
Manda il tuo spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra
28 Dicembre 2019
Abramo. Esci dalla tua terra e va’ dove ti mostrero
28 Dicembre 2019“È nato Alleluia” di Guido Gozzano, musicato da Daniele Semprini, rappresenta un esempio significativo di come la poesia crepuscolare italiana possa dialogare con la tradizione del canto natalizio, creando una sintesi originale tra sensibilità moderna e devozione popolare.
Il componimento si insernella raccolta “I Colloqui” (1911), specificamente nella sezione “Il Natale del Signore”, testimoniando l’interesse di Gozzano per i temi religiosi filtrati attraverso la sua peculiare sensibilità poetica. La scelta di affrontare la Natività non rappresenta un’adesione ingenua alla tradizione devozionale, ma piuttosto un esperimento stilistico che mira a recuperare l’autenticità dell’emozione religiosa attraverso un linguaggio rinnovato.
La struttura del testo segue lo schema classico del canto natalizio con ritornello, forma che Gozzano adotta consapevolmente per inserirsi nella tradizione popolare pur mantenendo la propria originalità espressiva. Il ritornello “È nato, alleluia, alleluia! / È nato il sovrano Bambino!” presenta l’ossimoro fondamentale del Natale cristiano: la regalità divina che si manifesta nell’infanzia umana.
L’immagine della “notte che già fu sì buia” che “risplende di un astro divino” riprende il simbolismo tradizionale del contrasto luce-tenebre, ma la formulazione gozzaniana introduce una dimensione temporale (“che già fu”) che storicizza l’evento, sottraendolo alla dimensione del mito per situarlo nella concretezza della storia umana.
La prima strofa sviluppa il tema della celebrazione universale attraverso l’invocazione agli strumenti musicali (“cornamuse”) e alle campane, elementi che appartengono alla tradizione pastorale e liturgica. L’aggettivo “gaie” riferito alle cornamuse introduce quella nota di letizia popolare che caratterizza l’approccio gozzaniano al sacro, mentre l’imperativo “suonate, squillate” crea un effetto onomatopeico che suggerisce la concretezza sonora della festa.
L’appello “Venite, pastori e massaie, / o genti vicine e lontane!” presenta una democratizzazione dell’invito natalizio che abbraccia tanto i personaggi tradizionali della Natività quanto la gente comune del presente. L’accostamento “pastori e massaie” opera una contaminazione temporale che attualizza il messaggio evangelico, mentre l’espressione “genti vicine e lontane” suggerisce l’universalità della salvezza.
La seconda strofa introduce una prospettiva cronologica ampia con il riferimento ai “quattromill’anni” di attesa, allusione alla periodizzazione biblica che colloca la nascita di Cristo nel contesto della storia della salvezza. Questa dimensione temporale vasta contrasta con l’immediatezza dell’evento presente, creando un effetto di telescopio temporale tipico della sensibilità moderna.
L’espressione “quest’ora su tutte le ore” conferisce solennità al momento presente attraverso una formulazione che riecheggia il linguaggio liturgico, mentre la ripetizione “È nato, è nato il Signore” intensifica l’annuncio attraverso l’iterazione, procedimento tipico della poesia popolare e dei canti natalizi tradizionali.
La clausola “è nato nel nostro paese” opera una localizzazione geografica dell’evento universale che riflette la tendenza gozzaniana a coniugare il cosmico con il domestico. Questa “provincializzazione” del sacro non diminuisce la portata dell’evento ma lo rende più accessibile alla sensibilità contemporanea, evitando tanto l’esotismo orientaleggiante quanto l’astrazione teologica.
Dal punto di vista stilistico, Gozzano mantiene un equilibrio sottile tra registro elevato e linguaggio colloquiale. L’uso dell’interiezione arcaica “Orsù” conferisce solennità al testo senza cadere nell’affettazione, mentre la scelta lessicale privilegia termini comprensibili che facilitano la fruizione popolare del canto.
La versificazione adotta metri tradizionali (ottonari e novenari) che favoriscono la cantabilità, mentre lo schema rimico ABAB delle strofe crea una struttura musicale che sostiene la melodia. Questa regolarità formale contrasta con la sperimentazione metrica di altri componimenti gozzaniani, testimoniando l’adattamento del poeta alle esigenze del genere natalizio.
La musica di Daniele Semprini rispetta il carattere popolare del testo attraverso una melodia accessibile e orecchiabile, che facilita la partecipazione corale senza rinunciare alla dignità artistica. L’alternanza tra strofe e ritornello crea un andamento che favorisce tanto l’ascolto quanto l’esecuzione comunitaria.
“È nato Alleluia” testimonia la capacità di Gozzano di rinnovare la tradizione poetica religiosa italiana attraverso un approccio che evita tanto il formalismo accademico quanto la banalizzazione devozionale. Il poeta torinese riesce a recuperare l’autenticità dell’emozione natalizia attraverso un linguaggio che, pur mantenendo rispetto per la tradizione, la reinterpreta secondo la sensibilità moderna.
Il componimento rappresenta un esempio significativo di come la poesia crepuscolare, spesso considerata intimistica e disimpegnata, sia in realtà capace di confrontarsi con i grandi temi della tradizione culturale occidentale, offrendone interpretazioni originali che arricchiscono il patrimonio letterario e musicale italiano.
Testo e versione musicale
É NATO ALLELUIA
(testo Guido Gozzano, musica Daniele Semprini- Rodaviva Ed. Mus.)
RIT. È nato, alleluia, alleluia!
È nato il sovrano Bambino!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate, squillate campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane! (RIT.)
Per quattromill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato, è nato il Signore,
è nato nel nostro paese! (RIT.)
È nato, alleluia, alleluia!
È nato, alleluia, alleluia!