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2 Giugno 2025Analisi del testo della poesia “Donna” di Umberto Saba
ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE PRIMA PROVA SCRITTA – PROVA DI ITALIANO – Sessione Suppletiva 2019
TIPOLOGIA A – ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO
PROPOSTA A1 – Umberto Saba, “Donna”
Testo:
Quand’eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t’era un’arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere. 5
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l’anime nostre, una ne fanno. E dietro 10
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
Informazioni sull’autore e sul testo: Tutta la produzione poetica del triestino Umberto Saba (1883-1957) confluisce nel progetto complessivo del Canzoniere, che accompagna le diverse epoche della vita dell’autore. Saba rimase sempre fedele a una concezione della poesia rivolta alla vita quotidiana e basata su parole comuni, rese profonde ed espressive grazie a un uso sapiente della sintassi e della metrica.
Donna risale al 1934 e fa parte della raccolta Parole. Come altre liriche di Saba, essa è dedicata alla moglie Lina. In Storia e cronistoria del Canzoniere l’autore presenta così il testo: “canta la vittoria del poeta su alcuni suoi interni conflitti, ai quali sono dovuti gli accenti misogini sparsi qua e là per il Canzoniere”.
Comprensione e Analisi
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte alle domande proposte.
- Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura, aiutandoti con l’analisi dei tempi verbali e dei pronomi (tu, noi, io).
- Evidenzia gli elementi descrittivi che caratterizzano il ritratto della donna, cogliendone la duplicità.
- Descrivi i mutamenti che sono avvenuti nel rapporto fra il poeta e Lina, col trascorrere del tempo, soffermandoti su ciò che ha cementato il loro legame.
- Completa la tua analisi con osservazioni sul lessico, la sintassi e la metrica.
Interpretazione
Commenta la poesia di Saba, scegliendo le chiavi interpretative che ti sembrano più significative. In particolare, puoi approfondire: il collegamento di Donna con altri componimenti di Saba; la collocazione dell’autore nel contesto letterario italiano della prima metà del Novecento.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati
di madrelingua non italiana.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla consegna delle tracce.
SVOLGIMENTO della analisi e interpretazione della poesia “Donna” di Umberto Saba, seguendo i punti richiesti.
Tipologia A – Analisi e Interpretazione di un Testo Letterario Italiano
Comprensione e Analisi
1. Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura, aiutandoti con l’analisi dei tempi verbali e dei pronomi (tu, noi, io).
La poesia “Donna” di Umberto Saba è un intimo ritratto della moglie Lina, in cui il poeta ripercorre il loro rapporto attraverso il tempo, evidenziando la trasformazione da una fase di “selvaggia” e inaccessibile giovinezza a un legame maturo, profondo e indissolubile. Il contenuto si snoda attraverso un confronto tra il passato e il presente, sottolineando come le esperienze condivise, in particolare il dolore, abbiano cementato la loro unione.
La struttura della poesia è bipartita, netta e significativa, e si fonda proprio sull’uso dei tempi verbali e dei pronomi:
- Prima parte (vv. 1-5): Il passato. Dominano i verbi al passato remoto (“pungеvi”, “t’era”) e l’uso del pronome “tu” riferito alla donna. Questa sezione descrive la Lina giovane, selvaggia e difficile da conquistare. È una fase in cui il rapporto è caratterizzato da una certa distanza e resistenza.
- Seconda parte (vv. 6-13): Il presente. I verbi passano al presente (“sei”, “legano”, “fanno”, “avvolgo”, “temo”). Qui il pronome “tu” continua a riferirsi alla donna, ma si introduce prepotentemente il “noi” (“legano / l’anime nostre, una ne fanno”) e infine l'”io” del poeta (“che avvolgo / alle mie dita, più non temo”). Questa sezione celebra la bellezza della donna nel presente, una bellezza segnata dal tempo e dal dolore, che però ha creato una fusione profonda tra le due anime. L’introduzione del “noi” e dell'”io” indica un avvicinamento e una compenetrazione che prima non esisteva.
2. Evidenzia gli elementi descrittivi che caratterizzano il ritratto della donna, cogliendone la duplicità.
Il ritratto della donna, Lina, è caratterizzato da una marcata duplicità che riflette le due fasi del rapporto.
Nella prima parte, quando è “giovinetta”, è descritta con immagini aggressive e selvatiche:
- “pungevi / come una mora di macchia”: l’immagine della mora di macchia evoca una bellezza selvatica e attraente, ma allo stesso tempo pungente, difficile da cogliere senza farsi male. C’è un’idea di difesa, di inaccessibilità.
