
Uccisione ed eredità di Carlo Alberto dalla Chiesa
6 Giugno 2025
Sera di Gavinana di Vincenzo Cardarelli
6 Giugno 2025Traccia svolta di un tema di attualità su Gino Bartali, dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem nel 2013 per aver salvato centinaia di ebrei
ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE PRIMA PROVA SCRITTA – PROVA DI ITALIANO – Sessione Ordinaria 2019
TRACCIA TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ
PROPOSTA C2
Tra sport e storia
“Sono proprio orgoglioso: un mio caro amico, mio e di tutti quelli che seguono il ciclismo, ha vinto la corsa della vita, anche se è morto da un po’.
Il suo nome non sta più scritto soltanto negli albi d’oro del Giro d’Italia e del Tour de France, ma viene inciso direttamente nella pietra viva della storia, la storia più alta e più nobile degli uomini giusti. A Gerusalemme sono pronti a preparargli il posto con tutti i più sacri onori: la sua memoria brillerà come esempio, con il titolo di «Giusto tra le nazioni», nella lista santa dello Yad Vashem, il «mausoleo» della Shoah. Se ne parlava da anni, sembrava quasi che fosse finito tutto nella polverosa soffitta del tempo, ma finalmente il riconoscimento arriva, guarda caso proprio nelle giornate dei campionati mondiali lungo le strade della sua Firenze.
Questo mio amico, amico molto più e molto prima di tanta gente che ne ha amato il talento sportivo e la stoffa umana, è Gino Bartali. Per noi del Giro, Gino d’Italia. Come già tutti hanno letto nei libri e visto nelle fiction, il campione brontolone aveva un cuore grande e una fede profonda. Nell’autunno del 1943, non esitò un attimo a raccogliere l’invito del vescovo fiorentino Elia Della Costa. Il cardinale gli proponeva corse in bicicletta molto particolari e molto rischiose: doveva infilare nel telaio documenti falsi e consegnarli agli ebrei braccati dai fascisti, salvandoli dalla deportazione. Per più di un anno, Gino pedalò a grande ritmo tra Firenze e Assisi, abbinando ai suoi allenamenti la missione suprema. Gli ebrei dell’epoca ne hanno sempre parlato come di un angelo salvatore, pronto a dare senza chiedere niente. Tra una spola e l’altra, Bartali nascose pure nelle sue cantine una famiglia intera, padre, madre e due figli. Proprio uno di questi ragazzi d’allora, Giorgio Goldenberg, non ha mai smesso di raccontare negli anni, assieme ad altri ebrei salvati, il ruolo e la generosità di Gino. E nessuno dimentica che ad un certo punto, nel luglio del ’44, sugli strani allenamenti puntò gli occhi il famigerato Mario Carità, fondatore del reparto speciale nella repubblica di Salò, anche se grazie al cielo l’aguzzino non ebbe poi tempo per approfondire le indagini.
Gino uscì dalla guerra sano e salvo, avviandosi a rianimare con Coppi i depressi umori degli italiani. I nostri padri e i nostri nonni amano raccontare che Gino salvò persino l’Italia dalla rivoluzione bolscevica¹, vincendo un memorabile Tour, ma questo forse è attribuirgli un merito vagamente leggendario, benché i suoi trionfi fossero realmente serviti a seminare un poco di serenità e di spirito patriottico nell’esasperato clima di allora.
Non sono ingigantite, non sono romanzate, sono tutte perfettamente vere le pedalate contro i razzisti, da grande gregario degli ebrei. Lui che parlava molto e di tutto, della questione parlava sempre a fatica. Ricorda il figlio Andrea, il vero curatore amorevole della grande memoria: «Io ho sempre saputo, papà però si raccomandava di non dire niente a nessuno, perché ripeteva sempre che il bene si fa ma non si dice, e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi…».
[…] C’è chi dice che ne salvò cinquecento, chi seicento, chi mille. Sinceramente, il numero conta poco. Ne avesse salvato uno solo, non cambierebbe nulla: a meritare il grato riconoscimento è la sensibilità che portò un campione così famoso a rischiare la vita per gli ultimi della terra.”
