
Eumeo, Odissea, XIII, 23-96
28 Dicembre 2019
Adolescente di Vincenzo Cardarelli
28 Dicembre 2019🔍 Analisi del Brano “Il Canto di Ulisse” da Se questo è un uomo di Primo Levi
Questo brano, tratto dal capolavoro Se questo è un uomo di Primo Levi, è uno dei momenti più intensi e simbolici dell’opera. Levi, prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz, cerca di condividere con il suo compagno Jean (detto Pikolo) il canto di Ulisse dal canto XXVI dell’Inferno della Divina Commedia . Attraverso questa scena, emerge un dialogo profondo tra cultura, memoria, umanità e resistenza spirituale in un contesto di degradazione estrema.
1. Contesto e Significato Simbolico 🌟
- Un momento di umanità : Nel mezzo dell’orrore del Lager, Levi si sforza di ricordare e trasmettere un frammento di poesia dantesca. Questo gesto rappresenta un tentativo disperato di mantenere viva la propria identità culturale e intellettuale, nonché un modo per affermare l’umanità in un luogo dove essa è sistematicamente negata.
- Ulisse come metafora : Il personaggio di Ulisse, che osa sfidare i limiti imposti dagli dèi navigando oltre le colonne d’Ercole, diventa un simbolo di coraggio intellettuale e di ricerca della conoscenza. In un certo senso, Levi si identifica con Ulisse: entrambi sono esploratori di confini estremi, anche se in contesti diversi.
2. La Memoria e la Lotta contro l’Oblio ⚔️
- La memoria fragile : Levi lotta per ricordare i versi di Dante, ma la sua memoria è lacunosa. I vuoti (“buco nella memoria”, “altro buco”) riflettono non solo la difficoltà di ricordare in condizioni di estrema stanchezza fisica e mentale, ma anche il peso dell’oblio che minaccia di cancellare la cultura e la civiltà.
- La poesia come resistenza : Nonostante le lacune, Levi insiste nel trasmettere il significato dei versi a Pikolo. Questo sforzo diventa un atto di resistenza contro la barbarie del Lager, un tentativo di preservare la bellezza e il significato umano anche in un mondo ridotto alla sopravvivenza animale.
3. Analisi dei Versi Citati 📜
“Considerate la vostra semenza:”
- Significato : Questo verso invita gli uomini a riflettere sulla loro natura e sul loro destino. Non siamo nati per vivere come bestie, ma per perseguire virtù e conoscenza.
- Risonanza nel contesto del Lager : Nel campo di concentramento, dove gli esseri umani sono ridotti a numeri e oggetti, queste parole assumono un significato particolarmente potente. Sono un richiamo all’umanità perduta e a ciò che rende l’uomo superiore agli animali.
“Misi me per l’alto mare aperto”:
- Significato : Ulisse descrive il momento in cui decide di lanciarsi nell’ignoto, superando i confini imposti. “Misi me” è un’espressione audace che suggerisce un atto di volontà estrema.
- Risonanza nel contesto del Lager : Per Levi, questo verso rappresenta la forza di andare avanti nonostante tutto, di cercare una via d’uscita anche quando sembra impossibile.
“Acciò che l’uom piú oltre non si metta”:
- Significato : Questo verso ammonisce l’uomo a non spingersi troppo oltre, a non sfidare i limiti divini.
- Ironia nel contesto del Lager : Nel Lager, gli uomini sono costretti a superare limiti estremi ogni giorno, non per scelta, ma per necessità. L’ironia è evidente: qui, la “colpa” di Ulisse diventa un riflesso della condizione umana sotto il regime nazista.
4. Relazione Umana tra Levi e Pikolo ❤️
- Comprensione reciproca : Pikolo ascolta attentamente e incoraggia Levi, dimostrando empatia e comprensione. Questo legame umano è un raggio di luce in un ambiente oscuro.
- Importanza del dialogo : La condivisione del canto di Ulisse diventa un momento di comunione spirituale tra due prigionieri. È un atto di solidarietà e di resistenza culturale.
5. Temi Principali 📚
Cultura e Resistenza
- La poesia di Dante diventa un mezzo per resistere alla disumanizzazione del Lager. Attraverso la cultura, Levi cerca di ritrovare un senso di dignità e di scopo.
Memoria e Identità
- La memoria è un tema centrale: la capacità di ricordare i versi di Dante è legata all’identità personale di Levi e alla sua lotta per non essere ridotto a un numero.
Speranza e Disperazione
- Il canto di Ulisse è carico di speranza (la ricerca della conoscenza), ma anche di disperazione (il naufragio finale). Questa ambivalenza riflette la condizione dei prigionieri del Lager.
6. Conclusione 🌟
“Il canto di Ulisse” è molto più di una semplice citazione letteraria: è un atto di resistenza spirituale e culturale in un contesto di totale degradazione umana. Attraverso i versi di Dante, Primo Levi riesce a comunicare qualcosa di universale e profondamente umano, un messaggio di speranza e di dignità che trascende il tempo e lo spazio.
🌟 Messaggio finale : Anche nei momenti più bui, la cultura e la memoria possono diventare strumenti di resistenza e di affermazione dell’umanità. Levi ci ricorda che, nonostante tutto, è possibile trovare un barlume di luce nell’oscurità. 😊
📘Testo del brano “Il canto di Ulisse“ da Se questo è un uomo di Primo Levi
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo, Capitolo :”IL CANTO DI ULISSE”
…Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non abbiamo tempo di scegliere, quest’ora già non è piú un’ora. Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto.
