabo nel 249 d.C, l’impero romano conobbe per più di tre decenni una serie di governanti assolutamente inadeguati al loro compito. Le frontiere erano costantemente minacciate: sul Reno e sul Danubio premevano Alemanni, Franchi, Goti e Sarmati, mentre in Oriente l’Impero sasanide costituiva una minaccia costante. Intere regioni dell’Impero si erano rese de facto indipendenti, come l’Impero delle Gallie (260-274) e il Regno di Palmira (267-273).
L’ascesa di Diocleziano Diocle (questo il suo nome originario) era nato in Dalmazia da famiglia di umili origini, probabilmente di condizione servile. La sua carriera militare lo portò rapidamente ai vertici dell’esercito, dimostrando eccezionali capacità organizzative e strategiche. Divenne imperatore dopo aver eliminato Apro, prefetto del pretorio accusato dell’assassinio dell’imperatore Numeriano. La sua proclamazione avvenne presso Nicomedia nel novembre 284, quando assunse il nome di Gaio Aurelio Valerio Diocleziano.
Le prime riforme e la diarchia Diocleziano comprese immediatamente che l’Impero era troppo vasto e complesso per essere governato efficacemente da un solo uomo. Nel 285 associò al potere Marco Aurelio Valerio Massimiano, veterano militare di origine pannonica, nominandolo dapprima Cesare e poi, nel 286, Augusto con pari dignità. Si creò così una diarchia: Diocleziano introdusse la divisione del potere imperiale e la tetrarchia, assegnando il governo delle parti occidentale e orientale a Massimiano e a se stesso, rispettivamente.
Diocleziano mantenne il controllo dell’Oriente (Asia Minore, Siria, Egitto), mentre Massimiano governò l’Occidente (Italia, Africa, Spagna, Gallia, Britannia). Diocleziano mantenne la precedenza come “senior Augustus”, stabilendo la propria residenza a Nicomedia, in Bitinia, strategicamente posizionata per controllare sia l’Europa che l’Asia.
L’istituzione della tetrarchia Nel 293 Diocleziano varò un nuovo sistema di governo chiamato tetrarchia (cioè governo a quattro, dal greco tetra, “quattro”, e árchein, “governare”) in cui il potere veniva spartito tra due imperatori chiamati augusti, Massimiano e Diocleziano. Ciascuno dei due era affiancato da un Cesare, creando così un collegio di quattro governanti.
Il sistema fu chiamato tetrarchìa (dal prefisso greco tetra, quattro”) e prevedeva la ripartizione del potere tra due “Augusti” che avrebbero scelto due “Cesari” a loro sottoposti. Diocleziano, con la carica di Augusto, mantenne la prefettura dell’Oriente, con capitale Nicomedia.
I quattro tetrarchi erano:
- Diocleziano (Augusto d’Oriente): controllava Tracia, Asia Minore, Siria, Palestina ed Egitto, con capitale a Nicomedia
- Massimiano (Augusto d’Occidente): governava Italia, Africa, Spagna e Mauretania, con capitale a Milano
- Galerio (Cesare d’Oriente): amministrava Illirico e Pannonia, con capitale a Sirmio (odierna Sremska Mitrovica)
- Costanzo Cloro (Cesare d’Occidente): dirigeva Gallia e Britannia, con capitale a Treviri
Funzionamento del sistema tetrarchico La tetrarchia non prevedeva una semplice divisione territoriale, ma un complesso sistema di collaborazione e successione. I Cesari erano destinati a succedere agli Augusti dopo vent’anni di regno, garantendo così continuità e stabilità al sistema. Gli Augusti avevano autorità superiore sui rispettivi Cesari, ma tutti e quattro i tetrarchi mantenevano teoricamente giurisdizione su tutto l’Impero.
Il sistema creava legami familiari artificiali attraverso matrimoni politici: Costanzo Cloro sposò Teodora, figliastra di Massimiano, mentre Galerio sposò Valeria, figlia di Diocleziano. Questi legami matrimoniali rafforzavano la coesione del collegio tetrarchico e creavano una dinastia plurima.
Riforme amministrative Diocleziano divise l’Impero in quattro prefetture, ognuna delle quali retta da uno dei tetrarchi. Ma la riorganizzazione amministrativa fu molto più profonda. Diocleziano aumentò il numero delle province da circa 45 a quasi 100, riducendone le dimensioni per migliorare il controllo e prevenire le ribellioni dei governatori. Le province furono raggruppate in diocesi, ciascuna amministrata da un vicario subordinato al prefetto del pretorio.
