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28 Dicembre 2019Riassunto e Analisi del Romanzo Il castello di Franz Kafka
Il castello (Das Schloss), romanzo incompiuto di Franz Kafka, scritto tra il 1922 e il 1926 e pubblicato postumo nel 1926 da Max Brod, è una delle opere più enigmatiche e potenti della letteratura del XX secolo. Simbolo dell’angoscia esistenziale e dell’alienazione dell’individuo di fronte a un potere incomprensibile e inaccessibile, il romanzo è un’allegoria della burocrazia, della ricerca di senso e della condizione umana.
Riassunto della Trama
Il protagonista del romanzo è K. (il suo nome completo non viene mai rivelato), un agrimensore che arriva in un villaggio isolato e innevato, ai piedi di un misterioso Castello. K. sostiene di essere stato chiamato dal Castello per svolgere il suo lavoro, ma fin dal suo arrivo si scontra con un’autorità burocratica labirintica e inaccessibile.
Il Castello è il centro del potere e dell’amministrazione del villaggio, ma rimane sempre avvolto nella nebbia, irraggiungibile e misterioso. K. tenta disperatamente di ottenere un colloquio con i funzionari del Castello, in particolare con un certo signor Klamm, che sembra essere l’autorità suprema. Tuttavia, ogni suo tentativo si rivela vano.
I suoi sforzi lo portano a interagire con una serie di personaggi bizzarri e ambigui:
- Frieda: una cameriera dell’albergo, ex amante di Klamm, che diventa la sua fidanzata e, per un breve periodo, un suo legame con il Castello.
- Jeremias e Artur: i due assistenti che il Castello gli assegna, ma che si rivelano più un intralcio che un aiuto, e la cui funzione è ambigua.
- Barnabas: un messaggero del Castello, che sembra l’unico a poter stabilire un contatto, ma le cui informazioni sono sempre vaghe e contraddittorie.
- Olga e Amalia: sorelle di Barnabas, la cui famiglia è caduta in disgrazia a causa di un rifiuto di Amalia a un funzionario del Castello.
K. trascorre le sue giornate cercando di decifrare le regole incomprensibili del Castello, di ottenere udienze che non arrivano mai, di comprendere le gerarchie e le logiche che governano quel mondo. Ogni porta che tenta di aprire lo conduce a un nuovo vicolo cieco, ogni informazione che riceve è ambigua o contraddittoria. La sua ricerca è un’odissea di frustrazione e impotenza.
Il villaggio stesso è un microcosmo di questa burocrazia: i suoi abitanti sono sottomessi al Castello, vivono in funzione delle sue regole non scritte e delle sue decisioni arbitrarie. K. cerca di integrarsi nella comunità, ma la sua ossessione per il Castello lo rende un estraneo, un intruso.
Il romanzo si interrompe bruscamente, senza che K. riesca mai a raggiungere il Castello o a ottenere un riconoscimento ufficiale della sua posizione. La sua ricerca rimane incompiuta, un simbolo della condizione umana di fronte a un’autorità inafferrabile.
Analisi del Romanzo
Il castello è un’opera che, pur essendo incompiuta, offre una delle più profonde e inquietanti allegorie della modernità.
- L’Assurdità e l’Incomprensibilità della Burocrazia: Il tema dominante è la rappresentazione di un potere burocratico onnipresente ma inaccessibile, arbitrario e privo di logica. Il Castello non è un luogo fisico, ma un sistema, un’entità astratta che governa le vite degli individui attraverso regole incomprensibili e decisioni imperscrutabili. K. si scontra con una macchina amministrativa che non risponde a criteri di efficienza o giustizia, ma a una logica interna e autoreferenziale che lo annienta. È l’incubo della burocrazia portata all’estremo, dove la forma prevale sulla sostanza e la comunicazione è impossibile.
- La Ricerca di Senso e di Approvazione: La ricerca di K. per accedere al Castello può essere interpretata come la ricerca di un senso esistenziale o di un’approvazione divina. Il Castello rappresenta l’autorità ultima, il luogo dove risiede la verità o la legittimazione della propria esistenza. La sua incapacità di raggiungere questo scopo riflette l’angoscia dell’uomo moderno che cerca un significato in un mondo che sembra averlo perduto, o che è incapace di fornirlo.
- Alienazione e Isolamento: K. è un estraneo, un “forestiero” nel villaggio e nel sistema del Castello. La sua ossessione lo isola dagli altri abitanti, che sembrano accettare la loro condizione di sottomissione. La sua lotta è solitaria, e la sua incapacità di comunicare veramente con gli altri personaggi accentua il suo senso di alienazione. L’individuo è solo di fronte all’immensità e all’indifferenza del potere.
- La Natura del Potere: Il potere nel Castello non è esercitato da figure tiranniche visibili, ma da un’entità astratta, diffusa e invisibile. I funzionari sono solo intermediari, spesso confusi essi stessi, che agiscono secondo regole che non comprendono pienamente. Questo potere è tanto più oppressivo quanto più è inafferrabile e privo di un volto. È un potere che si autoalimenta e che non ha bisogno di giustificarsi.
- Il Ruolo del Villaggio: Il villaggio è una sorta di purgatorio o di limbo. I suoi abitanti sono rassegnati, conformisti, e hanno sviluppato un rapporto di dipendenza quasi patologica dal Castello. Essi rappresentano l’umanità che si adatta all’assurdo, che accetta la propria impotenza e che, in qualche modo, è complice del sistema.
- Lo Stile Kafkiano: Il romanzo è un esempio perfetto dello stile kafkiano, caratterizzato da:
- Atmosfera onirica e claustrofobica: Il mondo è descritto con dettagli precisi, ma assume contorni surreali e oppressivi.
- Linguaggio neutro e oggettivo: La prosa è asciutta, quasi burocratica, che contrasta con l’assurdità degli eventi.
- Protagonista anonimo e passivo: K. è un uomo comune, che subisce gli eventi e le decisioni di un potere superiore, senza mai comprenderlo appieno.
- Assenza di risoluzione: La mancanza di una conclusione definitiva rafforza il senso di frustrazione e l’ineluttabilità della condizione umana.
Conclusione
Il castello di Franz Kafka è un’opera che continua a interrogare e a turbare i lettori per la sua capacità di rappresentare l’angoscia dell’uomo moderno di fronte a un mondo incomprensibile e a un potere inafferrabile. È un’allegoria della ricerca di senso in un’esistenza che sembra negarlo, della lotta contro una burocrazia che annienta l’individuo, e della solitudine radicale dell’essere umano. Il romanzo, pur incompiuto, rimane un monumento alla visione profetica di Kafka sulla complessità e l’assurdità della condizione umana nel XX secolo e oltre.