- “Anche il piede / t’era un’arma, o selvaggia”: il piede, solitamente simbolo di grazia o di movimento, qui è “un’arma”, rafforzando l’idea di una donna indomita, quasi primitiva nella sua forza e resistenza. L’epiteto “selvaggia” ne accentua la natura indomita e fiera.
- “Eri difficile a prendere”: questa frase finale della strofa riassume e conferma l’idea di una donna indipendente, che non si lasciava facilmente conquistare.
Nella seconda parte, la duplicità emerge nel contrasto tra la bellezza giovanile e quella attuale, segnata dal tempo. La donna è “ancora / giovane, ancora / sei bella”. Ma questa bellezza è ora accompagnata da:
- “I segni / degli anni, quelli del dolore”: questi segni non deturpano, ma aggiungono profondità. Non sono elementi puramente fisici, ma tracce di esperienze vissute, che hanno un valore quasi spirituale.
- L’immagine finale, che con un tocco sabaiano di quotidiana concretezza rivela una profondità psicanalitica, è quella dei “capelli nerissimi che avvolgo / alle mie dita”. Questi capelli, elemento di grande sensualità e intimità, sono lo sfondo al “piccolo / bianco puntuto orecchio demoniaco” che il poeta “più non teme”. Questo “orecchio demoniaco” può essere interpretato come un residuo della sua natura “selvaggia” e imprevedibile del passato, forse una componente più oscura o difficile del suo carattere, ma che ora, nel presente della maturità e della fusione delle anime, non incute più timore, bensì è accettato e persino amato. La duplicità si risolve quindi nell’accettazione e nell’amore per l’intero essere della donna, con le sue luci e le sue ombre.
3. Descrivi i mutamenti che sono avvenuti nel rapporto fra il poeta e Lina, col trascorrere del tempo, soffermandoti su ciò che ha cementato il loro legame.
Il rapporto tra il poeta e Lina ha subito un’evoluzione radicale. Inizialmente, la relazione era caratterizzata da una dinamica di conquista e resistenza. La Lina giovinetta era sfuggente, indomita, quasi una sfida per il poeta. C’era un’attrazione, ma anche una barriera, una “difficoltà a prendere”.
Con il passare del tempo, e nonostante i “segni degli anni” e, crucialmente, “quelli del dolore”, il legame si è trasformato. Non è più un rapporto di forze contrapposte, ma una fusione profonda. Saba sottolinea che questi segni, lungi dall’essere un ostacolo, hanno agito come un potente collante: “legano / l’anime nostre, una ne fanno”. È il dolore condiviso, le difficoltà della vita, che hanno permesso alle due individualità di trascendersi e di fondersi in un’unica entità (“una ne fanno”). Questo passaggio dal “tu” iniziale al “noi” esprime la raggiunta unità.
La “vittoria del poeta su alcuni suoi interni conflitti” menzionata dall’autore stesso nelle note, si manifesta proprio nella capacità di accettare e amare la totalità della donna, inclusa quella parte che prima poteva essere fonte di timore o diffidenza. L’immagine dell’orecchio “demoniaco” non più temuto simboleggia la completa accettazione dell’altro, con tutte le sue sfaccettature, anche le più inquietanti, che sono diventate parte integrante di un amore maturo e consapevole. Il legame è cementato non solo dalla bellezza, ma dalla storia condivisa, dalle prove superate insieme.
4. Completa la tua analisi con osservazioni sul lessico, la sintassi e la metrica.
- Lessico: Il lessico è tipicamente sabaiano: semplice, quotidiano, “familiare” nel senso di prossimo alla vita di tutti i giorni. Saba rifugge gli arditismi e le preziosità linguistiche. Troviamo termini come “giovinetta”, “macchia”, “piede”, “anni”, “dolore”, “capelli”, “dita”, “orecchio”. Questa scelta lessicale contribuisce a creare un’atmosfera di intimità e autenticità, ma non per questo è meno evocativa. Anzi, la forza delle immagini risiede proprio nella loro immediatezza e concretezza.
- Sintassi: La sintassi è lineare, chiara, paratattica, priva di complesse subordinate. Le frasi sono brevi e incisive, scandite da enjambement che, pur non stravolgendo il ritmo, servono a sottolineare parole chiave (“pungevi / come”, “legano / l’anime”, “avvolgo / alle mie dita”). L’andamento discorsivo rende il tono colloquiale, quasi una confidenza sussurrata.