Da un articolo di Cristiano Gatti, pubblicato da “Il Giornale” (24/09/2013)
NOTA:
¹ La vittoria di Bartali al Tour de France nel 1948 avvenne in un momento di forti tensioni seguite all’attentato a Togliatti, segretario del PCI (Partito Comunista Italiano).
Analisi e riflessione
Il giornalista Cristiano Gatti racconta di Gino Bartali, grande campione di ciclismo, la cui storia personale e sportiva si è incrociata, almeno due volte, con eventi storici importanti e drammatici.
Il campione ha ottenuto il titolo di “Giusto tra le Nazioni”, grazie al suo coraggio che consentì, nel 1943, di salvare moltissimi ebrei, con la collaborazione del cardinale di Firenze.
Inoltre, una sua “mitica” vittoria al Tour de France del 1948 fu considerata da molti come uno dei fattori che contribuì a “calmare gli animi” dopo l’attentato a Togliatti. Quest’ultima affermazione è probabilmente non del tutto fondata, ma testimonia come lo sport abbia coinvolto in modo forte e profondo il popolo italiano, così come tutti i popoli del mondo. A conferma di ciò, molti regimi autoritari hanno spesso cercato di strumentalizzare le epiche imprese dei campioni per stimolare non solo il senso della patria, ma anche i nazionalismi.
Consegna
A partire dal contenuto dell’articolo di Gatti e traendo spunto dalle tue conoscenze, letture ed esperienze, rifletti sul rapporto tra sport, storia e società. Puoi arricchire la tua riflessione con riferimenti a episodi significativi e personaggi di oggi e/o del passato.
Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
___________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso del dizionario italiano e del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
SVOLGIMENTO
Lo Sport tra Storia e Società: Un Riflesso dell’Umanità
L’articolo di Cristiano Gatti su Gino Bartali ci offre una potente lente attraverso cui riflettere sul complesso e profondo rapporto tra sport, storia e società. La vicenda del “campionissimo brontolone” che non esitò a rischiare la vita per salvare ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, o che, con una sua “mitica” vittoria al Tour de France, contribuì a placare gli animi nell’Italia dilaniata del dopoguerra, dimostra come l’epopea sportiva possa trascendere il mero agonismo per intrecciarsi indissolubilmente con i grandi eventi e i mutamenti sociali. Lo sport, infatti, non è mai un fenomeno isolato, ma uno specchio fedele delle tensioni, delle speranze e delle ambizioni collettive, capace di forgiare eroi, veicolare valori e, talvolta, di essere strumento di ideologie.
Campioni di Umanità: Bartali e l’Etica dello Sport
La storia di Gino Bartali come “Giusto tra le Nazioni” è un esempio luminoso di come la statura morale di un atleta possa superare di gran lunga i suoi pur straordinari successi sportivi. L’immagine di Bartali che, pedalando tra Firenze e Assisi, cela nel telaio della sua bicicletta documenti falsi per salvare vite umane, è la testimonianza di un coraggio silenzioso e di un’umanità profonda. Il suo motto, “il bene si fa ma non si dice, e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi”, incarna un’etica dello sport che va ben oltre la competizione: un’etica della solidarietà, della discrezione e del sacrificio personale per il prossimo. In un’epoca in cui la Shoah mieteva vittime innocenti, Bartali, un simbolo nazionale, scelse di agire in segreto, assumendosi rischi enormi. Questo ci ricorda che lo sport, nella sua espressione più nobile, può essere un terreno fertile per la crescita di individui capaci di scelte etiche universali, che diventano poi faro per la società intera.