… Chi è Dante. Che cosa è la Commedia. Quale sensazione curiosa di novità si prova, se si cerca di spiegare in breve che cosa è la Divina Commedia. Come è distribuito l’Inferno, cosa è il contrappasso. Virgilio è la Ragione, Beatrice è la Teologia. Jean è attentissimo, ed io comincio, lento e accurato :
Lo maggior corno della fiamma antica
Cominciò a crollarsi mormorando,
Pur come quella cui vento affatica.
Indi, la cima in qua e in là menando
Come fosse la lingua che parlasse
Mise fuori la voce, e disse : Quando…
Qui mi fermo e cerco di tradurre. Disastroso: povero Dante e povero francese! Tuttavia l’esperienza pare prometta bene: Jean ammira la bizzarra similitudine della lingua, e mi suggerisce il termine appropriato per rendere « antica».
E dopo «Quando»? Il nulla. Un buco nella memoria. «Prima che sí Enea la nominasse». Altro buco. Viene a galla qualche frammento non utilizzabile: «… la piéta Del vecchio padre, né ’1 debito amore Che doveva Penelope far lieta…» sarà poi esatto ?
… Ma misi me per l’alto mare aperto.
Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché « misi me » non è « je me mis », è molto piú forte e piú audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso. L’alto mare aperto: Pikolo ha viaggiato per mare e sa cosa vuol dire, è quando l’orizzonte si chiude su se stesso, libero diritto e semplice, e non c’è ormai che odore di mare: dolci cose ferocemente lontane. Siamo arrivati al Kraftwerk, dove lavora il Kommando dei posacavi. Ci dev’essere l’ingegner Levi. Eccolo, si vede solo la testa fuori della trincea. Mi fa un cenno colla mano, è un uomo in gamba, non l’ho mai visto giú di morale, non parla mai di mangiare.
« Mare aperto ». « Mare aperto ». So che rima con « diserto » : « … quella compagna Picciola, dalla qual non fui diserto », ma non rammento piú se viene prima o dopo. E anche il viaggio, il temerario viaggio al di là delle colonne d’Ercole, che tristezza, sono costretto a raccontarlo in prosa: un sacrilegio. Non ho salvato che un verso, ma vale la pena di fermarcisi :
.. Acciò che l’uom piú oltre non si metta. « Si metta » : dovevo venire in Lager per accorgermi che è la stessa espressione di prima, « e misi me ». Ma non ne faccio parte a Jean, non sono sicuro che sia una osservazione importante. Quante altre cose ci sarebbero da dire, e il sole è già alto, mezzogiorno è vicino. Ho fretta, una fretta furibonda.
Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca :
Considerate la vostra semenza :
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta : come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.
Pikolo mi prega di ripetere. Come è buono Pikolo, si è accorto che mi sta facendo del bene. O forse è qualcosa di piú: forse, nonostante la traduzione scialba e il commento pedestre e frettoloso, ha ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in specie ; e che riguarda noi due, che osiamo ragionare di queste cose con le stanghe della zuppa sulle spalle.
Li miei compagni fec’io sí acuti…
e mi sforzo, ma invano, di spiegare quante cose vuol dire questo « acuti ». Qui ancora una lacuna, questa volta irreparabile. « … Lo lume era di sotto della luna » o qualcosa di simile ; ma prima ?… Nessuna idea, « keine Ahnung » come si dice qui. Che Pikolo mi scusi, ho dimenticato almeno quattro terzine.
– Ça ne fait rien, vas-y tout de même.
…Quando mi apparve una montagna, bruna
Per la distanza, e parvemi alta tanto
Che mai veduta non ne avevo alcuna.
Sí, sí, « alta tanto », non « molto alta », proposizione consecutiva. E le montagne, quando si vedono di lontano… le montagne… oh Pikolo, Pikolo, di’ qualcosa, parla, non lasciarmi pensare alle mie montagne, che comparivano nel bruno della sera quando tornavo in treno da Milano a Torino!
Basta, bisogna proseguire, queste sono cose che si pensano ma non si dicono. Pikolo attende e mi guarda. Darei la zuppa di oggi per saper saldare « non ne avevo alcuna » col finale. Mi sforzo di ricostruire per mezzo delle rime, chiudo gli occhi, mi mordo le dita : ma non serve, il resto è silenzio. Mi danzano per il capo altri versi : « … la terra lagrimosa diede vento… » no, è un’altra cosa. È tardi, è tardi, siamo arrivati alla cucina, bisogna concludere :
Tre volte il fe’ girar con tutte l’acque,
Alla quarta levar la poppa in suso
E la prora ire in giú, come altrui piacque…
Trattengo Pikolo, è assolutamente necessario e urgente che ascolti, che comprenda che questo
«come altrui piacque», prima che sia troppo tardi, domani lui o io possiamo essere morti, o non vederci mai più, devo dirgli, spiegargli del edioevo, del così umano e necessario e pure inaspettato anacronismo, e altro ancora, qualcosa di gigantesco che io stesso ho visto ora soltanto, nell’intuizione di un attimo, forse il perché del nostro destino, del nostro essere oggi qui …
Siamo ormai nella fila per la zuppa, in mezzo alla folla sordida e sbrindellata dei porta-zuppa degli altri Kommandos. I nuovi giunti ci si accalcano alle spalle. – Kraut und Rueben? – Kraut und Rueben -. Si annunzia ufficialmente che oggi la zuppa è di cavoli e rape: – Choux et nevets. – Kaposzta és répak.
Infin che ‘l mar fu sopra noi richiuso.
(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, pp. 100 – 103)