- Metrica: La poesia non segue una metrica tradizionale rigida, ma è composta da versi liberi, di varia lunghezza (prevalentemente settenari, ottonari e novenari, ma con alcune variazioni), senza uno schema di rime fisso. Questa scelta metrica è tipica di Saba e gli permette una maggiore libertà espressiva, adattando il ritmo al flusso del pensiero e del sentimento. Le pause e gli a capo sono funzionali a creare un’enfasi su determinate immagini o concetti, come l’isolamento dell’aggettivo “selvaggia” o la centralità del “più non temo”.
Interpretazione
Commenta la poesia di Saba, scegliendo le chiavi interpretative che ti sembrano più significative. In particolare, puoi approfondire: il collegamento di “Donna” con altri componimenti di Saba; la collocazione dell’autore nel contesto letterario italiano della prima metà del Novecento.
“Donna” è una lirica esemplare della poetica di Umberto Saba e offre spunti significativi per comprendere la sua intera opera e la sua posizione nel panorama letterario del Novecento italiano.
Una delle chiavi interpretative più importanti è il tema dell’amore coniugale e la figura di Lina. Saba è stato un poeta che ha fatto della quotidianità e della vita privata la materia privilegiata della sua arte. A differenza di molti contemporanei che esploravano il frammento, l’inconscio o l’evanescenza, Saba si ancorava alla concretezza dell’esistenza. Lina, sua moglie e musa per eccellenza, è presente in molte liriche del Canzoniere, spesso come figura complessa, amata e temuta, fonte di gioia e di tormento. “Donna” rappresenta un punto di arrivo in questa relazione, una “vittoria del poeta su alcuni suoi interni conflitti”. Questo conflitto è spesso legato all’ambivalenza di Saba nei confronti della figura femminile, che in altre poesie può apparire più minacciosa o enigmatica. Qui, il superamento del “piccolo bianco puntuto orecchio demoniaco” simboleggia l’accettazione piena e matura dell’altro, con le sue sfumature più oscure, trasformandole in parte integrante di un amore profondo e non idealizzato. Il dolore condiviso, che lega le anime, è un motivo ricorrente in Saba, per il quale le prove della vita non indeboliscono, ma rafforzano i legami autentici.
Un altro aspetto fondamentale è il realismo psicologico di Saba. La sua poesia non si limita alla superficie, ma indaga le profondità dell’animo umano. L’orecchio “demoniaco”, lungi dall’essere una semplice metafora, è un’immagine che affonda le radici nella psicanalisi (Saba fu anche paziente di Edoardo Weiss, allievo di Freud), rivelando i timori e le proiezioni del poeta stesso sulla figura amata. La poesia diventa quindi un mezzo per esplorare il proprio mondo interiore e per riconciliarsi con le sue ombre.
Per quanto riguarda la collocazione di Saba nel contesto letterario italiano della prima metà del Novecento, “Donna” è emblematica della sua originalità e, in un certo senso, della sua “estraneità” alle correnti dominanti. Mentre il primo Novecento italiano è dominato dall’Ermetismo (con la sua ricerca di una poesia “pura”, essenziale, spesso oscura e allusiva, come in Ungaretti o Montale) e dalle ultime propaggini del Dannunzianesimo (con la sua estetica del superuomo e del sublime retorico), Saba si muove in una direzione apparentemente più semplice, ma profondamente innovativa. La sua adesione a un linguaggio “chiaro” e “onesto”, a un lessico comune e a una sintassi lineare, lo pone in contrasto con l’oscurità ermetica. Egli non cerca l’analogia sorprendente o la parola rara, ma la verità emotiva espressa con limpidezza. Tuttavia, questa semplicità è solo apparente. Sotto la superficie colloquiale, la poesia di Saba è ricca di risonanze psicologiche e di una complessità affettiva che la rende profonda. Non è una poesia “minore” o provinciale, ma una scelta consapevole di affrontare la vita nella sua autenticità, anche nei suoi aspetti più umili o “scomodi” per l’estetica dominante. Saba si definiva un “poeta onesto” e la sua onestà si traduce nella capacità di dare voce all’esperienza umana nella sua interezza, senza filtri o idealizzazioni. “Donna” è un esempio perfetto di come Saba, pur evitando le mode letterarie, abbia saputo creare una poesia di straordinaria forza e verità, capace di parlare di amore, tempo e dolore con una voce inconfondibile e profondamente umana. La sua capacità di trasformare il quotidiano in eterno, il personale in universale, lo rende una figura unica e imprescindibile nella storia della poesia italiana del Novecento.