Lo Sport come Collante Sociale e Anima Nazionale
L’aneddoto della vittoria di Bartali al Tour de France del 1948, che si narra abbia contribuito a “calmare gli animi” dell’Italia scossa dall’attentato a Togliatti, pur se “vagamente leggendario”, sottolinea un’altra funzione cruciale dello sport: quella di collante sociale e veicolo di identità nazionale. In momenti di crisi, divisione o depressione collettiva, le imprese sportive, specialmente quelle che culminano in trionfi, hanno il potere di unire la popolazione, di infondere speranza e di ricostruire un senso di appartenenza. Il calcio, in Italia, ne è un esempio lampante: le vittorie della Nazionale ai Mondiali, in particolare quelle del 1982 e del 2006, sono state accompagnate da un’ondata di euforia e unità nazionale che ha temporaneamente accantonato le differenze e le tensioni politiche. In quei momenti, lo sport diventa un linguaggio universale che trascende le barriere sociali, economiche e culturali, permettendo un’identificazione collettiva con un simbolo condiviso.
La Strumentalizzazione dello Sport e i Suoi Rischi
Tuttavia, la storia dello sport non è fatta solo di esempi edificanti. L’articolo stesso accenna a come “molti regimi autoritari hanno spesso cercato di strumentalizzare le epiche imprese dei campioni per stimolare non solo il senso della patria, ma anche i nazionalismi”. Le Olimpiadi di Berlino del 1936, organizzate dal regime nazista, sono l’esempio più eclatante di come lo sport possa essere piegato a fini propagandistici, nel tentativo di dimostrare la superiorità di una razza o di un’ideologia. Similmente, le Olimpiadi di Mosca del 1980, boicottate da numerosi paesi per ragioni politiche, o quelle di Pechino del 2008, hanno evidenziato la complessa interazione tra sport, politica e diritti umani. La narrazione eroica dello sport può essere manipolata per alimentare nazionalismi esclusivisti, distogliendo l’attenzione da problematiche interne o legittimando regimi oppressivi. Questa ambivalenza ci impone una costante vigilanza critica, riconoscendo che, se da un lato lo sport può unire, dall’altro può essere utilizzato per dividere o per nascondere verità scomode.
Lo Sport Oggi: Inclusione, Commercializzazione e Nuove Sfide
Nel panorama contemporaneo, il rapporto tra sport, storia e società continua a evolvere, presentando nuove sfide e opportunità. Se da un lato lo sport professionistico è sempre più un’industria globale, con massicci investimenti, sponsorizzazioni e un’esposizione mediatica senza precedenti, dall’altro esso mantiene un ruolo cruciale nella promozione dell’inclusione sociale. Le Paralimpiadi, ad esempio, hanno rivoluzionato la percezione della disabilità, mostrando la forza, la determinazione e l’eccellenza di atleti che superano ogni limite fisico, diventando fonte di ispirazione per milioni di persone. A livello di base, lo sport è un potentissimo strumento di integrazione, specialmente nelle comunità multiculturali, dove il campo da gioco o la palestra possono diventare luoghi di incontro e di superamento delle differenze.
Tuttavia, la crescente commercializzazione e la ricerca ossessiva della vittoria a ogni costo hanno portato anche a fenomeni negativi, come il doping, le scommesse clandestine e la corruzione. Questi aspetti minacciano l’integrità e i valori stessi dello sport, trasformandolo da veicolo di ispirazione a terreno di illegalità. È in questo contesto che la lezione di Gino Bartali, quella del “bene che si fa ma non si dice”, acquisisce una risonanza ancora maggiore, richiamando tutti gli attori del mondo sportivo – atleti, dirigenti, tifosi – a un senso di responsabilità e di etica che vada oltre il risultato immediato.
In conclusione, la storia dello sport è intrinsecamente legata alla storia dell’umanità. Dalle gesta mitiche degli atleti antichi ai campioni contemporanei, lo sport ha sempre riflesso le vicende sociali e culturali, agendo talvolta come catalizzatore di unità e ispirazione, talaltra come strumento di propaganda e divisione. La figura di Gino Bartali, con la sua straordinaria combinazione di talento atletico e coraggio morale, ci ricorda che la vera grandezza di uno sportivo risiede non solo nelle sue vittorie, ma anche nella sua capacità di incarnare valori umani universali. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, lo sport continua a essere un potente fenomeno culturale, un campo in cui si manifestano le ambivalenze dell’animo umano, ma anche un’opportunità unica per costruire una società più giusta, inclusiva e consapevole.