La separazione tra poteri civili e militari rappresentò un’innovazione fondamentale. I governatori provinciali (praesides o correctores) persero il comando militare, che fu affidato a duces specificamente militari. Questa riforma mirava a prevenire le usurpazioni, impedendo che un singolo individuo concentrasse troppo potere.
Riforme militari L’esercito fu profondamente riorganizzato. Diocleziano aumentò sensibilmente gli effettivi, portandoli probabilmente a circa 650.000 uomini, quasi il doppio rispetto al periodo precedente. Creò una distinzione tra truppe di frontiera (limitanei) e truppe mobili (comitatenses), anticipando le riforme di Costantino.
Le frontiere furono fortificate con un sistema di limes potenziato, costituito da una serie di fortezze, torri di avvistamento e campi militari collegati da strade strategiche. Il servizio militare divenne ereditario per garantire il reclutamento costante, mentre aumentò il ricorso a foederati barbari.
Riforme economiche e sociali
Per finanziare l’apparato burocratico e militare ampliato, Diocleziano attuò una riforma fiscale radicale. Introdusse un sistema di tassazione basato su unità standardizzate (iugum per la terra, caput per le persone), che permetteva una raccolta più equa ed efficiente delle imposte. Il pagamento delle tasse avveniva principalmente in natura (annona), stabilizzando l’economia in un periodo di forte inflazione monetaria.
L’Editto sui Prezzi Massimi del 301 d.C. tentò di combattere l’inflazione fissando prezzi massimi per merci e servizi in tutto l’Impero, ma si rivelò largamente inapplicabile e fu presto abbandonato.
La società fu ulteriormente irrigidita con la fissazione ereditaria delle professioni. I curiales (decurioni municipali) furono vincolati ai loro incarichi e responsabilità fiscali, i coloni furono legati alla terra, gli artigiani alle loro corporazioni. Queste misure, pur stabilizzando l’economia, accelerarono la trasformazione dell’Impero verso forme proto-feudali.
Riforme religiose e persecuzione dei cristiani Diocleziano tentò di restaurare la religione tradizionale romana come elemento unificante dell’Impero. Si proclamò “Iovius” (protetto di Giove) mentre Massimiano divenne “Herculius” (protetto di Ercole), enfatizzando il carattere sacro del potere imperiale.
Questa politica religiosa condusse alla “Grande Persecuzione” dei cristiani (303-311 d.C.), l’ultima e più sistematica persecuzione dell’era imperiale. Una serie di editti ordinò la distruzione delle chiese, la confisca dei libri sacri, la deposizione del clero e, infine, il sacrificio obbligatorio agli dei per tutti i cittadini. La persecuzione, particolarmente feroce in Oriente sotto Galerio, causò migliaia di vittime ma non riuscì a fermare la diffusione del cristianesimo.
L’abdicazione e il crollo del sistema Nel 305 d.C., Diocleziano compì un gesto senza precedenti nella storia romana: abdicò volontariamente dal potere, costringendo anche Massimiano a fare altrettanto. Galerio e Costanzo Cloro divennero Augusti, nominando nuovi Cesari. Diocleziano si ritirò nel magnifico palazzo che aveva fatto costruire a Spalato (odierna Split, in Croazia), dove morì nel 311.
La tetrarchia di Diocleziano fu il sistema di governo del tardo Impero romano tra il 293 e il 324, ma il sistema non sopravvisse al suo creatore. Dopo la sua abdicazione, scoppiarono nuove guerre civili che portarono alla dissoluzione della tetrarchia e all’emergere di Costantino come unico imperatore nel 324.
Valutazione storica Le riforme di Diocleziano salvarono l’Impero romano dalla disgregazione, garantendo altri due secoli di vita alla parte orientale. Il prezzo fu la trasformazione irreversibile del Principato augusteo in un regime assoluto di tipo orientale, il Dominato. L’Impero divenne più burocratizzato, militarizzato e centralizzato, perdendo molte delle caratteristiche che lo avevano reso grande nei primi secoli.
La tetrarchia, pur fallendo come sistema dinastico, influenzò profondamente l’evoluzione successiva dell’Impero. La divisione tra Oriente e Occidente, inizialmente amministrativa, divenne gradualmente permanente, anticipando la nascita dell’Impero Bizantino. Le riforme amministrative e militari di Diocleziano fornirono le basi su cui Costantino costruì il suo sistema di governo.
Diocleziano resta una figura controversa: salvatore dell’Impero per alcuni, becchino della tradizione romana per altri. Certamente fu uno dei più grandi riformatori della storia, capace di reinventare un sistema statale millenario per adattarlo alle sfide di un’epoca di transizione.